Colpa della ridotta funzionalità della milza che riscontra in un terzo dei pazienti intolleranti al glutine. Il rischio di contrarre l’infezione respiratoria può essere ridotto attraverso la vaccinazione
Nell’immaginario collettivo, l’unica ricaduta della celiachia è a tavola, dove chi ne soffre è costretto a rinunciare a tutti gli alimenti contenenti il glutine. In realtà, invece, per questi pazienti c’è un rischio più alto di sviluppare alcune malattie autoimmuni, ma pure la polmonite, infezione di origine batterica che colpisce duecentomila persone ogni anno e può provocare fino a diecimila decessi. La notizia giunge da una ricerca pubblicata sulla rivista Alimentary Pharmacology and Therapeutics.
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I CELIACI PIU’ ESPOSTI AL RISCHIO DI SVILUPPARE UNA POLMONITE
Dallo studio, a cui ha partecipato anche l’Università di Salerno con Carolina Ciacci (responsabile del centro delle malattie immunologiche gastrointestinali) e con la ricercatrice Fabiana Zingone, è emerso come le persone celiache risultino maggiormente esposte al rischio di contrarre infezioni polmonari. Per quantificarlo rispetto alla popolazione generale, differenziando i pazienti tra vaccinati e non, i ricercatori hanno identificato 9.803 pazienti con malattia celiaca e oltre 101mila persone sane arruolate nel gruppo di controllo. In questo modo è stato possibile calcolare il tasso assoluto di polmoniti comunitarie insorte nei celiaci e nel resto della popolazione.
Nel complesso, si sono registrati 179 casi di primi eventi di polmoniti comunitarie nei pazienti celiaci e 1.864 eventi tra i controlli, corrispondenti a tassi assoluti di malattia praticamente sovrapponibili. La differenza è però emersa tra i celiaci vaccinati contro la polmonite e quelli non, che mostravano un incremento del rischio quantificato nel 28 per cento. L’innalzamento ha riguardato in particolare i celiaci con meno di 65 anni. Un dato che potrebbe essere spiegato dal minor ricorso alla vaccinazione, che invece in terza età è fortemente raccomandata. Da ultimo è emerso che solo un quarto dei pazienti celiaci si era sottoposto a profilassi vaccinali dopo la diagnosi.
Celiachia e sensibilità al glutine: quali le differenze?
COLPA DELLA MILZA CHE PUO’ FUNZIONARE A SINGHIOZZO
Lo studio, secondo gli autori, conferma «un tasso ridotto di profilassi vaccinale anti-pneumococcica nei pazienti celiaci, nonostante il riscontro di un rischio più elevato di polmoniti rispetto alla popolazione generale». Data la sicurezza e l'efficacia della vaccinazione e la difficoltà di stratificare il rischio nei pazienti celiaci, «sembra ragionevole sottoporre tutti i pazienti celiaci a profilassi vaccinale». Nel lavoro si fa riferimento anche al possibile «link» tra la celiachia e la polmonite. Tutto ruota attorno alla milza, che gioca un ruolo essenziale nella rimozione degli streptococchi (streptococcus pneumoniae è il batterio principale responsabile delle polmoniti negli adulti) durante l'infezione iniziale, soprattutto in ragione degli anticorpi prodotti dalle cellule di memoria B. La celiachia, in un terzo dei casi, risulta accompagnata da una ridotta funzionalità della milza, che può rendere l’organismo incapace di attivare una risposta immunitaria contro lo pneumococco.
L’IMPORTANZA DELLA VACCINAZIONE
Da qui l’invito rivolto agli oltre centottantamila celiaci italiani a consultare il proprio medico, una volta scopertisi intolleranti al glutine. Sarà lui a valutare l’opportunità di far sottoporre il proprio paziente alla vaccinazione anti-pneumococco così come a quella antinfluenzale. Celiachia a parte, precisa Francesco Blasi, direttore dell’area cardio-polmonare e del centro adulti fibrosi cistica dell’ospedale Maggiore Policlinico di Milano e presidente della Società Italiana di Pneumologia, «tutti gli anziani affetti da asma, broncopneumopatia cronica ostruttiva e altre malattie respiratorie gravi dovrebbero effettuare la profilassi». La polmonite, nonostante gli effetti spesso gravi, è una malattia ancora poco conosciuta. Ogni anno, soltanto in Italia, si registrano duecentomila casi e quasi diecimila decessi.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).