Per smettere definitivamente servono terapia nicotinica sostitutiva, meglio se al bisogno, e supporto psicologico. Le sigarette elettroniche espongono a elevato rischio di ricaduta post partum
Le sigarette elettroniche sono state viste da sempre come metodo potenzialmente utile per smettere di fumare. Più economiche delle sigarette di tabacco e prive di monossido di carbonio, rappresentano davvero la soluzione migliore per smettere di fumare in gravidanza? Sebbene le sigarette elettroniche possano aiutare a diminuire il numero di sigarette fumate per alcune tipologie di fumatori, il loro utilizzo è spesso associato anche al consumo di sigarette normali, con un rischio notevolmente aumentato di ricaduta una volta nato il bambino.
QUANTE DONNE FUMANO IN GRAVIDANZA?
Secondo il rapporto Istisan, su 4953 donne, il 23% (1184 donne) ha dichiarato di essere fumatrice prima del concepimento; di queste, il 70% riferisce di aver smesso durante la gravidanza. Tuttavia, il 18% ha ripreso a fumare dopo tre mesi dal parto e il 30% dopo 12 mesi. «Il numero di donne che fumano in gravidanza potrebbe essere fortemente sottostimato. I dati, infatti, essendo autoriferiti, potrebbero essere falsati dal senso di vergogna delle future mamme», chiarisce Elena Munarini, psicologa e psicoterapeuta presso il Centro antifumo Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e componente del Comitato scientifico per la lotta al fumo di Fondazione Umberto Veronesi. «Le donne fumatrici in gravidanza rischiano di trovarsi da sole a dover gestire il senso di colpa. Il consiglio di fumare meno sigarette possibili, spesso fornito dai ginecologi, non sempre riesce a essere seguito. Per questo motivo in ogni ospedale dovrebbe esserci un servizio antifumo che aiuti le future mamme nel loro percorso, anche grazie a un sostegno psicologico motivazionale».
FARMACI, QUALI SCEGLIERE?
Per aiutare a smettere di fumare sono disponibili numerosi prodotti sostitutivi a base di nicotina. Le differenze principali risiedono nel dosaggio e nelle modalità di somministrazione: cerotti, gomme da masticare, inalatori e spray sublinguali. «Il cerotto – chiarisce la dottoressa Munarini –, che rilascia continuamente nicotina durante la giornata, va bene per i forti fumatori. Purtroppo, però, non sarà utile nei momenti di craving, ovvero durante la crisi in cui il fumatore ha il desiderio improvviso di accendere una sigaretta. In questo caso consigliamo terapia sostitutiva al bisogno ovvero chewing gum, caramelle o spray sublinguali alla nicotina. Per le gravide, che spesso si rivolgono al nostro centro antifumo dopo aver già ridotto notevolmente il numero di sigarette, consigliamo proprio la terapia sostitutiva al bisogno, unitamente a un supporto di tipo psicologico. In questo modo i livelli di nicotina a cui il feto viene esposto, sono notevolmente minori».
SIGARETTA ELETTRONICA, SÌ O NO IN GRAVIDANZA?
Le sigarette elettroniche e il cerotto sono spesso considerate scelte alternative, ma in realtà si tratta di due sistemi totalmente diversi. Il cerotto è un dispositivo medico che richiede di rinunciare completamente al fumo. Le sigarette elettroniche, invece, sono un prodotto commerciale che, da un punto di vista psicologico, permette di continuare a fumare, mantenendo la medesima gestualità e ritualità. «Proporre l’utilizzo della sigaretta elettronica alle donne gravide non è sicuramente l’approccio primario. Tuttavia, se la futura mamma era già abituata a utilizzarla, tendiamo a lasciarla. Va considerato che spesso i fumatori di sigaretta elettronica sono duali: utilizzano questo strumento per cercare di ridurre il numero di sigarette normali, senza abbandonarle del tutto».
IL RISCHIO DI RICADUTA AUMENTA
Il rischio di ricaduta del fumo risulta essere più alto del 40% in ex fumatori che utilizzavano sigarette elettroniche rispetto a quelli, gravide incluse, che si erano affidati a farmaci tradizionali a base di nicotina. Per questo motivo, le sigarette elettroniche non rappresentano il metodo migliore per smettere di fumare. Anche la riduzione del danno rispetto alle sigarette tradizionali non è del tutto chiara. Sebbene il processo di combustione a cui si deve la gran parte delle sostanze tossiche e cancerogene sprigionate dalle sigarette tradizionali venga a mancare nelle sigarette elettroniche, le evidenze sono ancora ridotte. Questi dispositivi, infatti, hanno avuto la prima diffusione significativa in Occidente attorno al 2006, dopo essere stati messi a punto in Cina. Saranno necessari molti anni e numerose ricerche per definire gli esiti degli aromi e del glicole propilenico riscaldato contenuti nelle sigarette elettroniche.
SI PUÒ FUMARE DURANTE L’ALLATTAMENTO?
Un grande rischio legato all’utilizzo delle sigarette elettroniche in gravidanza è che questo conduca a ricadute subito dopo il parto, coinvolgendo il periodo dell’allattamento. Anche in questa delicata fase bisogna fare molta attenzione. La nicotina, infatti, pur diminuendo progressivamente con il passare del tempo, permane per alcune ore nel latte; inoltre, dato il consumo di elevate quantità di latte da parte del neinato, rispetto al suo peso limitato, il fumo della madre durante l’allattamento espone il bambino al rischio di intossicazione nicotinica e dipendenza. «Se proprio non si riesce a smettere – suggerisce Elena Munarini – sarebbe meglio fumare quelle poche sigarette lontano dalle poppate, almeno un’ora e mezza prima, tempo di emivita della nicotina. Soprattutto non bisogna smettere di allattare: il bambino riceve comunque i benefici del latte materno, anche in caso di mamme fumatrici, rispetto all’utilizzo del latte artificiale».
FUMO PASSIVO
Anche il fumo passivo va assolutamente evitato. «Il consiglio è quello di non fumare mai in casa e attendere circa due minuti prima di rientrare dopo l'ultima boccata», spiega la psicologa. «Il fumatore, infatti, continua a emettere particelle e micropolveri anche dopo aver spento la sigaretta. Questa accortezza, insieme al cambio di abiti e al lavaggio delle mani, sarebbe sufficiente per evitare un'esposizione aggiuntiva indesiderata per i non fumatori». Non va dimenticato il fumo di terza mano, rappresentato dalle piccolissime particelle tossiche che, oltre ad arrivare in profondità nei polmoni, si depositano sui vestiti, mobili, tappeti e interni dell’automobile. L’esposizione del neonato al fumo passivo sembra essere correlata anche a un rischio aumentato di morte in culla, fenomeno rappresentato da tutte le morti improvvise e inaspettate del neonato-lattante, ovvero del bambino di età inferiore a 12 mesi. Il fumo passivo e la nicotina, che funge da vasocostrittore e aumenta il battito cardiaco, hanno impatto maggiore su un soggetto così piccolo che sta ultimando lo sviluppo del sistema cardiocircolatorio e respiratorio.
QUANTO COSTA SMETTERE DI FUMARE?
Anche il costo incide sulla scelta del metodo per cercare di smettere di fumare. In Italia, le sigarette elettroniche sono più economiche delle sigarette di tabacco e dei farmaci a base di nicotina approvati, che non sono a carico del Sistema Sanitario Nazionale. Questa situazione potrebbe determinare la scelta delle sigarette elettroniche tra i fumatori con difficoltà economiche. Inoltre, la conoscenza dei prodotti sostitutivi a base di nicotina è molto scarsa e la diffidenza può essere molta, finendo per prediligere prodotti maggiormente conosciuti come le sigarette elettroniche. Va però considerato che le sigarette elettroniche danno molta più dipendenza dei prodotti a base di nicotina venduti in farmacia, che di solito si assumono al massimo per 2-3 mesi. Delle sigarette elettroniche, invece, si tende a perpetuarne l’uso per molti mesi o addirittura anni. «La gravidanza – conclude la dottoressa Elena Munarini – rappresenta un’occasione d’oro per smettere definitivamente di fumare. Le donne devono cercare aiuto presso i centri anti fumo: se ben motivate e supportate, ce la possono fare».
Sostieni la ricerca contro il tumore del polmone e le malattie correlate al fumo. Dona ora.
Fonti
Caterina Fazion
Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile