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Fumo
Paola Scaccabarozzi
pubblicato il 24-10-2022

Anche i metalli fra i veleni del fumo



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Ecco quali e quanti sono i metalli e semi-metalli nei prodotti del tabacco: tossici per l'uomo e per l'ecosistema

Anche i metalli fra i veleni del fumo

Sappiamo che sono ben oltre 7.000 le sostanze chimiche che si creano nella combustione del tabacco che raggiunge anche la temperatura di 800 gradi. Di queste almeno 300 sono nocive, stando alle conoscenze attuali. E non solo, fumare 20 sigarette al giorno per un anno è come ricevere una dose di radiazioni equivalente a circa 30 radiografie al torace. La colpa in quest’ultimo caso è del polonio. Molte sostanze pericolose, però, sono già presenti nelle piante di tabacco, e molte sono metalli. Si stima che i fumatori attivi e passivi siano esposti a oltre 70 metalli tossici. Se ne è parlato in un intervento dedicato durante il recente XVII Congresso Nazionale della Società Italiana di Tabaccologia, svoltosi a Milano con il patrocinio di Fondazione Umberto Veronesi.

I METALLI PESANTI E IL FUMO

Nelle piante di tabacco, ha spiegato Giovanni Pistone (responsabile Centro di trattamento del tabagismo A.S.L. di Novara) al Congresso SITAB, sono stati identificati ben 24 tra metalli, metalli di transizione e non metalli, tramite metodiche analitiche come il sincrotrone (gli acceleratori di particelle che svolgono un ruolo chiave nella ricerca applicata alla scienza dei materiali), l’HPLC (un’altra analisi per il rilevamento della presenza di metalli) e la spettrometria di massa (possibilità di separare una miscela di ioni in funzione del loro rapporto massa/carica generalmente tramite campi magnetici statici o oscillanti). Al di là dei tecnicismi, ciò che è rilevante è la presenza di metalli pesanti considerati altamente tossici per l’uomo e per l’ecosistema: arsenico, cadmio, cromo, piombo, polonio e nichel. Si trovano nei prodotti da fumo, nei tessuti, nel sangue e nel respiro dei fumatori, rìpermangono nei mozziconi lasciati nell'ambiente. 

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REGOLE SPECIALI E MONITORAGGIO

Proprio per la loro tossicità, la quantità di metalli pesanti nel prodotto finale della lavorazione del tabacco è oggetto di monitoraggio e regolamentazione in base alle raccomandazioni degli articoli 9 e 10 della Convenzione quadro dell’OMS per la lotta al tabagismo (WHO Framework Convention on Tobacco Control – FCTC), adottata in 117 paesi del mondo, e di altri Enti Governativi Internazionali, come ad esempio la U.S. Environmental Pollution Association. «Anche se in realtà la stessa presenza di metalli è di per sé pericolosa, a prescindere dalla quantità» ha precisato Giovanni Pistone.

I METALLI IN QUESTIONE: CANCEROGENI

Si tratta sostanzialmente di sostanze annoverate tra quelle notoriamente cancerogene di prima o seconda classe, ovvero quelle per cui ci sono sufficienti evidenze di cancerogenicità negli esseri umani e quelle per cui ci sono limitate evidenze di cancerogenicità negli esseri umani, ma sufficienti evidenze negli animali di laboratorio. In entrambi i casi si tratta di sostanze potenzialmente molto impattanti sulla nostra salute e da cui, quindi, bisogna stare alla larga. A cominciare dall’arsenico, sostanza cancerogena di classe 1. «Presente nella sua forma trivalente inorganica fino all’80% nell’aerosol del fumo da tabacco», ha spiegato Pistone durante il suo intervento al Congresso, «l’arsenico è corresponsabile (cioè acuisce il rischio) di acrocianosi (disturbo del microcircolo caratterizzato da una persistente colorazione bluastra delle estremità del corpo), carcinogenesi cutanea e polmonare, ossia mutazione del materiale genetico di cellule normali e tossicità epatica e neurologica. Inibisce, inoltre, i meccanismi di riparazione cellulare del DNA, procura danni alla fertilità femminile e, nei fumatori, alti livelli ematici di arsenico sono associati al peggioramento significativo delle capacità respiratorie».

IL PIOMBO

Anche il piombo è una sostanza cancerogena (classe 2a) correlata all’ipertensione, a danni neurologici e gastrointestinali, ad arteriopatia periferica (patologia del sistema circolatorio caratterizzata dalla riduzione dell'afflusso di sangue alle arterie degli arti superiori e inferiori, dovuto all'ostruzione e al restringimento di queste ultime) e alla riduzione della fertilità. Agisce incrementando la formazione di radicali liberi ed è presente nell’alterazione del tessuto endometriale (il tessuto che riveste l’utero) sia in fumatrici attive che passive. Predispone inoltre allo sviluppo della malattia di Alzheimer tramite l’aggregazione di peptidi beta-amiloidi, responsabili delle placche tipiche della patologia.

IL CROMO

C’è poi il cromo, presente nel fumo di tabacco e in quello delle sigarette elettroniche in forma tri ed esavalente (quest’ultima classe 1 tra le sostanze cancerogene). La sua presenza acuisce il rischio di patologie polmonari, epatiche e renali.

E… RADIOATTIVI. IL POLONIO-210

«Il polonio - prosegue Giovanni Pistone - è una sostanza notoriamente radioattiva dagli effetti cancerogeni e proinfiammatori». Il polonio-210, un isotopo del polonio, è un veleno altamente tossico. Secondo gli studi analizzati dall’Istituto Superiore di Sanità, «la fonte principale del polonio 210 nei prodotti da fumo è rappresentata dai fertilizzanti utilizzati nelle piantagioni di tabacco, ricchi di polifosfati contenenti radio (Ra-226) e i suoi prodotti di decadimento, piombo-210 (Pb-210) e Po-210. Le foglie del tabacco accumulano Pb-210 e Po-210 attraverso i loro tricomi e il Pb-210 decade gradualmente in Po-210. Con la combustione delle sigarette, poi, il fumo diventa radioattivo e il Pb-210 e Po-210 raggiungono l’apparato broncopolmonare, fissandosi soprattutto nelle biforcazioni dei bronchi segmentari. Qui, in combinazione con altri agenti, si manifesterà la sua attività cancerogena, specialmente nei pazienti con compromessa clearance muco-ciliare», cioè coloro che hanno compromesso il meccanismo di depurazione rapida del muco trocheo-bronchiale. «Il Polonio-210 inoltre», ha sottolineato nel suo intervento al congresso Maria Sofia Cattaruzza, professore associato di Igiene generale ed applicata del Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive La Sapienza di Roma e presidente SITAB ,«è stato significativamente rilevato anche in tutti gli ex fumatori, anche in coloro che avevano smesso di fumare addirittura 20 anni prima».

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Paola Scaccabarozzi
Paola Scaccabarozzi

Giornalista professionista. Laureata in Lettere Moderne all'Università Statale di Milano, con specializzazione all'Università Cattolica in Materie Umanistiche, ha seguito corsi di giornalismo medico scientifico e giornalismo di inchiesta accreditati dall'Ordine Giornalisti della Lombardia. Ha scritto: Quando un figlio si ammala e, con Claudio Mencacci, Viaggio nella depressione, editi da Franco Angeli. Collabora con diverse testate nazionali ed estere.   


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