Limitare il consumo di sale aiuta a controllare la pressione alta: massimo 5 grammi al giorno, meglio se arricchito con iodio e potassio. Ecco perché
Ridurre il consumo di sale per tenere a bada la pressione alta, e ridurre il rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari, è sicuramente una delle raccomandazioni più importanti insieme al controllo del peso corporeo e allo svolgimento regolare di attività fisica. Massimo 5 grammi al giorno di sale, vale a dire circa 2 grammi di sodio, ma meglio se arricchito con iodio, per evitare l’ingrossamento della tiroide, e potassio per contribuire all’abbassamento della pressione arteriosa.
SALE POCO, MEGLIO SE IODATO
Sono ormai 15 anni che procede la promozione dell’uso di sale arricchito con iodio e, secondo un recente studio dell’Istituto Superiore di Sanità, l’Italia oggi è ‘iodosufficiente’, con una forte diminuzione dei rischi legati alla carenza nutrizionale di iodio. Perché è così importante integrare questo elemento? In natura gli alimenti ricchi di questo micronutriente sono pochi (è contenuto soprattutto in latte e prodotti del mare) e la dieta, seppure equilibrata, garantisce solo il 50-60 % del fabbisogno giornaliero di iodio, per questo in Italia, con la Legge n. 55 del 21 marzo 2005, si è scelto di raccomandare “meno sale ma iodato”. Nella legge viene chiesto ai rivenditori di offrire preferibilmente il sale iodato, promuovendone il consumo in alternativa a quello comune, rendendolo disponibile in tutti i punti vendita di generi alimentari. Garantirsi un corretto apporto di iodio evita carenze che indurrebbero la tiroide ad ingrandirsi, causando il cosiddetto gozzo, nel tentativo di assorbire questo elemento, fondamentale per la produzione degli ormini toroidei.
LO STUDIO DELL'ISS
Lo studio, coordinato dall’Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia (Osnami) dell’ISS pubblicato dal Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, è stato condotto tra il 2015 e il 2019 su scala nazionale in collaborazione con il sistema di sorveglianza PASSI. Il consumo di sale iodato è stato valutato su un campione di circa 165mila adulti e 1000 mense scolastiche, mentre su oltre 4300 ragazzi tra gli 11 e i 13 anni sono stati valutati la concentrazione di iodio nelle urine, la prevalenza di gozzo e di noduli tiroidei, e anche la presenza di autoimmunità tiroidea. Su circa 200mila neonati è stata invece valutata la quantità dell’ormone tiroideo TSH, marcatore utilizzato per lo screening dell’ipotiroidismo congenito e utile per valutare l’apporto di iodio in gravidanza, mentre i casi di ipertiroidismo sono stati stimati indirettamente sulla base delle prescrizioni di metimazolo, farmaco che viene usato per trattare questo problema.
COSA È EMERSO?
Nonostante la progressiva riduzione del consumo di sale, l’Italia è risultata ‘iodosufficiente’, con una prevalenza di uso del sale iodato del 71,5% negli adulti e del 78% nelle mense scolastiche. Il consumo è maggiore al Nord, nelle donne e nelle persone con un maggiore status socioeconomico. La prevalenza del gozzo in età scolare è risultata del 2,2%, molto inferiore alla soglia del 5% sopra la quale questa patologia viene definita endemica. Anche la presenza di noduli alla tiroide nella popolazione infantile è risultata bassa, intorno al 2%. La percentuale di neonati con un valore di TSH superiore a 5 microunità su litro è risultata del 5,1%, valore significativamente più basso rispetto al passato, ma comunque superiore al limite del 3% considerato sufficiente dal WHO. L’utilizzo del sale iodato è risultato sicuro, con una bassa frequenza di autoimmunità tiroidea in età scolare e di ipertiroidismo in tutta la popolazione.
«I dati suggeriscono che quindici anni di promozione dell’uso di sale iodato hanno significativamente migliorato la nutrizione iodica nella popolazione, portando ad una minor frequenza delle patologie legate alla carenza nutrizionale di iodio e dimostrando che il programma di iodoprofilassi nel nostro Paese è sicuro - commenta Antonella Olivieri, responsabile scientifica dell’OSNAMI -. Rimane qualche preoccupazione per la nutrizione iodica in gravidanza, periodo della vita in cui il fabbisogno di iodio è aumentato per soddisfare le esigenze fetali».
IL SALE ARRICCHITO CON POTASSIO
Non sono solo gli alti livelli di sodio ad aumentare il rischio di ipertensione, ma anche i bassi livelli di potassio assunti con la dieta. Secondo gli esperti l'uso di sale in cui parte del cloruro di sodio sia sostituito da cloruro di potassio sembra risolvere entrambe le problematiche contemporaneamente. Un gruppo internazionale di esperti ha infatti lanciato un appello per l'inclusione di raccomandazioni sul sale arricchito di potassio a basso contenuto di sodio nelle linee guida per il trattamento dell'ipertensione, pubblicato oggi sulla rivista scientifica Hypertension dell'American Heart Association. La professoressa Alta Schutte, dell'Istituto George per la Salute Globale e dell'UNSW di Sydney, ha dichiarato che, nonostante i dati di studi randomizzati e controllati dimostrino i benefici per la salute dei sostituti del sale arricchiti di potassio e a ridotto contenuto di sodio, essi sono raramente utilizzati. «Abbiamo scoperto che le attuali linee guida cliniche offrono raccomandazioni incomplete e incoerenti sull'uso di questi sostituti del sale», ha dichiarato. «Data la ricchezza delle prove disponibili, riteniamo che sia giunto il momento di includere i sostituti del sale nelle linee guida terapeutiche per contribuire ad affrontare la spirale dei tassi di ipertensione non controllata in tutto il mondo e ridurre i decessi evitabili».
NESSUN EFFETTO SUL GUSTO
Il sale arricchito di potassio può essere utilizzato in sostituzione del sale normale (cloruro di sodio) per condire, conservare o produrre alimenti. È importante notare che, mentre altre strategie di riduzione del sale rendono gli alimenti meno salati, il passaggio al sale arricchito di potassio non è percepibile dalla maggior parte delle persone. «Gli effetti indesiderati sul gusto sono il motivo principale per cui gli sforzi per ridurre l'assunzione di sale sono falliti per più di due decenni. La volontà dei pazienti di continuare a usare il sale arricchito di potassio rimuove questa barriera, ed è per questo che può rappresentare una svolta», ha aggiunto la professoressa Alta Schutte.
LE RACCOMANDAZIONI PROPOSTE
Per i pazienti con ipertensione gli autori hanno proposto di includere nelle linee guida cliniche la seguente raccomandazione: “Il sale arricchito di potassio con una composizione di circa il 75% di cloruro di sodio e il 25% di cloruro di potassio dovrebbe essere raccomandato a tutti i pazienti con ipertensione, a meno che non abbiano una malattia renale avanzata, stiano usando un integratore di potassio, stiano usando un diuretico risparmiatore di potassio o abbiano un'altra controindicazione”.
Per la popolazione generale propongono di raccomandare: “Se è necessario aggiungere sale agli alimenti, il sale arricchito di potassio con una composizione di circa il 75% di cloruro di sodio e il 25% di cloruro di potassio può essere raccomandato per l'uso da parte della popolazione generale in contesti in cui vi è una bassa probabilità che le persone con malattia renale avanzata (stadio 4-5) non vengano diagnosticate dal sistema sanitario e le controindicazioni all'uso possono essere stampate sulla confezione del prodotto”.
Fonti
Caterina Fazion
Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile