Venti sigarette al giorno provocano 150 mutazioni nel Dna ogni anno, alla base dell’insorgenza dei tumori. Il danno è direttamente proporzionale al numero di sigarette fumate
Non è una novità che il fumo di sigaretta sia strettamente correlato all’insorgenza di diversi tumori: 17 per la precisione. Ciò che risulta aggiornata è la sua modalità d’azione. Il mix di composti cancerogeni che si sprigiona dalle sigarette è infatti in grado di modificare il Dna: sia delle cellule con cui viene a contatto sia di quelle a distanza. È così che ha inizio il processo di formazione del cancro.
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ECCO COME IL FUMO MODIFICA IL DNA
La notizia emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Science, che ha evidenziato come il consumo di venti sigarette al giorno sia alla base della genesi di 150 mutazioni annue. La correlazione è risultata ancora una volta molto chiara, con una proporzionalità diretta tra numero di sigarette fumate nella vita e rischio di tumore. L’indagine genetica è stata condotta su oltre cinquemila cellule tumorali, prelevate sia pazienti fumatori sia da non fumatori. I ricercatori hanno identificato uno specifico tipo di danno al Dna nel genoma dei fumatori e poi hanno contato quante mutazioni di questo genere fossero presenti nei vari tipi di tumore. Così è stato possibile rilevare l’effetto mutageno, diretto e indiretto, provocato dalle sostanze cancerogene sprigionate dal fumo di sigaretta. La cui «firma», consistente nel rimescolamento delle basi azotate che compongono il Dna, non è stata rilevata soltanto in cellule polmonari neoplastiche, ma pure in analoghe appartenenti a laringe, faringe, bocca, vescica e fegato. Il range delle mutazioni andava dalle 150 riscontrate in cellule polmonari colpite da un tumore alle sei riscontrate nelle cellule epatiche.
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PIU’ SI FUMA, MAGGIORE E’ IL RISCHIO DI AMMALARSI
Secondo gli autori dello studio, ricercatori del Wellcome Trust Sanger Institute (Hinxton) e del Los Alamos National Laboratory (Los Alamos), il fumo agirebbe direttamente a livello del cavo orale e dei polmoni, mentre un meccanismo più complesso sarebbe alla base degli effetti a distanza, regolato dal precoce invecchiamento cellulare determinato proprio dalle sostanze tossiche emesse col fumo di sigaretta. A breve distanza, invece, i composti mutageni altererebbero il Dna delle cellule con cui vengono a contatto secondo un modello predefinito. Fortunatamente, solo una parte ridotta di queste mutazioni darà origine a un processo tumorale. Ecco spiegato perché ci sono fumatori accaniti che nel corso della vita non sviluppano il cancro. È ormai chiaro, comunque, che la risposta dipende dall’entità della dose: più sigarette si fumano, maggiore è il rischio di ammalarsi di cancro. Non esiste una soglia di sicurezza sotto la quale il fumo non produce danni.
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FUMO E CANCRO
Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, il fumo di sigaretta, ogni anno nel mondo a causa del tabacco perderebbero la vita sei milioni di persone. Il fumo di sigaretta, come dichiarato anche nell’ultimo lavoro, è considerato un fattore di rischio per 17 tumori. Al primo posto c’è il tumore del polmone, per cui il fumo è considerato la causa di otto tumori su dieci. Le sostanze cancerogene contenute nel fumo stimolano anche in diversa misura i tumori del cavo orale e della gola, dell’esofago, del pancreas, del colon, della vescica, della prostata, del rene, del seno, delle ovaie e di alcune leucemie.
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Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).