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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 14-11-2023

L'importanza dei vaccini nel paziente oncologico



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Le raccomandazioni sono per l'antinfluenzale, l'anti Covid-19, contro lo pneumococco e l'Herpes Zoster. Vaccinarsi significa ridurre il rischio complicanze ed evitare di dover ritardare i trattamenti

L'importanza dei vaccini nel paziente oncologico

Otto pazienti oncologici su 10 non sono a conoscenza dell'effetto positivo che hanno le vaccinazioni nel percorso di cura contro il tumore. Non solo, uno su cinque non ha mai discusso con l'oncologo di riferimento come e quando sottoporsi alle vaccinazioni di routine. E' questo il quadro che emerge da un'indagine promossa dall'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e presentata nei giorni scorsi in occasione del congresso nazionale tenutosi a Roma. Eppure le vaccinazioni, soprattutto in chi è in cura per un tumore, sono fondamentali per ridurre il rischio di complicanze e per evitare ritardi nei trattamenti. Ecco perché AIOM -come raccontato dal presidente uscente Saverio Cinieri- nei prossimi mesi pubblicherà le prime linee guida sulle vaccinazioni nel paziente oncologico.

QUALI SONO LE VACCINAZIONI RACCOMANDATE?

Nel paziente oncologico le vaccinazioni fortemente consigliate sono 4: l'anti-influenzale, quella contro Covid-19, l'anti-pneumococcica e l'anti-herpes zoster (Fuoco di Sant'Antonio). Tutte queste vaccinazioni hanno l'obiettivo di ridurre al minimo le possibilità di contagio e sviluppo della malattia. Non solo, anche in caso di infezione le vaccinazioni sono utili nel ridurre enormemente il rischio di complicanze. Nonostante le raccomandazioni questi vaccini sono però ampiamente sotto-utilizzati

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IL CASO DEL VACCINO CONTRO IL FUOCO DI SANT'ANTONIO

Una delle vaccinazioni meno conosciute in questa categoria di pazienti è quella contro l'herpes zoster. «Il fuoco Sant'Antonio -spiega Nicola Silvestris, Consigliere Nazionale AIOM- è un'infezione che solitamente si manifesta attraverso un'eruzione cutanea a forma di placca ricoperta da piccole vescicole pruriginose dal contenuto liquido. Si tratta di una diretta conseguenza del virus Varicella Zoster e si calcola che oltre il 99% degli adulti over 40 anni sia entrato in contatto con l'agente patogeno. Di questi, una persona su tre è a rischio di sviluppare almeno un episodio di Herpes Zoster nella vita. Ma il rischio risulta raddoppiato per le persone con un sistema immunitario compromesso come i pazienti oncologici sottoposti a chemioterapia, nei quali la bassa risposta immunitaria aumenta la probabilità di contrarre il virus. Inoltre si verifica una diffusione più ampia delle lesioni alla pelle, una maggiore durata dell’infezione e si possono sviluppare infezioni batteriche concomitanti. Può anche esserci un coinvolgimento di altri organi con complicanze addirittura fatali». «Per questo è di fondamentale importanza l’immunizzazione –aggiunge Angioletta Lasagna, Oncologa al San Matteo di Pavia-. Ora è disponibile un vaccino "ricombinante adiuvato" che può essere utilizzato anche da tutti i pazienti oncologici, inclusi gli immunocompromessi. L’efficacia resta costante e risulta del 97% nei cinquantenni e del 91% negli ultra-settantenni. E’ stata valutata in persone a cui sono state somministrate due dosi a distanza di due mesi». Da un punto di vista temporale arebbe bene programmare questa vaccinazione almeno due settimane prima dell'inizio della chemioterapia ma, se necessario, il vaccino può essere fatto anche a cura iniziata.

LA VACCINAZIONE CONTRO PNEUMOCOCCO, INFLUENZA E COVID-19

Anche la vaccinazione contro lo pneumococco è fondamentale nel paziente oncologico. L'infezione, causata dal batterio Streptococco pneumoniae, oltre a colpire prevalentemente gli anziani causando otiti, polmoniti e meningiti, può causare serie complicanze nelle persone in cura per un tumore. Quello consigliato è lo pneumococcico polisaccaridico 23-valente (PPSV23), da effettuarsi preferibilmente due settimane prima dell'inizio delle terapie. Non è da sottovalutare nemmeno l'influenza: negli individui immunocompromessi e in chi è in cura, l'infezione da virus antinfluenzale espone ad un aumentato rischio di sovrainfezioni batteriche. Quello raccomandato è il vaccino quadrivalente inattivato da effettuare preferibilmente almeno due settimane prima dei trattamenti oncologici. Infine, tra le più nuove e fortemente raccomandate, c'è la vaccinazione contro Covid-19. Con la pandemia è risultato particolarmente chiaro l'estrema vulnerabilità al virus nei malati oncologici. Pur seguendo la regola delle due settimane prima dei trattamenti, recenti studi hanno mostrato come l'efficiacia sia mantenuta anche se la vaccinazione viene somministrata in concomitanza con le cure.

PERCHÈ È IMPORTANTE VACCINARE IL PAZIENTE ONCOLOGICO?

Ma quali sono le ragioni nel consigliare le vaccinazioni in questa categoria di pazienti? «Tutte le malattie vaccino-prevenibili rappresentano un serio problema per i nostri pazienti. Oltre ai pericoli per lo stato di salute generale, derivati da infezioni e complicanze patologie come influenza, meningite, polmonite o lo stesso Fuoco di Sant’Antonio, queste patologie infettive possono ritardare i trattamenti oncologici attivi. Quest'ultimo punto è stato particolarmente evidente con Covid-19, dove molti pazienti hanno dovuto ritardare le cure fino alla negativizzazione dal virus. Ecco perché, proteggersi adeguatamente con le vaccinazioni consigliate, può incidere positivamente sul percorso di cura oncologico» conclude la dottoressa Lasagna.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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