L'Organizzazione Mondiale della Sanità vuole eliminare i grassi trans dagli alimenti di origine industriale per abbattere il numero dei decessi annui correlati, per cause cardiovascolari
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Addio ai grassi trans: in maniera realistica entro il 2023. Ha il sapore della crociata l'ultima iniziativa lanciata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità per far fronte all'impatto che una dieta squilibrata ha sulla salute cardiovascolare. I grassi trans, reperibili sopratutto negli snack dolci e salati di produzione industriale, sono responsabili di almeno cinquecentomila decessi annui nel mondo: senza distinzione, tra i Paesi in via di sviluppo e quelli occidentali. Motivo per cui, dal momento che «gli acidi grassi trans aumentano i livelli di colesterolo Ldl, biomarcatore attendibile per il rischio cardiovascolare, e riducono quelli del colesterolo Hdl, che invece porta via il colesterolo cattivo dalle arterie e lo trasporta verso il fegato», l'obiettivo è quello di rimpiazzarli: senza alterare il gusto dei cibi, ma dando una sforbiciata al numero di eventi e decessi per cause cardiovascolari.
A COSA SERVONO I GRASSI?
COSA SONO I GRASSI TRANS?
I grassi trans rappresentano un ingrediente presente naturalmente in alcuni alimenti di origine animale: prodotti lattiero-caseari e carne derivata dai ruminanti. Quindi: hamburger, salsicce, interiora, burro e formaggi (sopratutto stagionati). Ma c'è una differenza di fondo tra gli alimenti che contengono naturalmente acidi grassi trans e gli stessi prodotti ad hoc e aggiunti agli alimenti. Il riferimento è sopratutto alla margarina, al burro chiarificato (di origine animale) e ad altri oli vegetali resi solidi e aggiunti a merendine, glasse, biscotti, patatine fritte, pasti confezionati per prolungare la vita dei prodotti reperibili sugli scaffali dei supermercati. Un'abitudine sbocciata a partire dalla fine degli anni '50, «quando si diffuse il messaggio che qulsiasi grasso di origine animale, come il burro, fosse assolutamente nocivo - ricorda Elena Dogliotti, biologa nutrizionista e membro della supervisione scientifica della Fondazione Umberto Veronesi -. Negli anni abbiamo però capito che un eccesso di grassi trans, seppure di origine vegetale, può essere più dannoso per il cuore e per le arterie. Il rischio complessivo di malattia cardiovascolare aumenta significativamente in relazione a un elevato consumo di acidi grassi trans. Per questo motivo il consiglio è quello di consumarne il meno possibile e di praticare attività fisica, che contribuisce a regolare l'equilibrio tra i grassi».
GRASSI TRANS: ADDIO ENTRO IL 2023?
L'iniziativa dell'Organizzazione Mondiale della Sanità fa seguito a quella che, limitatamente agli Stati Uniti, la Food and Drug Administration ha avviato già due anni fa, chiedendo alle aziende alimentari di eliminare i grassi trans entro il 2020. L'agenzia sanitaria dell'Onu ha tracciato un percorso in sei punti, definito «Replace», per far sparire i grassi trans da tutti gli alimenti e a tutte le latitudini. In sostanza, l'indicazione rivolta ai singoli Stati è quella di legiferare nei rispettivi territori per favorire l'eliminazione dei grassi nocivi dai prodotti di origine industriale e definire le eventuali sanzioni da applicare a chi violerà la norma. Mentre alle istituzioni sanitarie e alle aziende si chiede di avviare campagne di comunicazione mirate a far conoscere i rischi alla cittadinanza. Le industrie dovranno poi compiere il passo più significativo: sostituire i grassi trans con oli e grassi più salutari. L'auspicio è quello di poter arrivare allo zero entro il 2023. Ma qual è lo stato dell'arte sulla scena internazionale? In Italia vige ancora l’autoregolamentazione da parte delle aziende. Di più, invece, hanno fatto già da anni Danimarca, Austria, Ungheria, Islanda, Norvegia e Svizzera: fissando dei limiti nazionali per l’utilizzo di grassi trans negli alimenti che equivalgono quasi a dei divieti.
Il colesterolo cattivo si vince con una buona alimentazione
GRASSI TRANS: NON PIU' DI DUE GRAMMI AL GIORNO
L’indicazione che gli specialisti italiani condividono con l’American Heart Association è quella di «non superare un consumo giornaliero di 2-2,5 grammi di acidi grassi trans al giorno, oltre il quale aumenta significativamente il rischio cardiovascolare»: ovvero non più dell'un per cento dell'apporto energetico giornaliero di una persona che segue una dieta da duemila chilocalorie al giorno. A ciò occorre aggiungere la conclusione di un lavoro apparso sul New England Journal of Medicine nel 2006: «L’eliminazione dei grassi trans dalla dieta, sostituiti con carboidrati o grassi insaturi a conformazione cis, ridurrebbe l’incidenza delle malattie cardiovascolari del 20-25 per cento». Per evitarli il primo consiglio è quello di prestare attenzione alle etichette dei cibi industriali, nel momento in cui facciamo la spesa. Il nostro cuore ci ringrazierà.
Fonti
WHO plan to eliminate industrially-produced trans-fatty acids from global food supply, Organizzazione Mondiale della Sanità
Trans Fatty Acids and Cardiovascular Disease, New England Journal of Medicine
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Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).