Counseling psicologico e terapie farmacologiche: ecco i consigli per smettere di fumare in gravidanza
Se una donna fumatrice scopre di essere incinta, il primo fondamentale consiglio è quello di smettere di fumare o comunque di ridurre il più possibile il numero di sigarette in gravidanza. A parte rare eccezioni, però, smettere di fumare può risultare molto complesso. Scopriamo tutti i consigli della dottoressa Elena Munarini, psicologa e psicoterapeuta presso il Centro antifumo Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e componente del Comitato scientifico per la lotta al fumo di Fondazione Umberto Veronesi.
TERAPIA NICOTINICA: Sì O NO?
Se una donna in gravidanza non riesce a smettere di fumare senza ausili farmacologici, può usare terapia nicotinica nel dosaggio minimo e per il tempo minore possibile. Gli altri farmaci che non sono stati testati in gravidanza, come citisina e bupropione, sono da evitare. È fondamentale ricordare che in gravidanza sarebbe preferibile evitare completamente l'assunzione di nicotina in qualsiasi forma. Tuttavia, per una donna che fuma, l'uso farmacologico della nicotina può limitare notevolmente gli effetti negativi di tutte le altre sostanze nocive presenti nelle sigarette.
QUALE PRODOTTO SCEGLIERE?
I sostituti della nicotina per ridurre i sintomi di astinenza sono disponibili in diverse forme per adattarsi alle preferenze individuali dei pazienti. Per le donne in gravidanza si consiglia l’utilizzo di terapia nicotinica al bisogno, sotto forma di gomme da masticare, caramelle o inalatore. Quando una donna aspetta un bambino presenta solitamente un’alta motivazione a smettere e quindi la terapia nicotinica al bisogno potrebbe essere un supporto più che sufficiente, evitando quindi il cerotto che implica invece un rilascio costante di nicotina. Nulla vieta di usare quelli a basso dosaggio se esistono problemi a livello del cavo orale o gastrici che rendono difficoltosa l’assunzione per bocca.
PRIMA È MEGLIO
Sapere in anticipo quando si rimarrà effettivamente incinte è impossibile, ma se la gravidanza è programmata, prima si smette di fumare, meglio è. L’ideale sarebbe abbandonare la sigaretta tre mesi prima dell’inizio della gravidanza, ma in realtà va bene qualunque momento, anche più vicino. I benefici, infatti, ci sono fin da subito e vanno ad aumentare col passare delle settimane quando tutti i possibili ostacoli che il fumo pone all’instaurarsi della gravidanza si annullano e ci troviamo di nuovo in una situazione fisiologica. Quando non si è ancora incinte, ma si sta provando ad avere una gravidanza, oltre alla terapia nicotinica si possono utilizzare sia la citisina sia il bupropione, entrambi da interrompere per prudenza nel momento in cui si scopre di essere in attesa.
NON SOLO FARMACI
Oltre all’ausilio farmacologico, consigliato in caso di necessità, è importante intervenire sul piano psicologico e motivazionale tramite counseling psicologico e pratiche di supporto come mindfulness, pratiche di respirazione e yoga meditativo. Si tratta di attività che calmano, rinforzano l’autocontrollo e aumentano la consapevolezza.
IL RUOLO DEL PARTNER
È importante che non solo la futura mamma, ma anche il suo partner, adottino scelte consapevoli nei confronti del fumo per creare un ambiente ottimale per il benessere del nascituro. I rischi del fumo passivo, soprattutto durante la gravidanza e nei primi mesi di vita del bambino, non sono da sottovalutare. Così come il rischio di infertilità maschile correlato all’utilizzo di sigarette. Anche se i partner sono sempre più coinvolti e presenti nel percorso della gravidanza, il lavoro da fare per affrontare il problema del fumo rimane significativo. Una donna incinta il cui partner continua a fumare potrebbe avere maggiori difficoltà a smettere e potrebbe essere esposta a un maggior rischio di riprendere l’abitudine al fumo subito dopo il parto. Da non trascurare poi il fatto che avere genitori non fumatori riduce significativamente la probabilità che il bambino diventi fumatore in futuro.
COSA FARE IN ALLATTAMENTO?
Dopo il parto molte donne riescono a continuare a rinunciare alle sigarette, altre, invece, per riprendere a fumare senza danneggiare il bambino riducono il periodo di allattamento. Non c’è bisogno di farlo: se non si riesce a rinunciare totalmente alle sigarette durante l’allattamento è importante fumare il meno possibile e a distanza dal momento dell’allattamento. L’emivita della nicotina, infatti, è di circa due ore per cui, se non se ne può fare a meno, sarebbe meglio fumare subito dopo aver allattato in modo tale che alla poppata successiva l’effetto della nicotina sia molto ridotto.
COSA CAMBIA CON LE E-CIG?
Anche le sigarette elettroniche, sia quelle con liquidi sia quelle a tabacco riscaldato, sarebbero da evitare in gravidanza. Per quanto siano meno dannose rispetto alle classiche sigarette, non sono innocue. Per le donne che le utilizzano varrebbe la pena provare a smettere, anche attraverso la terapia nicotinica, o almeno utilizzarle il meno possibile.
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Caterina Fazion
Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile