L'immunoterapia può essere impiegata in tutti i pazienti con un melanoma in stadio avanzato non operabile. Tempi e modalità di somministrazione possono però variare
L’immunoncologia è uno dei filoni su cui la ricerca farmacologica è più impegnata negli ultimi anni. Attualmente esistono tre farmaci immunoncologici indicati per il melanoma (ipilimumab, nivolumab, pembrolizumab), ma è probabile che in un prossimo futuro il loro numero sia destinato a crescere.
Come per tutti i medicinali, i benefici clinici ottenuti con i farmaci immunoncologici possono subire grandi variazioni da paziente a paziente. Inoltre si tratta di un campo completamente nuovo, in cui i protocolli terapeutici sono soggetti a periodici aggiustamenti e vengono ancora condotti numerosi studi per valutare al meglio l’efficacia e la sicurezza dei nuovi prodotti. Negli studi clinici che hanno portato all’approvazione da parte dell’Agenzia Europea del Farmaco e in quelli successivi, i tre farmaci hanno dimostrato grande effcacia: circa i tre quarti dei pazienti mostra una sopravvivenza di almeno un anno; più di un terzo raggiunge i cinque anni.
I farmaci immunoncologici possono essere impiegati in tutti i pazienti con melanoma in stadio avanzato non operabile. Nei pazienti con mutazioni a carico del gene BRAF, spetta all’oncologo scegliere il trattamento più indicato tra i farmaci a bersaglio molecolare e quelli immunoncologici.
Ipilimumab, nivolumab, pembrolizumab sono somministrati endovena. Per ciascuno di essi è prevista un diverso regime terapeutico. Ipilimumab è somministrato ogni tre settimane per un totale di quattro dosi. La frequenza del trattamento con nivolumab dipende da diversi fattori: può però proseguire finché il paziente ne trae beneficio. Anche pembrolizumab viene somministrato ogni tre settimane: finché il paziente ne trae beneficio o fino a quando gli effetti collaterali non sono più sopportabili.
In tutti e tre i casi il trattamento deve essere sospeso o interrotto del tutto se gli effetti collaterali diventano troppo gravi.