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Daniele Banfi
pubblicato il 14-09-2021

Vaccini e Covid-19: terza dose solo per alcune categorie



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Anziani e immunocompromessi potranno ricevere la terza dose. Il resto della popolazione, dati alla mano, è estremamente protetto con lo schema vaccinale oggi in uso

Vaccini e Covid-19: terza dose solo per alcune categorie

Terza dose per i vaccini anti Covid-19 al via il 20 settembre. Attenzione però alle facili interpretazioni: l'indicazione a ricevere un'ulteriore iniezione è valida solo per alcune categorie di persone come gli anziani e gli individui immunocompromessi. Quanto alla popolazione generale, secondo i dati oggi disponibili relativamente all'efficacia, un ciclo completo di vaccinazione è sufficiente a proteggere dalla malattia e in particolare da ricovero e decesso. Ecco perché -secondo un importante editoriale pubblicato su The Lancet- parlare di terza dose per tutti è assolutamente fuorviante. 

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I VACCINI FUNZIONANO

I vaccini contro Covid-19 stanno permettendo di controllare la pandemia riducendo al minimo le conseguenze del virus sia sulla persona sia, di riflesso, sull'intero sistema sanitario nazionale. I dati parlando chiaro: nei vaccinati le probabilità di andare incontro a complicanze -anche in caso di infezione- da Covid-19 sono estremamente più basse rispetto ai non vaccinati. Nell'ultimo report dell'ISS c'è un dato su tutti che sta indicando la straordinaria efficacia dei vaccini ed è quello relativo al confronto tra le probabilità di finire ricoverati per Covid-19 tra chi si è vaccinato e chi no. Incrociando i dati relativi allo status vaccinale con quello dei ricoveri per positività a Sars-Cov-2 emerge che il tasso di ricovero nei non vaccinati è 9 volte più alto rispetto ai vaccinati completi (187,8 vs 21,1 ricoveri per 100.000 ab). Non solo, il tasso di ricoveri in intensiva è 15 volte più basso nei vaccinati (1,0 vs 14,6). Numeri importanti che si traducono anche sulla mortalità: il tasso di decesso è 15 volte più alto nei non vaccinati rispetto ai vaccinati completi (5,3 vs 0,3 per 100.000 abitanti). Volendola vedere in maniera più grossolana, l'efficacia contro l'ospedalizzazione è prossima al 94%. Quella contro il decesso, siamo al 97%.

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TERZA DOSE SOLO PER CASI SELEZIONATI

Perché mai allora con questi dati a partire dal 20 settembre inizieranno le terze dosi? Perché andando ad analizzare più in dettaglio i dati si scopre -ma era più che preventivabile guardando alla storia delle vaccinazioni- che alcune particolari categorie di persone rispondono meno efficacemente alla vaccinazione. Ed è questo il caso degli anziani e degli immunocompromessi come alcuni malati oncologici e chi ha subito un trapianto d'organo. In queste persone infatti il ciclo vaccinale classico può non fornire nel tempo un'adeguata protezione. E' proprio in questi soggetti dunque che si rende necessario un "rinforzo".

Quanto invece alla popolazione generale l'efficacia del primo ciclo vaccinale nel proteggere dalla comparsa di sintomi gravi, ricoveri e morti resta elevata, anche contro la variante delta. In virtù di questi dati, secondo gli autori dell'editoriale su The Lancet "la decisione sul bisogno di una terza dose e sull'eventuale lasso di tempo che deve intercorrere dal completamento del primo ciclo, deve essere basata su dati clinici ed epidemiologici robusti e non su dati parziali che non tengono in considerazione tutti gli aspetti dell'impatto dei vaccini sulla popolazione generale".

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NON AL "FAI DA TE"

Attenzione però a pensare che la terza dose sia solo una questione di anticorpi. La valutazione se effettuare un eventuale richiamo -sottlineano gli autori- non deve passare dal "fai da te" dell'esame sierologico volto a valutare i livelli di IgG contro la proteina spike. Come già raccontato nelle scorse settimane attraverso un'intervista ad Alberto Mantovani, "Allo stato attuale delle conoscenze, la sierologia non guida la decisione di vaccinarsi o meno". "Il dosaggio -spiega Mantovani- è una misura grossolana della risposta immunitaria. Non c'è, ad oggi, quello che viene chiamato un “correlato di protezione”, un livello di anticorpi misurato secondo standard internazionali che assicuri protezione dallo sviluppo dei sintomi da Covid-19 o che indichi se una persona si deve vaccinare o meno". Ridurre il tutto ad una conta degli anticorpi non è corretto poiché esistono tutta una serie di altre componenti non valutabili con un semplice dosaggio anticorpale -come le cellule B della memoria e la risposta mediata dalle cellule T- utili a contrastare efficacemente Sars-Cov-2.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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