Uno studio ha misurato l'impatto della vaccinazione HPV in Inghilterra dalla sua introduzione nel 2008. Quasi nove casi su 10 di tumore cervicale evitati, con effetto massimo nelle ragazze vaccinate a 12-13 anni
Dal Regno Unito arrivano dati molto significativi che descrivono l’impatto della vaccinazione contro l’HPV su una popolazione reale. Nello specifico, l’introduzione della vaccinazione per il papillomavirus in Inghilterra ha permesso di ridurre i tassi di cancro cervicale anche dell’87 per cento.
LO STUDIO
L’indagine è descritta in un articolo sulla rivista The Lancet ed è firmata da un team di ricercatori del King’s College di Londra e dell’agenzia governativa Public Health England. Gli autori hanno confrontato i casi di tumore e di lesioni pretumorali della cervice, o collo dell’utero, fra la popolazione vaccinata e quella non vaccinata. Si tratta di patologie che dipendono quasi totalmente dalla presenza di un’infezione cronica da HPV. In Inghilterra la vaccinazione è stata introdotta nel 2008, con un programma che coinvolgeva le ragazze di 12-13 anni e, nei due anni successivi, offriva il vaccino anche alle 16-18enni.
RIDOTTI DEL 90 PER CENTO I CASI DI CANCRO CERVICALE
I ricercatori sono andati a verificare cosa è accaduto in Inghilterra dopo l’introduzione della vaccinazione, verificando che nella popolazione vaccinata a 12-13 anni i casi di tumore cervicale e sono stati ridotti dell’87 per cento e le lesioni CIN3 del collo dell’utero del 97 per cento. La riduzione del rischio è risultata via via più contenuta (ma sempre importantissima) nelle ragazze vaccinate a 14-16 anni (meno 62 e 75 per cento rispettivamente, per tumori e per lesioni pretumorali) e in quelle vaccinate a 16-18 anni d’età (34 e 39 per cento). Un dato che secondo le stime degli autori si traduce in circa 450 casi di cancro e 17.200 casi di lesioni precancerose evitati. «Il programma di immunizzazione è riuscito a eliminare quasi totalmente i tumori cervicali nelle donne nate dopo il 1 settembre 1995» hanno scritto i ricercatori inglesi.
SOLO LA PUNTA DELL'ICEBERG
Un impatto “enorme”, hanno commentato i ricercatori, che non può che crescere nel tempo, anche considerando che i vaccini in uso oggi hanno una copertura più ampia (nel 2008 si usava il bivalente, attivo contro due ceppi del virus, oggi quello nonavalente, attivo contro nove ceppi virali) e la vaccinazione è offerta anche ai maschi. Il papillomavirus, infatti provoca non solo patologie femminili, come i tumori cervicali, della vulva e della vagina, ma anche lesioni benigne come i condilomi in entrambi i sessi, oltre a tumori del pene, dell’ano e una certa quota di tumori del cavo orale. Si sa che l’effetto protettivo del vaccino HPV è massimo se somministrato prima dell’esposizione al virus, che si contrae soprattutto con l’attività sessuale. Motivo per cui il vaccino viene offerto così precocemente. Anche in Italia, il piano nazionale vaccinale prevede l’offerta gratuita e attiva (con invito) nel dodicesimo anno d’età a ragazze e ragazzi. Il vaccino rimane gratuito fino alla maggiore età e, a seconda delle regioni, viene rimborsato del tutto o offerto in copayment fino a 26 anni o oltre, per alcune categorie a rischio.
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Donatella Barus
Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.