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Daniele Banfi
pubblicato il 23-07-2018

Aids: nel mondo ancora troppa disparità nelle cure



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Dei 37 milioni di persone sieropositive poco meno di 22 milioni accedono alle terapie salvavita. Prevenzione fondamentale: i giovani sono la popolazione più a rischio

Aids: nel mondo ancora troppa disparità nelle cure

Con l'AIDS è vietato abbassare la guardia. Il successo delle terapie antiretrovirali non deve però fare dimenticare che al mondo, su 37 milioni di persone infette da HIV, 15 milioni non accedono alle cure. Non solo, nonostante la progressiva diminuzione delle nuove diagnosi, in Europa solo nel 2015 sono state più di 153 mila i contagi. Di questi, complice il ritorno nell'utilizzo di droghe per via iniettiva come l'eroina, il 79% si registra nell'Est Europa. A preoccupare è anche l'identikit del nuovo "paziente sieropositivo": nel nostro Paese sono circa 500 all'anno i nuovi casi (su 3500 totali) nella fascia di età tra i 25 e i 29 anni. E' questa la fotografia globale sull'AIDS che emerge dal “The International Aids Congress”, il più importante appuntamento mondiale dedicato alla malattia che apre oggi i lavori ad Amsterdam.

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AIDS E HIV: LE DIFFERENZE

L’AIDS è una patologia causata dalla presenza del virus HIV. Quest’ultimo, infettando in maniera specifica le cellule del sistema immunitario, rende le persone affette più vulnerabili a molte malattie che generalmente, nelle persone sane, non creano particolari problemi. Essere sieropositivi per l'HIV vuol dire essere entrato in contatto con il virus. Questo però non significa che necessariamente si svilupperà l'AIDS. Di fondamentale importanza per evitare che ciò si verifichi -compromettendo così il sistema immunitario- è seguire una terapia farmacologica.

GLI ANTIRETROVIRALI SALVANO MILIONI DI VITE

Sino agli anni '90 una diagnosi di sieropositività equivaleva ad una condanna. Oggi grazie allo sviluppo di farmaci in grado di agire sui meccanismi che il virus mette in atto per replicarsi l'aspettativa di vita media di una persona sieropositiva, se trattata precocemente, è del tutto paragonabile a quella di un individuo sano. A differenza di 15-20 anni fa, dove la persona "infetta" doveva assumere sino a 15 compresse al giorno, oggi tutto può essere condensato in un'unica compressa. Non solo, a differenza dei primi antiretrovirali, oggi la tossicità di questi farmaci è pressoché assente. Grazie all'avvento di queste molecole sono state e continuano ad essere milioni le vite salvate negli anni.

ACCESSO ALLE TERAPIE: MONDO A DUE VELOCITA'

Il successo delle terapie non deve fare però dimenticare che a goderne è solo una certa parte del mondo. Secondo l'ultimo rapporto UNAIDS, il programma delle Nazioni Unite per il contrasto all'AIDS, nel mondo 36,9 milioni di persone vivono con il virus ma di queste ben 15 milioni non ha accesso alle terapie. Non solo, a testimonianza del fatto che l'AIDS non deve finire nel dimenticatoio l'UNAIDS ricorda che i casi di nuovi contagi sono 1,8 milioni l'anno e stanno aumentando considerevolmente in almeno 50 nazioni. 

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I NUOVI CASI RIGUARDANO I GIOVANI

Che di AIDS si debba sempre parlare -e in particolare in chiave preventiva- lo testimoniano anche i numeri del Vecchio Continente. Nel 2015 sono state più di 153 mila le nuove diagnosi in Europa. Di queste il 79% è stato riscontrato nell’Europa dell’Est. A preoccupare è inoltre l'identikit del nuovo "paziente sieropositivo": oltre ad aumentare quelli che contraggono l'HIV per un ritorno nell'utilizzo di droghe iniettabili, l'incidenza maggiore nel nostro Paese riguarda la fascia di età dei giovani tra i 25 e i 29 anni. Il fatto che le diagnosi siano diffuse in questa fascia di età -il che significa la possbilità di aver contratto l'infezione anche a cavallo della maggiore età- per gli esperti è dovuto principalmente alla scarsa consapevolezza dei rischi e alla progressiva scomparsa di campagne informative. Particolarmente vulnerabile è la comunità gay: secondo il rapporto Miles to Go dell’UNAIDS gli omosessuali oggi hanno un rischio 28 volte maggiore di contrarre l'HIV rispetto agli eterosessuali. 

TERAPIE A LUNGA DURATA D'AZIONE PER COLMARE IL GAP DI ACCESSO

Se da un lato si rende dunque necessario un ritorno ad investire in programmi di prevenzione, dall'altro la ricerca porterà ad un miglioramento nell'accesso alle terapie. A rivoluzionare il trattamento dell'HIV tra qualche anno saranno le nuove formulazioni dei farmaci antiretrovirali. Assunti oggi per bocca con cadenza giornaliera - condizione necessaria affinché il virus venga tenuto sotto controllo -, sono già in fase di sperimentazione avanzata molecole (i long-acting drugs) di pari efficacia alle cure tradizionali da iniettare intramuscolo dalle 3 alle 6 volte all'anno. Un vantaggio soprattutto in quei luoghi dove l'assenza di strutture sanitarie adeguate limita l'accesso giornaliero ai farmaci.

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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