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Daniele Banfi
pubblicato il 01-12-2022

HIV: le cure ci sono e funzionano. Ma sono per pochi


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Gli antiretrovirali funzionano ma non sono distribuiti equamente. L'Italia rappresenta un'isola felice. Nel mondo invece un terzo dei sieropositivi non accede alle cure. Donne e bambini le categorie più discriminate

HIV: le cure ci sono e funzionano. Ma sono per pochi

Una persona con HIV, oggi, se trattata precocemente con i farmaci antiretrovirali ha la stessa aspettativa di vita media di chi non è mai entrato in contatto con il virus. Non solo, se la persona raggiunge il "successo virologico", ovvero un livello di carica virale nel sangue tale da non essere rilevato, significa che non può trasmettere il virus ad altri. Un successo inimmaginabile sino a pochi anni fa. Eppure, nonostante la ricerca abbia portato a questo grande traguardo, nel mondo un terzo degli individui sieropositivi non accede alle cure. Una situazione che è andata peggiorando a causa della pandemia Covid-19. E' questo uno dei principali messaggi in occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS che si celebra oggi.

HIV E AIDS: LE DIFFERENZE

L’AIDS è una patologia causata dalla presenza del virus HIV. Quest’ultimo, infettando in maniera specifica le cellule del sistema immunitario, rende le persone affette più vulnerabili a molte malattie che generalmente, nelle persone sane, non creano particolari problemi. Essere sieropositivi per l'HIV vuol dire essere entrato in contatto con il virus. Questo però non significa che necessariamente si svilupperà l'AIDS. Di fondamentale importanza per evitare che ciò si verifichi -compromettendo così il sistema immunitario- è seguire una terapia farmacologica.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) nel 2021, le nuove diagnosi di infezione da HIV sono state 1.770, pari a tre nuovi casi per 100.000 residenti. Un’incidenza che pone il nostro Paese al di sotto della media osservata tra gli Stati dell’Unione Europea (4,3 nuovi casi per 100.000). Andando ad analizzare più in profondità il report si scopre che la fascia di età dove si registrano più diagnosi di sieropositività è quella tra i 30 e i 39 anni (7,3 nuovi casi ogni 100.000 residenti) e a a seguire nella fascia 25-29 anni (6,6 nuovi casi ogni 100.000 residenti). Sul fronte modalità di trasmissione, il numero più elevato di diagnosi è attribuibile a quella sessuale (83,5%): gli eterosessuali rappresentano il 44% (tra essi i maschi eterosessuali sono il 27,2% e le femmine eterosessuali il 16,8%), i maschi che fanno sesso con maschi il 39,5%. Molto bassa invece la quota, pari al 4,2%, attribuibile al consumo di stupefacenti. Purtroppo, sul fronte tempestività della diagnosi, l'ISS conferma che dal 2015 sta aumentando la quota di persone a cui viene diagnosticata tardivamente l'infezione da HIV. 

I FARMACI FUNZIONANO

Sempre secondo i dati ISS, l'incidenza di AIDS è in costante diminuzione. Il numero di decessi in persone con AIDS rimane stabile ed è pari a poco più di 500 casi l’anno. Ciò significa che i farmaci ci sono e funzionano nell'evitare l'evolvere dellinfezione da sieropositività ad AIDS conclamata. A differenza di 15-20 anni fa, dove la persona "infetta" doveva assumere sino a 15 compresse al giorno, oggi tutto può essere condensato in un'unica compressa. Non solo, a breve le "pastiglie" potrebbero finire nel dimenticatoio per l'avvento dei long-acting drug. In Italia c'è stata la prima approvazione di AIFA di un farmaco antiretrovirale da assumere sotto forma di iniezione una volta ogni 2 mesi. Ma a breve ne arriveranno di nuovi con durata di azione fino ai 6 mesi. Un cambio epocale per la gestione delle cure.

LA SITUAZIONE NEL MONDO

Passi avanti straordinari -negli anni '80 la diagnosi di sieropositività era una condanna- che purtroppo non sono per tutti. Ad oggi si calcola che almeno un terzo dei 38,4 milioni (25 milioni sono in Africa) di persone sieropositive al mondo non riceve cure adeguate. Un terzo in cui a farne le spese sono soprattutto donne e bambini: Secondo il report di Medici Senza Frontiere, stilato in occasione della Giornata Mondiale, nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) un quarto dei bambini nati da madri sieropositive non ha accesso alla profilassi pediatrica alla nascita e due terzi dei bambini sieropositivi non ricevono la cura con gli antiretrovirali. Una situazione inaccettabile riassunta nelle parole dell'Organizzazione Mondiale della Sanità: «dovremo raddoppiare i nostri sforzi per evitare lo scenario peggiore di 7,7 milioni di decessi nei prossimi 10 anni, a seguito del rallentamento della risposta di salute pubblica all'Hiv durante la pandemia Covid-19».

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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