Uno studio dell’Istituto Besta è servito per mettere a punto percorsi diagnostici e terapeutici comuni. L'obiettivo è individuare parametri condivisibili da tutte le strutture sanitarie
L’Alzheimer è una emergenza sanitaria che coinvolge tutta l’Europa. Nel 2030 i malati nel continente saranno oltre 65 milioni e nel 2050 saliranno a 115 milioni, con un costo sociale elevatissimo, che oggi già supera i cento miliardi di euro all’anno. In molti paesi, tra i quali l’Italia, non c’è ancora un piano strategico nazionale per la gestione di questi pazienti. «L’attuale organizzazione si basa sulla rete di unità di valutazione Alzheimer - sottolinea Fabrizio Tagliavini, direttore del Dipartimento di malattie neurodegenerative dell’Istituto neurologico Carlo Besta -. Ma vi è una grande varietà di assistenza nei servizi erogati da regioni e strutture locali, col risultato che non tutti gli individui ricevono le cure di cui hanno bisogno, in particolare nelle fasi iniziali della malattia».
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LO STUDIO
Per far fronte a questa emergenza, l’Istituto Neurologico “Carlo Besta” ha coordinato 31 gruppi di ricercatori impegnati nello studio e nella gestione di questa patologia in tutta Italia, con il supporto del Ministero della Salute, per sviluppare e validare un protocollo per la diagnosi precoce di malattia di Alzheimer. Tra i risultati più importanti vi sono l’individuazione di nuovi test molecolari per la diagnosi di malattia di Alzheimer, un percorso diagnostico terapeutico assistenziale efficiente e uguale per tutti i pazienti, cartelle cliniche condivise elettronicamente tra medici di base e specialisti e una mappa elettronica di tutti i servizi per pazienti disponibili sul territorio. Cardine di questo progetto coordinato dalla dottoressa Graziella Filippini, direttore dell’Unità di neuro epidemiologia dell’Istituto neurologico Carlo Besta, che durerà tre anni, sono i medici di base che meglio conoscono i pazienti e li sottoporranno al test per la rilevazione dei disturbi cognitivi.
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QUANDO ANDARE DAL MEDICO
Sulla base delle esperienze raccolte nel corso delle sperimentazioni, ecco quando è il caso di cercare un aiuto. Secondo la dottoressa Michela Morbin, ricercatrice dell’Istituto Carlo Besta, se avete meno di 65 anni e cominciate a perdere la memoria, avete difficoltà a tenere i conti di casa o di banca, dimenticate gli appuntamenti, non vi sentite più lo stesso di prima, ma vi sentite un po’ persi nell’orientamento, avete un comportamento inusuale come alzarvi di notte, mangiate in modo compulsivo, avete un atteggiamento aggressivo, allora è ora di andare dal medico.
Sarà poi il medico di base, sulla base del primo test e di uno successivo a sei mesi, a richiedere l’intervento di uno specialista che vi sottoporrà ad altri test e ad esami diagnostici specifici. Anche sintomi psichiatrici come l’apatia, ma non la depressione, possono essere indicatori precoci di malattia di Alzheimer, uniti ad ansia, agitazione, irritabilità, disturbi del sonno e disturbi dell’appetito possono essere sintomi precoci che tendono ad aumentare con la gravità della malattia, dimostrando l’importanza dell’associazione tra disturbi comportamentali e deficit cognitivo.
IL NUOVO PERCORSO
Grazie ai buoni risultati ottenuti nei precedenti studi, nel 2013 il progetto demenze è stato ampliato ai sette distretti di ASL Milano in una ricerca prospettica della durata di tre anni (2013-2015), finanziata dal Ministero della Salute, dal “Progetto di Governo Clinico 2013” di Asl Milano e coordinata dalla dottoressa Filippini. Gli obiettivi di questa fase del progetto demenze sono di assicurare, mediante l’applicazione del percorso diagnostico terapeutico assistenziale, la diagnosi tempestiva, la continuità della assistenza e il coordinamento ospedale-territorio, la misura dei risultati di processo e di quelli per il paziente e la famiglia. Nel progetto sono coinvolti 500 Medici di medicina generale, 18 ambulatori territoriali specialistici (neurologia e geriatria) degli Istituti Clinici di Perfezionamento (ICP), 13 Unità Valutazione Alzheimer (UVA) ospedaliere e 19 Punti di Fragilità dei Distretti. A oggi sono stati incluse nel progetto demenze 2800 persone con iniziale decadimento cognitivo o demenza.