In caso di dolore cronico e depressione la terapia con antidepressivi pare facilitare l’abbandono degli analgesici oppiacei
Prendere antidepressivi può ridurre il ricorso a oppioidi in pazienti che soffrono contemporaneamente di depressione e di dolore cronico. Questo sempre che la persona sia fedele alla terapia antidepressiva, seguendola con cura giorno per giorno. Jeffrey Scherrer, ricercatore della Saint Louis University School of Medicine e uno degli autori dello studio pubblicato sul British Journal of Psychiatry, afferma: «La depressione può peggiorare il dolore e questo succede nei pazienti che in effetti continuano a usare per lungo tempo le prescrizioni di oppioidi. Ora, un’efficiente cura antidepressiva può spezzare il mutuo rinforzo di oppioidi e depressione e accrescere la probabilità di un facile distacco dagli analgesici oppiacei».
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DISTACCO PIU’ FACILE
I ricercatori si sono basati sui dati elettronici del dipartimento per la salute dei veterani individuando 2821 pazienti che avevano ricevuto una prescrizione di antidepressivi dopo almeno 90 giorni di terapia oppiacea per dolore cronico (escluso quello per un cancro e per Hiv, il virus dell’Aids). Di questo gruppo solo 1077 sono risultati aderenti alla nuova cura (avevano preso almeno l’80 per cento degli antidepressivi prescritti). In questo gruppo i ricercatori hanno constatato un 24 per cento in più nelle probabilità di abbandonare gli oppioidi e appurato che tale risultato non era legato alla durata della cura con oppiacei, né all’intensità del dolore né alla compresenza di altre malattie. Hanno inoltre verificato che quanti avevano smesso di prendere oppiacei mostravano maggiori miglioramenti nei sintomi depressivi. Il massimo del miglioramento tuttavia si aveva nei pazienti che si erano attenuti con diligenza alla nuova terapia antidepressiva.
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DATI PRELIMINARI
Pur sottolineando che sono augurabili altri studi per trovare conferme ai loro risultati, gli autori di Saint Louis scrivono che «insieme, questi risultati forniscono una preliminare evidenza che un controllo della depressione può portare all’abbandono degli oppioidi usati come analgesici. O anche che una riduzione graduale degli oppiacei affiancata da antidepressivi potrebbe condurre a una più veloce riduzione dei sintomi depressivi e, insieme, incrementare il tranquillo distacco dagli analgesici stessi».
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PIU’ OPPIOIDI AI DEPRESSI
Sul collegamento oppioidi e disturbi dell’umore hanno compiuto un’interessante ricerca, l’anno scorso, studiosi dell’Università del Michigan. Appurando che la maggior parte delle prescrizioni di oppioidi negli Stati Uniti vanno ad adulti sofferenti di depressione e/o ansia. Addirittura il 18,7 per cento di quanti hanno un disturbo dell’umore o ansia risultavano aver ricevuto ripetute prescrizioni di analgesici oppiacei contro il 5 per cento delle persone senza problemi psichiatrici. Vi è una forte relazione e rinforzo reciproco - scrivono i ricercatori - tra malattia mentale, dolore cronico e il sollievo dal dolore fornito dagli oppioidi. Lo studio, pubblicato sul Journal of the American Board of Family Medicine (luglio 2017), mostra che in tutti gli Stati Uniti su 115 milioni di ricette per oppioidi in un anno, sessanta milioni vanno a persone affette da depressione o ansia. Uno sbilanciamento che i ricercatori del Michigan hanno controllato mettendo sotto esame quasi cinquantaduemila persone e ricavandone le percentuali sopra riportate: 18,7 contro cinque per cento.
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LA RESISTENZA DEI PAZIENTI
«La sovrapposizione tra depressione e dolore cronico è ben nota. Una volta ricevuto un oppioide, i pazienti possono notare una diminuzione del dolore e un miglioramento dell’umore, perciò facile che rifiutino di lasciare il farmaco oppiaceo. Possono anche non rendersi conto del miglioramento dell’umore, ma un accresciuto benessere complessivo c’è, per cui sono propensi a continuare la terapia», osserva un altro docente di Psichiatria, John Renner, della Boston University. Aggiungendo: «Non credo che i medici di base prescrivano deliberatamente un oppioide vista la presenza di un disturbo mentale; dai dati sembrerebbe piuttosto di capire che i medici di base non riescano a distinguere i sintomi psichiatrici».
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.