I consigli nella settimana mondiale mirata a ridurre i consumi di sale. Così si riducono i valori della pressione e il rischio di infarto e ictus
C'è stata una lunga fase storica, terminata poco più di diecimila anni fa, durante la quale l'uomo non avrebbe mai immaginato di aggiungere sale al cibo. In quell'epoca, l'unica fonte di cloruro di sodio (ovvero il sale) era rappresentata dalla quota naturalmente contenuta negli alimenti. Con questa, quasi mai si riusciva a superare la quota di un grammo al giorno: pari a meno di un quinto del valore massimo indicato oggi dall'Organizzazione Mondiale della Sanità per non correre rischi. Meno di cinque grammi al giorno: questo dovrebbe essere il consumo giornaliero per ridurre il rischio di sviluppare l'ipertensione.
Anche i bambini possono avere la pressione alta
SETTIMANA MONDIALE PER RIDURRE I CONSUMI DI SALE
ll messaggio riecheggia nel corso della settimana mondiale per la riduzione del consumo di sale, in corso fino al 18 marzo, ed è rivolto tanto al singolo cittadino (in modo da avere una ricaduta sulle scelte personali) quanto alle industrie alimentari e ai governi (chiamati a varare una strategia più ampia per ridurre il consumo di sale nella popolazione). «Un consumo eccessivo di sale può determinare un aumento della pressione arteriosa, con conseguente aumento del rischio di insorgenza di gravi malattie cardio-cerebrovascolari correlate all’ipertensione: quali infarto del miocardio e ictus cerebrale - afferma Elena Dogliotti, biologa nutrizionista e membro della supervisione scientifica della Fondazione Umberto Veronesi -. Diversi studi hanno inoltre evidenziato come un eccessivo introito di sale possa aumentare il rischio di sviluppare l'osteoporosi, l'insufficienza renale e alcuni tumori dell'apparato digerente: in particolare dello stomaco. Il consumo di sale va ridotto a partire dall'età infantile: motivo per cui si raccomanda di non aggiungere sale nelle pappe dei bambini, almeno per tutto il primo anno di vita. Oltre a fare prevenzione, in questo modo si educano anche i bambini alla scoperta dei sapori autentici degli alimenti».
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CINQUE CONSIGLI PER RIDURRE I CONSUMI DI SALE
Per raggiungere l'obiettivo, gli esperti della «World Action Salt» hanno redatto cinque consigli utili (per la salute) e sostenibili (per il palato).
- Scolare e sciacquare verdure e fagioli in scatola e mangia più frutta e verdure fresche
- Provare a diminuire gradualmente l'aggiunta di sale ai tuoi piatti preferiti, il tuo palato si adatterà al nuovo gusto
- Usa erbe, spezie, aglio e limone al posto del sale per aggiungere sapore ai tuoi piatti
- Mettere il sale e le salse salate lontano dalla tavola, così i giovani non prenderanno l'abitudine di aggiungere sale
- Controllare le etichette dei prodotti alimentari prima di acquistarli, ti aiuteranno a scegliere quelli a minor contenuto di sale.
UNA DIETA SANA NON COMPENSA GLI ECCESSI DI SALE
Secondo Dogliotti si tratta di «indicazioni utili ed efficaci, da cui partire per ridurre i consumi di sale nelle case degli italiani». L'impatto negativo legato agli eccessivi consumi di sale - la difficoltà sta sopratutto nel conteggiare la quota che si assume consumando alimenti di origine industriale - è spesso trascurato. Ma secondo una ricerca appena pubblicata sulla rivista Hypertension, nemmeno una dieta (per il resto) sana è in grado di compensare l'aumento della pressione arteriosa determinato dall'eccessivo introito di sale. I ricercatori hanno analizzato gli schemi alimentari di oltre quattromila persone, provenienti da quattro Paesi: Stati Uniti, Regno Unito, Giappone e Cina. Risultato? Chi assumeva troppo sale ogni giorno, aveva valori pressori più elevati: indipendentemente dalle pietanze portate a tavola. «Alcuni micronutrienti, come la vitamina C, la fibra e gli acidi grassi omega-3 e il potassio sono stati associati a valori inferiori di pressione sanguigna - commenta Dogliotti -. Ma consumare alimenti che ne sono ricchi, ovvero frutta, verdura e cereali integrali, non è una buona ragione per eccedere con il sale».
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LA SITUAZIONE IN ITALIA
Il consumo di sale nella popolazione italiana adulta è in media circa doppio rispetto alle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e maggiore nelle regioni del Sud, rispetto a quelle settentrionali e centrali. Il dato è emerso da una ricerca pubblicata sul British Journal of Medicine, in cui è stato valutato il consumo alimentare di sodio e di potassio in un campione nazionale di popolazione generale adulta. I partecipanti residenti nelle regioni del Sud Italia presentavano un consumo medio di sale superiore agli 11 grammi al giorno e non conforme a quello rilevato nel resto del Paese. Dall’indagine è emerso pure che le persone occupate in lavori manuali presentano un consumo di sale maggiore rispetto a coloro che sono impegnati in ruoli amministrativi e manageriali. Idem dicasi in relazione al grado di istruzione: con gli italiani in possesso della licenza elementare che consumano più sale rispetto ai diplomati e ai laureati.
Fonti
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).