Un anticorpo monoclonale permette al 60% dei bambini allergici di seguire una dieta libera. Lo dimostra uno studio del Bambino Gesù. Come funziona questo farmaco e chi può ottenerlo?
Le allergie alimentari possono essere molto pericolose, talvolta addirittura fatali. Oggi, però, per i bambini che ne soffrono, esiste una nuova possibilità di cura: un anticorpo monoclonale, già impiegato per l’asma, che riduce il rischio di reazioni allergiche, permettendo un’importante riduzione delle restrizioni alimentari, migliorando così la qualità della vita grazie a una dieta meno severa. Il farmaco, però, estremamente costoso, è prescrivibile sono per i bambini che presentino anche asma.
Scopriamone di più su questo anticorpo monoclonale: come funziona? Chi può assumerlo? Quanti riescono a ottenerlo da parte del Servizio Sanitario Nazionale?
TRE VIE DI CURA
I bambini allergici a determinati alimenti, normalmente innocui, possono andare incontro a reazioni anche molto gravi. Questi bambini, spesso affetti da malattie allergiche come dermatite atopica, rinite allergica e asma, possono sviluppare anticorpi specifici (IgE) verso alcuni cibi. È proprio il contatto con questi alimenti a scatenare reazioni che possono coinvolgere:
- la via respiratoria con soffocamento e asma
- pelle con gonfiori, orticaria, edema diffuso
- la via digestiva con vomito e diarrea
- più raramente il sistema cardiovascolare con ipotensione e, nei casi più gravi, shock anafilattico
Per questi bambini, fino a poco tempo fa, le principali strategie di cura consistevano nell'evitare gli alimenti responsabili o nella desensibilizzazione, un processo di introduzione pilotata dell’alimento, tramite specifici preparati, per innalzare la soglia di tolleranza. Oggi esiste una terza opzione di trattamento: quella farmacologica.
IL RUOLO DEL FARMACO
La terapia farmacologica per le persone allergiche agli alimenti prevede l’uso dell’Omalizumab, un anticorpo monoclonale che mantiene innocue le IgE circolanti nell’organismo, responsabili delle reazioni allergiche. Già impiegato nel trattamento dell’asma, a inizio 2024 l’FDA americana ha approvato l’Omalizumab come primo farmaco per le allergie alimentari, con l'indicazione, tuttavia, di continuare a evitare gli alimenti scatenanti le reazioni. Un recente studio statunitense, pubblicato sul New England Journal of Medicine, di cui abbiamo recentemente parlato, ha evidenziato la capacità del farmaco di aumentare la soglia di reazione agli alimenti, rappresentando una sorta di scudo protettivo. Altri studi clinici hanno confermato l’efficacia dell’anticorpo monoclonale per le allergie alimentari. Presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, infatti, l’Omalizumab viene utilizzato da oltre 10 anni come strategia per ridurre il rischio nei bambini con asma grave e allergie alimentari.
LO STUDIO ITALIANO
Lo studio osservazionale condotto dai clinici e ricercatori dell’unità di Allergologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Allergy, ha indagato il grado di sicurezza della terapia farmacologica in caso di reintroduzione dell’alimento nella dieta del bambino allergico. I risultati hanno confermato che una gran parte dei piccoli pazienti può riprendere a mangiare cibi precedentemente evitati. La ricerca ha coinvolto 65 bambini con asma e allergia alimentare, trattati con Omalizumab per 12 mesi.
COSA È EMERSO?
I dati raccolti dai ricercatori del Bambino Gesù hanno mostrato che, grazie al trattamento farmacologico, le soglie di reazione agli alimenti sono aumentate in modo significativo. Per il latte, ad esempio, la soglia è aumentata di 250 volte, per l'uovo di 170 volte, per la nocciola di 250 volte e per l’arachide di 55 volte. Inoltre, è stato registrato un drastico calo delle reazioni anafilattiche, che sono passate da 98 casi nei 12 mesi precedenti al trattamento a solo 8 reazioni durante il periodo di cura con l’anticorpo monoclonale. Uno dei dati più rilevanti dello studio riguarda l'introduzione nella dieta, in sicurezza e senza necessità di desensibilizzazione, di alimenti precedentemente evitati. Questa possibilità è stata raggiunta dall'88% degli alimenti coinvolti. Considerando che molti di questi bambini erano allergici a più alimenti, la percentuale di bambini che ha potuto seguire una dieta completamente libera, senza alcuna restrizione è pari al 61,5%.
«Con il trattamento farmacologico tutti i bambini del gruppo hanno potuto smettere di osservare l’etichettatura precauzionale degli alimenti alla ricerca della dicitura “potrebbe contenere…”, pratica che limita di molto le scelte dei pazienti allergici alimentari» spiegano la dottoressa Stefania Arasi, allergologa, prima autrice dello studio e il professor Alessandro Fiocchi, responsabile di Allergologia del Bambino Gesù e coordinatore della ricerca. «Oltre a ciò, lo studio documenta che i genitori e i pazienti si rilassano, il loro indice di qualità della vita viene normalizzato non dovendo più essere condizionati in maniera incombente dal mangiare per errore qualcosa di sbagliato. I dati osservazionali del nostro studio dovranno essere replicati in maniera prospettica, ma la terza via per una vita migliore per i bambini allergici alimentari è aperta».
PER CHI È INDICATO IL FARMACO?
Nell’ambito delle allergie alimentari, il farmaco è indicato per i bambini che presentano manifestazione anafilattica. Si tratta di una reazione particolarmente grave che si verifica a causa di un’esagerata risposta immunitaria e può coinvolgere più sistemi del corpo. Durante una reazione anafilattica alimentare, possono comparire sintomi come:
- Orticaria o gonfiore della pelle
- Difficoltà respiratorie (ad esempio, chiusura della gola o della laringe)
- Asma improvviso o peggioramento dell’asma
- Ipotensione (caduta della pressione sanguigna) che può portare a shock
- Sintomi gastrointestinali come vomito e diarrea
- Nei casi più estremi, può portare alla perdita di coscienza e, se non trattata, al decesso.
«In Italia circa il 2% dei bambini è allergico – spiega il professor Fiocchi – e, tra questi, il 10% ha sperimentato almeno una volta una reazione anafilattica. Parliamo di circa 2 bambini ogni 1000. Per questi piccoli pazienti è fondamentale avere sempre a disposizione l’adrenalina, una farmaco salvavita da utilizzare in caso di emergenza a seguito di ingestione del cibo allergenico».
COME VIENE SOMMINISTRATO?
«Il farmaco – continua Fiocchi – viene somministrato a dosi variabili in base al peso del bambino e al livello delle IgE. Prima di iniziare la terapia con l’anticorpo, i bambini sono sottoposti a un test di esposizione per valutare la loro risposta alle dosi dei singoli allergeni. Il monitoraggio continua durante l’intero periodo di trattamento, per verificare se e come la risposta allergica si riduce nel tempo. Le prime somministrazioni avvengono in ambiente ospedaliero, mentre le dosi successive possono essere somministrate a domicilio dai genitori. Anche durante il trattamento, è sempre raccomandato avere a portata di mano l’adrenalina come farmaco salvavita, per poter intervenire tempestivamente in caso di necessità».
CHI PUÒ ACCEDERE AL FARMACO?
Come già detto, nonostante il farmaco abbia dimostrato grande efficacia, attualmente non è specificamente autorizzato per l’allergia alimentare. Può infatti essere prescritto solo a chi è affetto da asma, a partire dai sei anni, o da orticaria cronica, a partire dai 12, sia nei bambini sia negli adulti.
«Per ottenere l’autorizzazione all’uso del farmaco – conclude il professor Fiocchi – anche per le allergie alimentari, è necessario che sia la casa farmaceutica produttrice a presentare una richiesta all'EMA (Agenzia Europea per i Medicinali). Nonostante le pressioni da parte di noi specialisti, viste le grandi potenzialità dell’anticorpo monoclonale, questa domanda non è mai stata avanzata. Pertanto, chi non soffre di asma o orticaria, ma desidera comunque accedere al farmaco, può acquistarlo a proprie spese. Alcuni lo fanno, ma i costi sono molto elevati, con una singola dose che supera i 500 euro. Ci auguriamo che presto siano disponibili versioni più accessibili, dato che il brevetto del principio attivo è scaduto, e quelli per la formulazione farmaceutica scadranno nel 2024 in Europa e nel 2025 negli Stati Uniti».
Caterina Fazion
Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile