Nessuno studio evidenzia che una dieta selezionata in base al proprio gruppo sanguigno abbia un impatto sulla riduzione del peso corporeo
Sono trascorsi più di due decenni (era il 1996) dalla pubblicazione del libro «Eat Right 4 Your Type» («Mangia in modo sano in base al tuo gruppo sanguigno»), nel quale il naturopata statunitense Peter D’Adamo propose per la prima volta la dieta dei gruppi sanguigni. L’idea di fondo è che ciascuno dovrebbe seguire un regime alimentare disegnato ad hoc in base al proprio gruppo sanguigno che si lega direttamente all’evoluzione dell’uomo e delle sue abitudini alimentari.
E così le persone con gruppo sanguigno B, quello degli antichi nomadi e allevatori, possono mangiare in abbondanza latte e latticini, a differenza di quelle del gruppo A che dovrebbero invece puntare su frutta e verdura. Al momento, non esistono studi che confermino la validità e i benefici sulla salute di questa dieta, anzi. Uno studio pubblicato nel 2018 sull'American Journal of Clinical Nutrition, condotto su persone a elevato rischio cardiovascolare, ha dimostrato che, seguendo le raccomandazioni di D’Adamo, la salute di cuore e vasi migliora perché si riducono fattori di rischio come sovrappeso e circonferenza vita. Ma questi miglioramenti non sono in alcun modo legati ai gruppi sanguigni.
In altre parole, chi comincia a seguire un regime alimentare più controllato si sposta spesso verso un’alimentazione più sana e da lì trae vantaggi per la salute, qualunque sia il gruppo sanguigno.
Sostieni la ricerca scientifica d'eccellenza e il progresso delle scienze. Dona ora.