Nel mondo dello sport non è così infrequente incontrare un fumatore: molti sportivi dilettanti e professionisti si concedono il ‘piacere’ di una sigaretta fuori e ai margini del campo. Ma le ripercussioni anche sulla prestazione sportiva esistono
Nel mondo dello sport non è così infrequente incontrare un fumatore: molti sportivi dilettanti e professionisti si concedono il ‘piacere’ di una sigaretta fuori e ai margini del campo. Ma le ripercussioni anche sulla prestazione sportiva esistono. L'intervista a Elisa Togut
Smettere di fumare (o non farlo) può allungare la vita di ben di 10 anni. Almeno alle donne. È il risultato di una mega ricerca intitolata "Million Women", pubblicata online su Lancet per celebrare il centesimo anniversario della nascita di Richard Doll, il primo studioso che ha identificato il legame tra cancro del polmone e fumo, il primo rischio ad esso correlato L'hanno realizzata studiosi dell'università di Oxford, che si dicono certi del fatto che i risultati sono validi anche per gli uomini. Ne è convinta e lo dichiara apertamente anche Elisa Togut, pallavolista italiana poco più che trentenne e con una fulgida carriera costellata di successi, oggi schiacciatrice e opposto nella squadra del Cuatto Volley Giaveno. Lei accanita sostenitrice del ‘viver sano’, ha rinunciato a tutte le abitudine a rischio per l’organismo – fumo, alcool e droghe – e invita le giovanissime atlete e le donne a seguire il suo esempio.
Lei è fumatrice?
No, non lo sono ora e non lo sono stata in passato. Certamente la mia professione mi ha aiutato a fare scelte di vita più sane ma, al di là di questo, il fumo è una trappola nella quale ho cercato e ho voluto non cadere. Anche quando ero adolescente, consapevole di tutti i rischi ai quali sarei andata incontro, per l’intero organismo, e di quelli che l’effimero piacere di una sigaretta avrebbe potuto causare alla mia prestazione sportiva a breve termine.
Nel caso in cui in futuro scoprisse che i suoi figli hanno provato o cominciato a fumare come reagirebbe?
Cercherei di dissuaderli dal non farlo con la buona informazione, spiegando loro i vantaggi del rinunciare alla sigaretta e i pericoli nascosti anche dietro al fumo passivo. La Fondazione Veronesi con le sue battaglie di dissuasione svolge un ruolo fondamentale. Mi rendo conto che non deve essere una ‘imposizione’, poiché in questo caso si otterrebbe l’effetto contrario, ma li condurrei sulla strada della consapevolezza, affinché si rendano personalmente conto e prendano la decisione che alla fine ritengono più giusta.
Parlerebbe loro solo dei rischi della salute o farebbe leva anche su altri aspetti?
Sfrutterei, ad esempio, le ripercussioni negative sulla qualità della prestazione fisica se dovessero decidere di intraprendere la carriera sportiva o parlerei loro degli effetti poco gradevoli – quali l’alito cattivo, capelli e gli abiti intrisi dell’odore di fumo – a livello socio-relazionale, sapendo che l’aspetto fisico o l’apprezzamento dei coetanei in età adolescenziale sono una carta quasi sempre vincente. Cercherei così di approfondire l’argomento su vari aspetti per capire quello che fa più presa su di loro.
Lo sport è un deterrente per smettere di fumare?
Purtroppo no. Se uno sportivo è un fumatore convinto, la professione non lo frena da questa abitudine. Anche tra le mie colleghe le fumatrici sono molte. Sport e fumo sono una contraddizione, eppure si tratta di una realtà esistente, e anche diffusa.
Che cosa direbbe ad una giovane atleta fumatrice, che vuole intraprendere la carriera da pallavolista, per indurla a smettere di fumare?
Penso che la inviterei a potenziare la sua attività anche con altre forme di esercizio fisico, persuadendola che è la valvola migliore per dare sfogo ed eliminare tensioni e stress accumulati nel corso della giornata o nella gara, molto più sana e senza rischi rispetto alla sigaretta.
Francesca Morelli