I risultati della sperimentazione condotta in Guinea al quarto posto nella classifica di "Science". L'obiettivo è evitare che future epidemie provochino un numero così alto (oltre 11mila) di morti
Ecco le dieci scoperte scientifiche più importanti del 2015
Non ce l'ha fatta ad aggiudicarsi il riconoscimento di scoperta scientifica dell'anno. Ma il vaccino contro l'ebola, sviluppato dalle case farmaceutiche Merck e NewLink Genetics e testato in Guinea dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dall'Istituto norvegese di sanità pubblica (col contributo di Medici senza Frontiere), è rientrato tra le dieci scoperte scientifiche che i redattori di Science hanno individuato come le più influenti del 2015. Si tratta di un'opportunità, secondo gli esperti, utile per porre fine all'epidemia in corso in Africa occidentale da un anno e mezzo (ventottomila casi, oltre undicimila morti) e che nelle ultime settimane s'è riaffacciata in Liberia.
Dalla dura lezione di ebola trasfusioni più sicure
LA NOVITA' NELL'APPROCCIO "AD ANELLO"
La scoperta di un vaccino in grado di prevenire i nuovi contagi da ebola era già stata data dalla Fondazione Veronesi, lo scorso 5 agosto. L'ultimo riconoscimento non fa altro che confermare l'importanza delle conclusioni della sperimentazione, adesso entrata nella fase 3. Il rVsv-Zebov - nome dato al vaccino costituito dal virus della stomatite vescicolare ricombinante che colpisce equini e bovini, cui è stata legata una proteina di membrana dell'ebolavirus, in grado di garantire l'immunità - s'è rivelato efficace a partire da dieci giorni dopo l'iniezione (unica). La vera novità è consistita nell'utilizzo dell'approccio "ad anello" - rivelatosi già efficace negli anni '70 nell'eradicazione del vaiolo - nel corso della sperimentazione.
Sono state vaccinate le persone a contatto con quelle che avevano appena ricevuto una diagnosi di infezione da virus ebola (trattate anch'esse). I cluster sono stati randomizzati: 48 di essi sono stati trattati subito con il vaccino, altri 42 tre settimane più tardi. I ricercatori hanno contato il numero di nuovi casi di malattia in ciascun "anello", per valutare il tempo di azione del vaccino. Nessun nuova diagnosi è stata effettuata nelle persone (2014) trattate immediatamente, 16 le nuove diagnosi tra chi (2380 persone) era stato vaccinato a tre settimane dal primo contatto con la persona infetta.
Anche per la malaria il vaccino è alle porte?
COSA RESTA DA FARE?
Il riscontro ha portato gli autori della sperimentazione ad affermare che «il vaccino è efficace al 100%». Opinione che trova d'accordo Massimo Galli, direttore dell'unità operativa di malattie infettive e tropicali dell'ospedale Sacco e segretario generale della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit). «I risultati consentono di ritenere che il vaccino somministrato possa essere efficace nel prevenire l’infezione e costituiscono un importante punto di partenza per l’elaborazione di strategie di prevenzione nei Paesi esposti al rischio di future epidemie».
Come spiegato anche dal direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità Margaret Chan, «servirà un follow-up nel tempo per verificare questi risultati» che, se confermati, «rischiano di cambiare per sempre la gestione di questa epidemia, come di altre». Cosa accade oltre le tre settimane dopo la vaccinazione? Al momento nessuno ha la risposta. L'altro dubbio riguarda le possibilità di conservazione di questo vaccino, che al momento dev'essere stoccato a -80 gradi. Condizioni non sempre raggiungibili, sopratutto nei Paesi africani. Finora l'ebola ha provocato più di ventottomila casi, tra Guinea, Sierra Leone e Liberia. Almeno undicimila i decessi da essa provocati. Ma il dato è sicuramente più sottostimato.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).