Una scarsa igiene è responsabile di quattro milioni di infezioni all'anno soltanto in Europa. Ma la vera emergenza è nei Paesi in via di sviluppo
Ciò che appare banale, nella quotidianità, di fatto non lo è nei Paesi in via di Sviluppo e negli ospedali. Lavarsi le mani è un gesto semplice e routinario ma che, se non eseguito correttamente, può dare il là alla propagazione di diverse infezioni. Un aspetto che in molti sottovalutano e che ha spinto l’Organizzazione Mondiale della Sanità a riportarlo in copertina in occasione di una specifica giornata mondiale, organizzata ogni anno il 5 maggio. Eloquente il titolo assegnatole per questa occasione: “Salva vite: lavati le mani”. Su Twitter circola uno specifico hashtag: #handhygiene.
EMERGENZA NEGLI OSPEDALI
Un'accurata pulizia delle mani permette di ridurre del 40% il rischio di infezioni, seguendo allo stesso tempo anche le altre importanti regole comportamentali e igieniche. Come sottolinea l'Organizzazione Mondiale della Sanità, «l'igiene è un indicatore della sicurezza e della qualità di un sistema sanitario nazionale». Tutto passa dalle mani di medici e infermieri: da una semplice iniezione a un intervento chirurgico all'uso dei dispositivi tecnologici. Ma sono anche il veicolo principale di trasmissione di agenti patogeni responsabili delle infezioni, la complicanza più grave e frequente nell'ambito dell'assistenza ospedaliera. Secondo le stime della Commissione Europea, queste colpiscono in Europa poco più di quattro milioni di persone ogni anno. Inoltre, sono spesso difficili da trattare perché i microrganismi che le causano sono diventati resistenti agli antibiotici.
COME LAVARSI LE MANI?
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono cinque i momenti chiave in cui gli operatori devono necessariamente lavarsi le mani: prima di toccare un paziente, prima di una procedura asettica, dopo il contatto con le sacche che contengono fluidi corporei e, infine, dopo aver toccato il paziente e ciò che lo circonda. Come esser certi di aver pulito con perizia le proprie mani? Non basta sfregarsi i palmi: nulla va risparmiato, dai dorsi alle dita agli interstizi. Per lavarsi le mani, soprattutto negli ospedali, meglio utilizzare una soluzione a base alcolica, se disponibile. Acqua e sapone (meglio della saponetta) vanno utilizzati quando le mani sono visibilmente sporche o se non è disponibile un prodotto a base alcolica. Tempo minimo da dedicare alla procedura: almeno trenta secondi. Una volta terminata, è preferibile asciugare le mani con carta usa e getta o con un dispositivo ad aria calda oppure con un asciugamano pulito, personale. Per chiudere un rubinetto e abbandonare la toilette, meglio usare una salviettina di carta, poi da gettare. Altre indicazioni utili: tenere le unghie corte, usare almeno una volta al giorno una crema protettiva, non usare acqua calda per risciacquare le mani, lasciarle asciugare completamente prima di indossare i guanti.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).