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Ginecologia
Daniele Banfi
pubblicato il 03-09-2024

Reddito e istruzione influenzano il successo delle tecniche di PMA



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Lo status sociale può fare la differenza nel successo della PMA. Il motivo? Un miglior accesso e gestione del percorso

Reddito e istruzione influenzano il successo delle tecniche di PMA

Più è elevato il grado di istruzione e di reddito e maggiori sono le probabilità di successo delle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA). A rivelarlo, ponendo l’accento sul problema delle disparità sociali in ambito sanitario, è uno studio presentato recentemente al congresso annuale dell’European Society of Human Reproduction and Embryology (ESHRE). Il motivo? Una miglior gestione del percorso grazie alla flessibilità lavorativa.

CHE COSA SONO LE PMA?

Con PMA si intende quell'insieme di tecniche mediche volte a favorire il concepimento in coppie che hanno difficoltà a procreare naturalmente. Queste tecniche includono procedure come la fecondazione in vitro (FIVET), dove l'ovulo viene fecondato al di fuori del corpo e successivamente trasferito nell'utero, e l'iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi (ICSI), utilizzata principalmente per superare problemi di infertilità maschile.

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TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI

LO STUDIO

Utilizzate sempre di più e con maggior successo rispetto al passato, le probabilità che una gravidanza venga portata a termine variano notevolmente anche a parità di tecnica utilizzata e condizione di salute di partenza della coppia. Lo studio presentato al congresso ESHRE ha voluto indagare in che modo lo status sociale delle donne che si sono sottoposte a PMA potesse influenzare l'esito della gravidanza. Per farlo gli autori dello studio -i ricercatori dell'Università di Copenaghen e del Rigshospitalet- hanno analizzato i dati di oltre 68 mila donne che hanno intrapreso trattamenti di PMA in Danimarca tra il 1994 e il 2017. Dai dati sono emersi i seguenti risultati: le donne con il massimo livello di istruzione (il dottorato di ricerca) hanno avuto oltre tre volte più probabilità di dare alla luce un figlio rispetto a quelle istruzione primaria; le donne nel gruppo di reddito più alto hanno avuto il doppio delle probabilità di successo rispetto a quelle nel gruppo di reddito più basso; nelle donne disoccupate si è registrata una probabilità significativamente inferiore di successo rispetto alle donne occupate.

IL PERCHÈ DELLE DIFFERENZE 

Attenzione però a pensare che queste disparità notevoli siano dovute essenzialmente ad una questione economica. che difficilmente si spiegano solo dal punto di vista economico. Le ragioni, secondo gli autori,vanno oltre il semplice accesso finanziario ai trattamenti. Le donne con un'istruzione superiore -si spiega nello studio- spesso occupano posizioni lavorative che offrono maggiore flessibilità, permettendo loro di affrontare meglio i trattamenti che richiedono visite frequenti e adattamenti alla routine quotidiana. Non solo, l'istruzione superiore può anche influire sulla capacità di comprendere meglio le opzioni terapeutiche, portando a decisioni più informate e a una maggiore persistenza nel perseguire trattamenti dopo eventuali fallimenti. Inoltre, le donne con un reddito più elevato possono permettersi un accesso più rapido a cure aggiuntive o complementari, come il supporto psicologico, che può influire positivamente sui risultati dei trattamenti.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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