I danni determinati dal fumo e dall'inquinamento dipendono dal numero di sigarette fumate e dalla concentrazione degli inquinanti in un determinato luogo
La domanda che in molti si pongono è la seguente: è meglio essere un fumatore che vive in un ambiente sano o non avere l'abitudine di accendere una sigaretta vivendo però in un luogo inquinato? Difficile dare una risposta che possa essere considerata valida per tutti, anche perché una considerazione di questo tipo non può prescindere dai dati ricavabili dalle risposte alle seguenti domande. Quante sigarette si fumano? Quanto è inquinato il luogo in cui si vive?
Di certo c'è che la combustione della sigaretta produce sostanze molto simili a quelle che si trovano in posti ad alta concentrazione di inquinanti. La differenza è che la concentrazione respirata da un fumatore è molto più elevata.
Le sostanze principali in comune tra i due fenomeni sono:
• monossido di carbonio: quello dei gas di scarico o delle stufette intossicanti; pericoloso proprio perché inodore, incolore e insapore, è però molto tossico. Nei fumatori è evidente l’effetto sui livelli di ossigenazione del sangue, che non riesce a portare ossigeno sufficiente ai tessuti, causando danno alla pelle, ai capelli, al sistema circolatorio, oltre che affaticamento e prestazioni fisiche limitate;
• polveri sottili: sono note per le cronache dell’inquinamento urbano, che
ogni inverno preoccupano gli abitanti delle grandi città, e vengono classificate
in base alla loro dimensione (PM10; PM2,5; PM1 per esempio, che indicano
le sostanze presenti nell’ambiente in forma di particolato con un diametro
inferiore rispettivamente a 10, 2.5 e 1 micrometri, ovvero millesimi di millimetro).