L'utilizzo della cannabis a scopo terapeutico per il trattamento della nausea e del vomito indotti dalla chemioterapia può determinare una buona risposta, anche se esistono già diversi farmaci in grado di aiutare il paziente a gestire questi effetti collaterali
I cannabinoidi sono in grado di contrastare la nausea e il vomito indotti dalla chemioterapia, anche se il loro meccanismo di azione, in questo caso, non è ancora del tutto noto.
Numerosi studi hanno valutato il possibile ruolo dei cannabinoidi in questo contesto.
I più studiati sono il dronabinolo, un Thc sintetico, e il nabilone, un analogo sintetico del Thc, entrambi con formulazioni orali, mentre più limitati sono i dati con i cannabinoidi per via inalatoria.
È però importante sottolineare alcuni aspetti: con i farmaci attualmente disponibili per la prevenzione della nausea e del vomito provocati dalla chemioterapia (NK1 antagonisti, steroidi e 5HT3 antagonisti) si riesce a controllare il vomito in oltre il novanta per cento dei pazienti.
Proprio per questo, non ci sono studi che abbiano confrontato i cannabinoidi rispetto ai farmaci attualmente indicati.
L’uso della cannabis non è quindi raccomandato per la gestione della nausea e del vomito e può eventualmente essere preso in considerazione solo in pazienti refrattari o intolleranti agli altri anti-emetici.
La ideointervista che è segue è un approfondimento sul tema con Vittorio Andrea Guardamagna, direttore dell'unità di cure palliative e terapia del dolore dell'Istituto Europeo di Oncologia di Milano e membro del comitato etico della Fondazione Umberto Veronesi.