Il 15% dei pazienti oncologici che hanno avuto Covid-19 sviluppano long-covid. Una condizione che può influire negativamente sulle terapie. I dati presentati a ESMO
Un paziente oncologico su 6 con pregressa infezione da Sars-Cov-2 sviluppa forme di long-covid. Un disturbo a lungo termine capace di influenzare negativamente il percorso di cura per la malattia tumorale. Ecco perché, pur essendo numeri contenuti, la vaccinazione negli individui in terapia anti-cancro è più che mai raccomandata. Ad affermarlo è uno studio presentato in apertura del congresso dell'European Society for Medical Oncology (ESMO), uno dei più importanti eventi mondiali nella lotta al cancro.
CANCRO E COVID-19
La pandemia Covid-19 non ha impattato solamente su chi il virus lo ha contratto. A cascata l'affollamento degli ospedali ha portato a notevoli ripercussioni nella cura dei tumori. Secondo gli ultimi dati AIOM presentati in giugno la pandemia ha causato una riduzione del 18% degli interventi chirurgici rispetto al 2019 e del 13% nelle terapie erogate. Non solo, Una recente indagine dell'Osservatorio Nazionale Screening ha certificato che nel 2020 sono stati 4 milioni gli inviti in meno relativi agli screening oncologici e 2,5 milioni i mancati esami effettuati. Test venuti meno che si sono tradotti in un ritardo di 5 mesi nell'effettuazione degli screening. Numeri importanti che stanno significano diagnosi sempre più tardive. Ma un altro aspetto della pandemia è quello relativo alla severità della malattia nei pazienti più fragili: i malati oncologici di per sé rappresentano una popolazione più esposta al rischio di infezione e di eventuali complicanze. Ecco perché subito sin dall'arrivo dei vaccini le persone in cura per un tumore sono state inserite prioritariamente tra gli aventi diritto all'immunizzazione.
LONG-COVID NEI PAZIENTI ONCOLOGICI
Ma al di là della condizione di malattia o meno, una delle caratteristiche di Covid-19 è quella di lasciare -seppur in una piccola percentuale- strascichi a lungo termine. Quello che gli addetti ai lavori chiamano long-covid, l’insieme dei sintomi fisici, neurologici e psichiatrici riscontrabili oltre i 3 mesi dall'infezione. Per quanto riguarda i malati oncologici il long-covid non fa eccezioni. Nello studio presentato ad ESMO -condotto dall'Imperial College di Londra- è emerso che tra tutti i malati di tumore che sono risultati positivi a Sars-Cov-2 il 15% ha sviluppato long-covid. L'analisi, effettuata su un campione di oltre 1500 pazienti oncologici guariti da Covid-19, ha mostrato che tra quelli che hanno sofferto di long-covid le manifestazioni più frequenti sono state difficoltà respiratorie (49,6%) e spossatezza generalizzata (41%).
L'IMPORTANZA DELLA VACCINAZIONE
Un dato, quello ottenuto dai ricercatori inglesi, che sottolinea ancora una volta l'importanza della vaccinazione. Ridurre il rischio di infezione e di eventuale long-covid è più che mai necessario per la corretta gestione delle terapie nei pazienti oncologici. "La condizione di long-covid -spiega Giordano Beretta, presidente dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) può influenzare negativamente l’andamento delle cure antitumorali. Ecco perché uno strumento come la vaccinazione è così importante. Da un lato previene le probabilità di ammalarsi di Covid-19, dall'altro permette di proseguire le cure".
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Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.