Uno studio scientifico cancella la validità degli ormoni naturali anche contro l'osteoporosi
Isoflavoni di soia o terapia ormonale sostitutiva? Meglio gli «ormoni» vegetali o quelli chimici di un vero farmaco per contrastare i fastidiosi disturbi della menopausa e soprattutto proteggere le ossa dall’infida osteoporosi?
Tante donne si arrovellano tra le due opzioni, frastornate dai tanti pareri opposti che raccolgono: spesso prevale la prima scelta perché entra in gioco la magica parola «naturale». Magica in quanto il ragionamento è sempre questo: «se è naturale almeno male non fa».
Naturale, però, non è sempre sinonimo di sicuro (meglio sempre consultare un medico), nè di efficace.
LO STUDIO
Ora una risposta c’è, ed è netta: gli isoflavoni di soia sono inefficaci nel prevenire la perdita di massa ossea e i sintomi della menopausa.
Questo esito viene da uno studio americano condotto per due anni su 248 donne in menopausa da meno di 5 anni e con densità minerale ossea ridotta e che sono state divise in due gruppi: a 122 sono state somministrate tavolette da 200 mg di isoflavoni di soia e alle restanti 126 è stato distribuito un placebo.
A coordinare la ricerca, condotta in doppio cieco, la dottoressa Silvina Levis del Centro di ricerca geriatrica della Miller School of Medicine all’Università di Miami.
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EFFETTO PLACEBO?
«Studio più che benemerito», afferma Rossella Nappi, professore associato di ostetricia e ginecologia all’Università San Matteo di Pavia e membro del Comitato internazionale della Società mondiale per la menopausa. E spiega subito il suo entusiasmo: «Non sono mai stati condotti studi contro placebo per lungo tempo. I dati che avevamo finora e che hanno favorito il mercato degli isoflavoni di soia sono stati controllati a tre mesi, massimo sei mesi, periodo breve entro cui è più efficace l’effetto placebo.
Funziona cioè l’autoconvinzione della donna di sentirsi meglio. Ma dati per sostenere quanto andiamo dicendo da tempo, cioè che a lungo termine non sono una soluzione ai problemi delle donne, non c’erano. Brava dottoressa Levis!».
A COSA SERVONO, A COSA NO
Ma che cosa voi sostenete da tempo?
«Che gli isoflavoni di soia vanno bene per fronteggiare i sintomi spiacevoli della menopausa per i primi tempi, fastidi che poi sparirebbero da soli in molti casi. Niente isoflavoni, invece, se la paziente è a rischio osteoporosi, sia a livello della colonna sia a livello del femore. O se soffre di vampate severe: purtroppo con queste sostanze della soia non passeranno». In effetti nella ricerca di Miami alla fine dei due anni si sono visti cambiamenti della densità minerale ossea - sia nella colonna sia nel femore totale e sia nel collo femorale - pressoché identici tra le donne trattate con la soia e quelle che inconsapevolmente avevano sempre assunto un placebo.
Un finto-farmaco, cioè. Analoghi i risultati sulla funzionalità tiroidea e sulle caratteristiche citologiche vaginali.
DIETA (MA DAI 40 ANNI) PIU' EFFICACE DEGLI INTEGRATORI
Ma cosa sono esattamente gli isoflavoni?
«Sono sostanze naturali che hanno un’azione simile agli estrogeni», spiega Rossella Nappi. «Le loro molecole in effetti si legano ai recettori degli estrogeni, ma col tempo perdono efficacia, è come se si indebolissero». La ginecologa del San Matteo accenna anche a quanto ha influito storicamente a creare una fama sovradimensionata a sostanze che rientrano nella categoria degli integratori alimentari. Noto è che da tempo che tra le donne asiatiche ci sono pochi tumori al seno e meno osteoporosi che da noi dopo la menopausa e il merito è stato attribuito alla soia. «Va però considerato», osserva la Nappi, «che per tutta la vita, con la loro alimentazione normale, queste donne sono a contatto con la soia.
Non se ne nutrono solo a una certa età, all’improvviso. Piuttosto si tratta di fare prendere buone abitudini alimentari anche alle donne occidentali. Alle mie pazienti sui quarant'anni comincio a consigliare il consumo di prodotti a base di soia o derivati dalla soia.
Forse così si può incidere di più e prima».
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Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.