Il latte materno è l'unico alimento di cui un bambino ha bisogno nei primi sei mesi di vita. Ma sono ancora troppi gli ostacoli che impediscono alle donne di allattare al seno
Da un'ora dopo il parto e per almeno sei mesi. Con una postilla: se si può, meglio andare avanti fino ai due anni del bambino. Allattare un neonato al seno è un gesto che, oltre a creare le basi del suo rapporto con la mamma, rappresenta un'opportunità per difendere la sua salute. Sono diversi i benefici così determinati: sia per la salute di chi si nutre sia per quella della donna. Facendo leva su questo aspetto, l'Organizzazione Mondiale della Sanità punta a far crescere i tassi di adesione alla pratica, nella settimana (1-7 agosto) a essa dedicata.
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PIU' INCENTIVI PER L'ALLATTAMENTO AL SENO
Nonostante le opinioni degli specialisti sul tema convergano, i tassi di adesione all'allattamento al seno non sono ancora quelli ottimali. I dati più recenti in possesso dell'Istat parlano chiaro. Nei primi giorni di vita, il 90 per cento delle donne italiane comincia ad allattare al seno. Ma già a quattro mesi, l’allattamento esclusivo crolla al 31 per cento. E soltanto il dieci per cento delle mamme continua ad allattare oltre i sei mesi del proprio bambino. Alla base della rinuncia ci sono quasi sempre le difficoltà nel conciliare l'allattamento con il resto delle attività quotidiane. Il problema è noto soprattutto alle mamme che lavorano, considerando le resistenze culturali che ancora limitano la pratica negli ambienti esterni. Da qui il messaggio lanciato quest'anno dall'Organizzazione Mondiale e dall'Unicef, che chiedono il riconoscimento universale di almeno quattro mesi di maternità, oltre che un congedo anche per i papà, in modo da rendere condivisa la responsabilità della dieta del neonato (per i primi sei mesi deve prevedere esclusivamente il latte materno). Una volta tornata al lavoro, poi, ogni donna dovrebbe essere messa nelle condizioni di poter ritagliarsi delle pause per allattare il proprio bambino in uno spazio privato e salubre.
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I BENEFICI DEL LATTE MATERNO
Per un neonato non c’è alimento migliore del latte della sua mamma, all'interno del quale ci sono tutte le sostanze essenziali per assicurargli la crescita. «Il latte materno produce molti benefici per il bambino: dalla corretta formazione del microbiota a un adeguato sviluppo cerebrale - dichiara Vito Miniello, pediatra all'ospedale Giovanni XXIII e docente di nutrizione e dietetica infantile all’Università di Bari -. Altrettanto rilevante è la funzione preventiva, dal momento che, nei bambini non allattati al seno, aumentano i casi di sovrappeso, obesità, diabete e aterosclerosi in età adulta». Il latte materno non ha mai la stessa composizione e la stessa consistenza durante la poppata. Per meglio adeguarsi alle necessità di crescita del neonato, nel tempo modifica la sua formula, rendendola unica e inimitabile. Quando non è disponibile o se la mamma è in cura con farmaci incompatibili con l'allattamento, il latte offerto gratuitamente dalle donatrici attraverso le banche del latte (38 in Italia) può essere considerato come un'alternativa percorribile.
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UNO «SCUDO» CONTRO LE INFEZIONI
L'Organizzazione Mondiale della Sanità invita le donne a portare avanti l'allattamento anche fino ai due anni (o comunque fino a quando la mamma e il figlio lo desiderano). Più ragionevolmente, andrebbe bene arrivare quanto meno al primo compleanno del bambino. Così facendo, come documentato da uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances, si garantirebbe una protezione contro le infezioni che andrebbe ben oltre il periodo di allattamento e durerebbe in molti casi per tutta la vita. Merito del trasferimento di cellule del sistema immunitario in grado di «educare» i più piccoli nei confronti delle infezioni avute dalle mamme. Un motivo in più, dunque, per incoraggiarle a non rinunciare a questa abitudine. Ad aiutarle, secondo gli esperti, potrebbero essere innanzitutto le donne già passate da questa esperienza. Come? Attraverso il counseling telefonico, che secondo uno studio pubblicato sulla rivista EClinicalMedicine può far crescere la quota di mamme che allattano esclusivamente al seno nei primi sei mesi di vita.
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FONDAMENTALE PER I PREMATURI
Più di tutti gli altri neonati, a beneficiare dell'allattamento al seno sono i prematuri. «Nel loro caso non è soltanto un nutriente, ma il primo strumento di difesa immunitaria - precisa il presidente della Società Italiana di Neonatologia, Fabio Mosca, che dirige l’unità operativa complessa di neonatologia dell’ospedale Maggiore Policlinico di Milano -. Per favorire l’allattamento è fondamentale l’apertura delle terapie intensive neonatali senza limiti di orario. Soprattutto nelle prime settimane, il bambino ha necessità di attaccarsi al seno più volte, anche di notte. In media il neonato poppa 8-12 volte in 24 ore, a intervalli non sempre regolari. Dal momento che la produzione di latte inizia quando il piccolo comincia a succhiare, non occorre aspettare che il seno si riempia tra un pasto e l’altro».
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Fonti
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).