Per chi soffre di allergie alimentari consumare involontariamente un alimento sbagliato può avere serie conseguenze. Un anticorpo monoclonale già in uso per l'asma potrebbe ridurre il rischio di reazioni gravi
Ridurre il rischio di shock anafilattico dovuto all'ingestione di cibo a cui si è allergici è possibile. Come? Attraverso una "profilassi" che prevede l'utilizzo di un anticorpo monoclonale. Un recente studio pubblicato sul New England Journal of Medicine ha dimostrato che l'utilizzo di omalizumab è in grado di ridurre il rischio di insorgenza di effetti collaterali gravi causati dal consumo di allergeni come gli arachidi. In base a questi risultati la Food and Drug Administration americana (FDA) ha approvato l'utilizzo del prodotto come trattamento per la prevenzione delle allergie alimentari. Attenzione però alle facili interpretazioni: le persone allergiche dovrebbero evitare il consumo dei prodotti "incriminati". Questo trattamento è infatti utile in caso di consumo accidentale di allergeni.
LE ALLERGIE ALIMENTARI IN NUMERI
In Europa si stima che a soffrire di allergie alimentari siano circa il 2% degli adulti e l’8% dei bambini. Vivere con un'allergia alimentare significa dover stare sempre attenti a ciò che si mangia influenzando negativamente la qualità di vita. «Attualmente la gestione standard dei pazienti con allergia alimentare si basa –sull’evitare in modo stretto gli alimenti incriminati e sul pronto uso di terapia antireattiva secondo uno specifico piano di azione. Pertanto, il rischio di gravi reazioni, potenzialmente fatali, in caso di esposizione accidentale e quindi non prevedibile, resta» spiega la dottoressa Stefania Arasi, pediatra specializzata in allergologia presso l'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e Presidente della sezione pediatrica dell’EAACI (European Academy of Allergy and Clinical Immunology).
RIDURRE IL RISCHIO
Per ridurre al minimo il rischio di allergia dovuta all'esposizione a proteine alimentari una strategia è l’utilizzo di anticorpi specifici in grado di riconoscere gli anticorpi IgE coinvolti nelle reazioni allergiche. Utilizzato con successo nel trattamento dell'asma e altre condizioni respiratorie, omalizumab è stato testato nelle persone con allergie alimentari proprio per la sua capacità nel riconoscere gli anticorpi IgE che attaccano le proteine presenti nel cibo.
LO STUDIO
Testato su 3 adulti e 177 bambini di età compresa tra uno e 17 anni gravemente allergici alle arachidi e ad almeno altri due alimenti, il farmaco -dopo circa quattro mesi di trattamento- è stato in grado di prevenire reazioni allergiche gravi nel 67% dei casi in cui i partecipanti allo studio hanno consumato l'equivalente di due o tre arachidi. Una percentuale considerevole se si considera il solo 7% tra chi ha ricevuto il placebo. Non solo, omalizumab è risultato efficace anche nell’aumentare la tolleranza dei partecipanti ad altri alimenti a cui erano allergici, tra cui anacardi, latte e uova. In generale, dopo il trattamento, 8 allergici su 10 sono stati in grado di assumere almeno piccole quantità dell’allergene che prima scatenava gravi reazioni.
I VANTAGGI
L'utilizzo dell'anticorpo in questione, rispetto ad altri trattamenti per le allergie alimentari, risulta vantaggioso sia per gli scarsi effetti collaterali sia per la facile somministrazione. A differenza di altre terapie utilizzate in questi casi, che prevedono lunghi mesi di progressiva induzione della tolleranza attraverso l’assunzione per via orale di piccole dosi di allergene, la somministrazione sottocutanea dell'anticorpo -fatta una al massimo due volte al mese- rappresenta un notevole vantaggio soprattutto nei bambini. «Nel 2018, sotto l’egida della EAACI (European Accademy of Allergy and Clinical Immunology) abbiamo raccomandato per la prima volta in ambito clinico (e non solo di ricerca) l’uso di una immunoterapia orale allergene-specifica in bambini con forme persistenti di allergia a latte, uova o arachidi in centri specializzati. La terapia, basata su protocolli ben definiti e sull’assunzione ripetuta nel tempo dell’allergene alimentare ha lo scopo di aumentare la soglia di reattività allo specifico alimento in corso di trattamento (la cosiddetta “desensibilizzazione”). Nonostante l’efficacia in termini di desensibilizzazione ed il potenziale effetto immunomodulante sulla storia naturale della malattia -soprattutto nelle epoche precoci di vita, come emerso più recentemente - l’immunoterapia presenta ad oggi alcuni limiti, incluso il rischio di reazioni gravi dovute alla somministrazione dell’alimento incriminato, in particolare in presenza di cofattori e nelle fasi iniziali di incremento delle dosi dell’alimento. In questo vengono in soccorso gli anticorpi anti-IgE, come l’omalizumab, che non solo possono migliorare il profilo di sicurezza dell’immunoterapia, quando usati in combinazione con la stessa, ma possono essere efficaci nell'innalzare la soglia di reattività all’alimento in taluni pazienti anche in monoterapia. Questo è stato dimostrato anche nello studio americano i cui dati sono stati recentemente pubblicati. Le evidenze scientifiche hanno indotto l’FDA a rendere finalmente disponibile il farmaco anche per pazienti con allergia alimentare, implementando le opzioni di trattamento disponibili» ha spiegato l'esperta.
OMALIZUMAB NELLA PRATICA CLINICA
Nella pratica clinica la dottoressa Arasi e il suo team trattano da tempo i bambini affetti da asma con il farmaco in questione. Molti hanno beneficiato del trattamento con omalizumab non solo per l'asma ma anche per l’allergia alimentare e sono in grado di tollerare ingestioni di piccole quantità dovute ad ingestione accidentale o persino di mangiare gli alimenti incriminati in base alla soglia di reattività testata in regime protetto. «L’approccio agnostico di omalizumab, che inibisce il legame delle IgE al recettore senza specificità per uno specifico allergene (diversamente dall’immunoterapia), fa sì che questo farmaco abbia un potenziale soprattutto per chi ha allergie alimentari multiple e/o comorbidità allergiche, come ad esempio l’asma. Questo migliora significativamente la qualità di vita dei pazienti e delle famiglie. I risultati dello studio che stiamo conducendo saranno a breve pubblicati. Ad oggi l’omalizumab non è approvato in Europa per l’allergia alimentare. Speriamo che in un prossimo futuro i bambini e le famiglie, nell’ambito di una scelta condivisa, possano avere l’opportunità di scegliere da un ampio ventaglio di terapie sulla base di specifiche esigenze e di specifiche caratteristiche del paziente, nell’ottica di una medicina di precisione» spiega la Arasi.
In questa prospettiva, la dottoressa ha avuto il piacere di coordinare il primo score internazionale di severità dell’allergia alimentare (DEFASE, Definition of Food Allergy SEverity) elaborato insieme ad altri 60 esperti internazionali di allergia alimentare con diverse prospettive sulla tematica (inclusi clinici, rappresentanti di associazioni di pazienti, psicologi, economisti, accademici, ecc). Lo score DEFASE in maniera olistica considera i diversi aspetti della patologia (ossia clinici, di qualità di vita, economici). «Il DEFASE potrebbe rappresentare un valido strumento per supportare le decisioni nel management del paziente con allergia alimentare ed effettuare un’oculata scelta per devolvere appropriatamente le risorse (anche economiche) a livello individuale», conclude la Arasi.
I LIMITI
Con il farmaco in questione addio dunque alle allergiea alimentari? Niente affatto. Omalizumab, è bene ricordarlo, può solo aumentare la soglia della quantità di cibo che una persona può mangiare prima che si scateni una reazione allergica in corso di trattamento. Ecco perché l'FDA ha sottolineato che le persone che assumono il farmaco devono comunque continuare ad evitare di mangiare alimenti ai quali sono allergici. Detto ciò il trattamento rimane un valido supporto per migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da allergie alimentari riducendo il rischio di gravi reazioni in caso di esposizione accidentale. L'altro limite, non indifferente, riguarda la disponibilità del farmaco: in Italia omalizumab, disponibile a pagamento, non è ancora indicato per le allergie alimentari. Tuttavia,presto dovrebbero essere disponibili versioni più economiche, dal momento che verranno prodotti biosimilari: il brevetto del principio attivo è infatti scaduto e quelli della formulazione farmaceutica sono in scadenza nel 2024 in Europa e nel 2025 negli Stati Uniti.