La prima sigaretta viene accesa alle scuole medie. Sempre più elevato il numero di donne che fumano. E' questo l'identikit del fumo in Italia. Per fare prevenzione è fondamentale il ruolo delle scuole
La prima sigaretta viene accesa alle scuole medie. Sempre di più le donne che fumano. E' questo l'identikit del fumo in Italia. Per fare prevenzione è fondamentale il ruolo delle scuole
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Che il fumo faccia male non lo scopriamo di certo oggi. Un'abitudine dura a morire che ogni anno causa nel mondo il decesso di circa 4 milioni di persone. Sono oltre 4 mila le sostanze presenti nel fumo di una sigaretta accesa di cui 40 sono considerate cancerogene.
L'equazione è quindi presto fatta: prima si inizia e più alta sarà la possibilità di avere problemi legati al fumo come tumori e malattie cardiovascolari. Ecco perché, oggi più che mai, sono necessarie campagne di sensibilizzazione a partire dai più giovani.
I NUMERI- In Italia oggi fumano più di 14 milioni di persone. Un numero impressionante, di cui almeno 5 milioni sono donne. Un popolo, quello delle donne, in costante aumento. Al contrario i fumatori sono diminuiti di circa 20 punti nel corso di questi ultimi decenni (nel 1980 fumava il 54% degli uomini, nel 1995 il 34%) per stabilizzarsi oggi intorno al 33%.
Come spiega il dottor Stefano Cascinu, presidente dell'Associazione Italiana Oncologia Medica (AIOM), «Le donne sono colpite come mai prima d’ora da neoplasie dovute al fumo. È la prova più evidente di come stili di vita errati, in giovane età, si ripercuotano poi sull’organismo.
Anche dopo venti o trent’anni». Ma a preoccupare sono i giovani: nella fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni fuma già circa il 21% dei ragazzi e il 16% delle ragazze.
L'INIZIO- La prima sigaretta è accesa a soli 11 anni: questo significa che si abbassa notevolmente l’età dei fumatori più a rischio, cioè coloro che fumano da almeno 20 anni ai quali sono destinate solitamente le raccomandazioni di controllo medico ogni anno per verificare lo stato di salute e prevenire così il più possibile l’insorgere di malattie connesse al fumo. Non più quindi sopra i 50 anni, ma circa 35.
EDUCAZIONE- «Il motivo del perché si inizia sempre più presto ad accendersi la prima sigaretta-spiega Cascinu- è facilmente individuabile. I nostri ragazzi fumano perché influenzati dagli altri compagni più grandi.
Ecco dunque che l'educazione e la sensibilizzazione sui danni del fumo non può non passare dalle scuole». A testimoniare l'importanza dei percorsi di prevenzione svolti su banchi sono sempre più numerose ricerche. Ultima in ordine di tempo è quella pubblicata sulle pagine della rivista Monaldi Archives of Chest Disease e condotta su un gruppo d ragazzi toscani.
I dati lasciano poco spazio alle interpretazioni: programmi di prevenzione scolastici, che utilizzano personaggi televisivi e calciatori affiancati da medici come testimonial, si sono dimostrati strumento efficace nella lotta al fumo tra gli adolescenti. «L’obiettivo è quello di formare prima di tutto nelle menti dei ragazzi una forte consapevolezza sui fattori di rischio oncologici.
Nel nostro caso di AIOM per fare ciò abbiamo coinvolto grandi calciatori di serie A. I dati per ora ci stanno dando ragione, attraverso la testimonianza dei campioni il messaggio passa più efficacemente» conclude Cascinu.
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.