Guarisce dall'HIV dopo un trapianto di midollo per la cura di un linfoma. E' il secondo caso documentato al mondo. I risultati presentati al CROI di Seattle
Guarire dall'HIV è un evento più unico che raro. Il primo ed unico caso documentato fu quello Timothy Ray Brown -ribattezzato il paziente di Berlino, città nella quale fu curato- nel 2008. L'uomo, in seguito al trapianto di midollo per curare una leucemia mieloide acuta, non ha più avuto segni di malattia tanto da non necessitare più delle terapie antiretrovirali. Oggi, a poco più di dieci anni di distanza, è la volta del secondo caso di guarigione. In questo frangente si tratta di un uomo di Londra che dal settembre 2017 non ha più evidenza di malattia in seguito ad un trapianto di midollo per un Linfoma non-Hodgkin. I risultati sono stati presentati in queste ore al congresso CROI (Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections) di Seattle e pubblicati sulla rivista Nature.
HIV: LE CURE DURANO TUTTA LA VITA
All'inizio degli anni '90 la diagnosi di sieropositività equivaleva ad una condanna. Il virus dell'HIV, infettando in maniera specifica le cellule del sistema immunitario, rendeva le persone affette più vulnerabili a molte malattie che generalmente, nelle persone sane, non creano particolari problemi. Rendeva perché oggi, grazie alla ricerca, lo scenario è completamente cambiato tanto che una persona positiva al virus, se opportunamente trattata, possiede un'aspettativa di vita media simile a chi non è mai entrato in contatto con il virus. Il merito è delle terapie antiretrovirali, molecole che agiscono interrompendo selettivamente i meccanismi che il virus mette in atto per replicarsi e infettare nuove cellule. Farmaci che non eliminano definitivamente il virus ma che, presi per tutta la vita, consentono di tenere a bada l'HIV evitando che evolva in AIDS.
QUELL'EFFETTO COLLATERALE CHE NON TI ASPETTI
Ma se tutti gli individui sieropositivi che riescono ad accedere ai farmaci stanno sperimentando l'effetto salvavita delle terapie, solo due uomini al mondo possono dire di essere guariti dal virus tanto da non dover più assumere alcun farmaco. Casi più unici che rari che hanno come denominatore comune il cancro e il trapianto di midollo. L'ultimo in ordine di tempo, descritto durante il congresso CROI, riguarda un uomo sieropositivo colpito da linfoma non-Hodgkin. Curato tramite cicli di chemioterapia e successivamente sottoposto a trapianto di midollo per andare a ripopolare il sangue di globuli bianchi e rossi precedentemente "distrutti" dalla chemio, una volta guarito dal tumore nel suo sangue il virus HIV non era più rilevabile. Cure anticancro e trapianto hanno avuto come effetto collaterale l'eliminazione del virus.
I LINFOCITI SONO PIU' RESISTENTI CON CCR5 MUTATO
Il "segreto" dell'avvenuta guarigione -l'uomo non riceve più le terapie antiretrovirali da 18 mesi- si chiama CCR5, il recettore presente sulle cellule del sistema immunitario che il virus sfrutta per entrare e moltiplicarsi. In entrambi i casi di guarigione documentata, le persone avevano ricevuto un trapianto di midollo da donatori compatibili ma con la caratteristica di possedere una mutazione di CCR5 che conferisce resistenza agli attacchi di HIV. Una particolare caratteristica genetica -si calcola che sia presente nel 10% della popolazione- che rende l'individuo meno soggetto a sviluppare l'infezione da HIV e che recentemente è finita sotto i riflettori con la creazione delle gemelle geneticamente modificate. I due uomini sarebbero dunque guariti perché, oltre ad aver eliminato le cellule infette con la chemioterapia, la restante parte del virus non avrebbe trovato terreno fertile per crescere grazie alla mutazione di CCR5.
CCR5 MUTATO NON SIGNIFICA PROTEZIONE TOTALE DA HIV
Attenzione però ai facili entusiasmi: i casi ad oggi documentati -oltre ad essere eventi estremamente rari- rappresentano un "effetto collaterale" delle cure anticancro. Una procedura difficilmente applicabile in un individuo sieropositivo ma sano dal punto di vista oncologico. Al di la' della fattibilità del trapianto, il virus HIV può infatti entrare nelle cellule -seppur con frequenza minore- attraverso recettori alternativi a CCR5. Ecco perché avere la mutazione non significa possedere uno scudo contro le infezioni da HIV. CCR5 sarà la prossima sfida dei farmaci per la cura dell'HIV ma non dimentichiamoci però di quanto già raggiunto: oggi gli antiretrovirali in commercio stanno salvando milioni di vite.
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.