Un vasto studio americano attesta i danni del tabagismo per chi è in cura. Il fumo di sigaretta riduce la risposta alle terapie. Fondamentale informare e affiancare i pazienti fumatori
C’è un nuovo effetto collaterale, causato dal fumo, sul tumore della prostata. Non solo l’abitudine costante ne favorirebbe l’insorgenza ma, secondo un ampio studio americano pubblicato sul British Journal of Urology International, il tabacco favorirebbe nell’uomo già affetto e trattato per questa problematica la probabilità di future recidive.
LO STUDIO
La ricerca è vasta, sia in termine di numeri sia di tempo di osservazione: oltre 2.300 uomini, sottoposti a un trattamento con radioterapia esterna per un tumore della prostata, monitorati dagli specialisti del Memorial Sloan Kettering Cancer Centre di New York, negli Stati Uniti, dal 1988 e il 2005. Di questi più di 2.100 erano o erano stati fumatori e proprio costoro sono stati sotto il mirino dei ricercatori. Perché comprendere la possibile correlazione fumo-ripresa di malattia era anche il focus della ricerca americana. Per arrivare a significative evidenze scientifici i pazienti sono stati suddivisi in quattro diversi gruppi: i non fumatori, i fumatori indefessi, gli ex fumatori e quelli di cui l’abitudine non era ben conosciuta.
Al termine di un’osservazione durata in media otto anni, ha spiegato Michael Zelefsky, professore di Radioterapia Oncologica presso la struttura americana e fra gli autori dello studio, «i fumatori abituali hanno mostrato un rischio maggiore del 40% di incorrere in una recidiva di malattiae una probabilità raddoppiata per lo sviluppo di metastasi o di morte più prematura rispetto a coloro che non avevano mai acceso in tutta la vita una sigaretta». I danni da fumo, stando allo studio, non si sarebbero però limitati qui: perché gli affezionati delle sigarette o coloro che lo erano stati, erano anche più soggetti a sperimentare gli effetti collaterali da radioterapia, fra cui la tossicità urinaria che poteva comprendere ritenzione urinaria, incontinenza e emorragia della vescica.
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LE RAGIONI
Un fenomeno, a detta dei ricercatori, che può essere spiegato con un più difficile controllo del tumore. Ovvero la minore concentrazione di ossigeno nei tessuti del fumatori avrebbe come causa-effetto anche la minore sensibilità delle cellule a beneficiare dei trattamenti radioterapici. In buona sostanza, parte di esse non cadrebbero vittime delle radiazioni, ma continuerebberoindisturbate l’azione proliferativa e/o di diffusione. Danni aggiuntivi però evitabili attraverso una migliore informazione e sensibilizzazione del paziente ai danni da fumo pre e post malattia. «Va innazitutto - conclude Zelefsky - messa in luce l’interferenza del tabacco con l'efficacia terapeutica e la possibilità di un aumento del numero e del rischio di effetti collaterali correlati proprio ai trattamenti in corso». Ancora una volta un chiaro invito a riflettere prima di mandare terapeuticamente e non solo, tutto in fumo.