Secondi i dati dell’OMS, post covid si è registrato un aumento dei casi di sovrappeso e obesità tra i bambini nella Regione Europea. Un focus sulla situazione italiana
Un nuovo rapporto pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità evidenzia un preoccupante aumento dei casi di sovrappeso e obesità tra i bambini nella Regione Europea. I dati, raccolti tra il 2022 e il 2024 nell’ambito della 6ª edizione dell’Iniziativa di Sorveglianza dell'Obesità Infantile Europea “COSI” (Childhood Obesity Surveillance Initiative), rappresentano la prima analisi post-COVID-19 sull’argomento. I risultati rivelano che molti paesi non sono riusciti a ridurre i tassi di sovrappeso e obesità infantile e, in diversi casi, si è registrato un aumento significativo.
UN PO’ DI NUMERI
Secondo il rapporto, nella Regione Europea, il 25% dei bambini tra i 7 e i 9 anni è in sovrappeso, mentre l’11% obeso. I maschi risultano più colpiti rispetto alle femmine, con il 27% in sovrappeso e il 13% obeso, contro il 23% e il 9% delle bambine. Questi dati variano significativamente tra i paesi: il sovrappeso oscilla tra il 9% e il 42%, mentre i tassi di obesità si attestano tra il 3% e il 20%. In più della metà dei paesi partecipanti, almeno 1 bambino su 10 è obeso, e in alcuni paesi la cifra sale a 1 su 3 o più.
L’IMPATTO DELLA PANDEMIA
Il COVID-19 ha avuto un impatto notevole sull’aumento dell’obesità infantile. Restrizioni, lockdown e cambiamenti negli stili di vita hanno contribuito a peggiorare la situazione in molti paesi. Aumenti significativi dell’obesità sono stati registrati in Finlandia, Malta, Slovenia e Svezia, mentre solo San Marino ha riportato una riduzione. Per quanto riguarda il sovrappeso, aumenti si sono osservati in Bulgaria, Malta, Slovenia e Svezia, mentre diminuzioni sono state registrate in Grecia, Israele, Italia e Spagna.
LA SITUAZIONE ITALIANA
L’Italia, che partecipa all’iniziativa della Regione europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) “Childhood Obesity Surveillance Initiative – COSI” con i dati della sorveglianza nazionale OKkio alla SALUTE è risultata, anche nell’ultima rilevazione, tra le nazioni con i valori più elevati di eccesso ponderale nei bambini insieme ad altri Paesi dell’area mediterranea.
Nel nostro Paese, nel 2023, i bambini in sovrappeso erano il 19% e gli obesi il 9,8%, inclusi i bambini con obesità grave che rappresentano il 2,6%. I maschi hanno valori di obesità leggermente superiori alle femmine (maschi obesi 10,3% vs femmine obese 9,4%). Si evidenzia un chiaro trend geografico che vede le Regioni del Sud avere valori più elevati di eccesso ponderale in entrambi i generi. Prevalenze di obesità più elevate si osservano anche in famiglie in condizione socioeconomica più svantaggiata.
L’EFFETTO COVID IN ITALIA
Per osservare più da vicino l’effetto che la pandemia ha avuto nei confronti dello stato ponderale dei bambini italiani, occorre guardare i dati dello studio EPaS-ISS, promosso e finanziato dall’ISS e condotto in collaborazione con l’iniziativa COSI della Regione europea dell’OMS.
Durante la pandemia, i dati raccolti non hanno evidenziato grandi variazioni nei consumi alimentari delle famiglie italiane. La maggior parte dei genitori (70-80%) ha dichiarato che i propri figli non hanno modificato significativamente le loro abitudini, con alcune eccezioni: è stato osservato un aumento nel consumo di snack salati (24%) e dolci (25%), mentre si è registrata una lieve diminuzione nel consumo di pesce (14%), frutta (8%) e verdura (9%). Nonostante una maggiore irregolarità nei pasti quotidiani, sono emersi anche cambiamenti positivi. Il tempo trascorso insieme in famiglia ha favorito un aumento dei pasti condivisi e del cibo cucinato in casa insieme ai figli.
Il periodo pandemico ha però avuto un impatto significativo sul tempo libero e sull’attività fisica dei più giovani, soprattutto per via delle limitazioni nell’accesso a giardini e parchi. Parallelamente, è aumentato il tempo trascorso davanti agli schermi: TV, videogiochi e social media hanno occupato il 52,7% del tempo libero nei giorni feriali e il 47,3% nei festivi. L’eccessivo utilizzo è stato associato a criticità come irregolarità nel sonno e una diminuzione delle attività motorie.
LE SFIDE DA AFFRONTARE
Il rapporto OMS sottolinea che per contrastare questa tendenza è necessario un impegno coordinato tra governi, famiglie e comunità, basato su tre pilastri principali:
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Interventi su misura: le significative differenze tra i paesi evidenziano la necessità di strategie locali che rispondano alle specificità di ogni popolazione.
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Focus sulla prevenzione: è cruciale creare ambienti che incentivino diete sane e attività fisica.
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Monitoraggio continuo: la raccolta e l’analisi costante dei dati attraverso iniziative come COSI permettono di adattare le politiche e misurare i progressi.
UN APPELLO ALL’AZIONE
La crescente prevalenza di obesità infantile rappresenta non solo una crisi sanitaria, ma anche una questione sociale che incide su educazione, benessere e produttività economica. Come sottolineato dal dottor Kremlin Wickramasinghe, consulente regionale dell’OMS/Europa per nutrizione, attività fisica e obesità, è necessario adottare politiche più incisive come restrizioni sulla pubblicità di alimenti non salutari e etichettature obbligatorie sui prodotti alimentari.
Il dottor Gauden Galea, consulente strategico dell’OMS/Europa, aggiunge che «politiche che rendano le scelte sane più accessibili e facili da adottare sono fondamentali per fermare l’epidemia di obesità».
UNO SGUARDO AL FUTURO
Il rapporto COSI, che coinvolge 37 paesi e circa 470.000 bambini, rappresenta un riferimento essenziale per orientare le politiche pubbliche e rafforzare gli sforzi per raggiungere gli obiettivi globali di sviluppo sostenibile. Mentre i paesi si preparano al Vertice delle Nazioni Unite sulle malattie non trasmissibili nel 2025, è imperativo che vengano adottate misure concrete per ridurre i tassi di obesità e garantire un futuro più sano per le nuove generazioni.
Fonti
Caterina Fazion
Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile