Sonno, alta quota e alcol sono un mix che andrebbe evitato a tutela del cuore. A suggerirlo una ricerca tedesca. Ecco i consigli utili
Bere alcol durante i lunghi voli, dove è abitudine addormentarsi, potrebbe non essere una buona idea. Ad alta quota, infatti, subiamo un abbassamento dell'ossigeno nel sangue e un aumento della frequenza cardiaca, e l’aggiunta del consumo di alcol non fa altro che peggiorare la situazione. A fare particolare attenzione, dunque, dovrebbero essere i soggetti a rischio, come ad esempio i cardiopatici o le persone anziane. A suggerirlo un piccolo studio pubblicato recentemente su Thorax, rivista di medicina respiratoria del British Medical Journal, e condotto dagli scienziati dell’Istituto di medicina aerospaziale del Centro aerospaziale tedesco.
LO STUDIO
I ricercatori hanno coinvolto volontari sani tra i 18 e i 40 anni. Metà dei partecipanti ha dormito in un laboratorio del sonno in condizioni atmosferiche normali, ovvero al livello del mare, e l'altra metà in una camera che imitava le condizioni di pressione della cabina di un aereo all'altitudine di crociera (2.438 m sul livello del mare). In entrambi i gruppi, metà dei volontari ha dormito per quattro ore senza aver bevuto alcolici, mentre l’altra metà avendo bevuto circa due unità alcoliche. Dato che l'alcol rilassa le pareti dei vasi sanguigni, aumentando la frequenza cardiaca durante il sonno, i ricercatori hanno voluto scoprire se il consumo di bevande alcoliche durante lunghi voli potesse andare ad affaticare ulteriormente il sistema cardiovascolare dei passeggeri che durante il volo si sono addormentati. Il ciclo del sonno dei partecipanti, la saturazione dell’ossigeno e la frequenza cardiaca sono stati monitorati continuamente fino alle 4 del mattino. Successivamente le due metà di ogni gruppo si sono scambiate. Nel complesso sono stati valutati 23 volontari nel gruppo di controllo e 17 nel gruppo con simulazione dell’alta quota.
IL RUOLO DELL’ALCOL
I risultati dello studio hanno mostrato che le persone che avevano dormito a livello del mare presentavano misurazioni normali di ossigeno nel sangue, mai al di sotto del 90%. Ricordiamo che la saturazione di ossigeno nel sangue, è considerata “buona” a un livello superiore al 95%, mentre un livello inferiore al 90% è considerato basso e preoccupante. La frequenza cardiaca, invece, aumentava leggermente durante la notte in cui avevano bevuto alcol. Chi aveva dormito nella camera che simulava l’alta quota, invece, ha subito una caduta della saturazione dell’ossigeno all’85% in caso di assunzione di alcol, e all’88% in assenza di alcol. Anche la loro frequenza cardiaca, proprio per compensare la bassa saturazione, era aumentata in entrambe le situazioni, ma maggiormente a seguito di consumo di alcolici.
COSA SUCCEDE IN VOLO?
Come anticipato, l'ambiente ad alta quota ci espone a una pressione atmosferica più bassa, situazione che può portare a riduzione del livello di saturazione di ossigeno nel sangue e aumento della frequenza cardiaca, soprattutto quando dormiamo. Ma non solo.
«In generale – spiega il dottor Umberto Berrettini, Direttore Cardiologia UTIC Civitanova Marche, esperto di ambienti straordinari e past president Società italiana Cardiologia dello sport – , ad alta quota, e anche durante il sonno, subiamo un’ alterazione del metabolismo, che aumenta la sua attività, determinando aumento della glicemia e della temperatura corporea. Inoltre, a essere interessato a modificazioni è anche il metabolismo del sangue, situazione che incide sui fattori della coagulazione. Per questo motivo si suggerisce di camminare durante i voli lunghi. In soggetti a rischio, ovvero ipertesi, diabetici, cardiopatici o vasculopatici, viaggiare a lungo in aereo può rappresentare un ulteriore fattore di rischio, a prescindere dal consumo di alcol».
I SOGGETTI A RISCHIO
Va considerato che lo studio è di ridotte dimensioni e che i partecipanti hanno dormito in posizione supina, una possibilità solitamente concessa solo a chi viaggia in prima classe, quindi i risultati potrebbero non essere applicabili anche alla maggior parte dei passeggeri degli aerei che volano in economy. Tuttavia, i ricercatori affermano che: «L'insieme di questi risultati indica che, anche in individui giovani e sani, la combinazione dell'assunzione di alcolici con il sonno in condizioni ipobariche pone una notevole tensione sul sistema cardiaco e potrebbe portare a un'esacerbazione dei sintomi in pazienti con malattie cardiache o polmonari». Questi effetti potrebbero essere ancora maggiori nelle persone anziane, suggeriscono i ricercatori, che aggiungono: «I sintomi cardiovascolari hanno una prevalenza del 7% delle emergenze mediche in volo, e l'arresto cardiaco causa il 58% delle deviazioni dall'aereo». E concludono che «gli operatori, i passeggeri e l'equipaggio dovrebbero essere informati dei rischi potenziali e potrebbe essere utile considerare la possibilità di modificare le norme per limitare l'accesso alle bevande alcoliche a bordo degli aerei».
CONSIGLI UTILI
Quale consiglio possiamo rivolgere ai passeggeri per un volo in sicurezza?
«L’informazione principale che va data a tutti i passeggeri, e a maggior ragione ai soggetti a rischio – conclude il dottor Berrettini –, oltre ad evitare di bere alcol, è quella di idratarsi bevendo acqua durante il volo. In questo modo viene migliorato il metabolismo, la perfusione renale con escrezione dei metaboliti, e la fluidità sanguigna. In generale, una buona idratazione significa fluidità, anche mentale».
Caterina Fazion
Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile