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Alimentazione
Daniele Banfi
pubblicato il 16-02-2012

Celiachia: la miglior diagnosi la fanno i pediatri



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In aumento i casi di intolleranza al glutine. Diagnosi spesso troppo tardive per la varietà dei sintomi. La regione Lombardia è la più colpita. Prevenzione possibile a partire dallo svezzamento

Celiachia: la miglior diagnosi la fanno i pediatri

Di intolleranze alimentari ce ne sono a migliaia. La più diffusa in assoluto è la celiachia con una prevalenza stimata dell’un per cento su tutta la popolazione mondiale.

Ad affermarlo è un rapporto presentato nei giorni scorsi dal Ministero della Salute.

Numeri però destinati a crescere: proprio per la natura dei sintomi, può passare diverso tempo prima che avvenga una diagnosi certa.

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I SINTOMI DELLA MALATTIA

La celiachia è una malattia auto-immune che rende chi ne è affetto intollerante al glutine.

Purtroppo questo componente, formato dalle proteine glutenina e gliadina, è presente in un gran numero di prodotti alimentari a base di frumento, segale e orzo.

Per questa ragione il regime alimentare di un celiaco è notevolmente influenzato dalla malattia. In particolare è proprio la gliadina a scatenare la reazione immunitaria. Chi ne è colpito presenta delle lesioni alla mucosa intestinale causate dalla potente risposta infiammatoria che il corpo mette in atto contro il glutine.

Come dichiara Alessandro Fiocchi, responsabile del reparto di allergologia dell'ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma. «I sintomi della celiachia sono purtroppo molto variegati. I principali sono la diarrea cronica, gonfiori addominali, forte perdita di peso, reazioni cutanee, inappetenza e irritabilità. Per questa ragione spesso la patologia viene scambiata per altro. Nel corso della mia carriera ho avuto modo di osservare addirittura dei celiaci ai quali era stata diagnosticata erroneamente un’anoressia nervosa o una dermatite».


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I NUMERI

Dal rapporto presentato emerge che nel 2010 in Italia le persone con questa malattia diagnosticata sono risultate essere poco più di 122 mila, troppo poche rispetto al numero di celiaci presenti nel nostro paese. La malattia è diffusa in modo omogeneo all'interno della popolazione, anche se con differenze a livello regionale a seconda della densità di popolazione. Le Regioni con più celiaci sono Lombardia (15%), Lazio (11%) e Campania (11%). Stando ai dati raccolti sono più soggette le donne (86.477) rispetto agli uomini (35.824), probabilmente per fattori ormonali. «L’insorgenza -spiega Fiocchi - avviene solitamente in età pediatrica. Purtroppo si tratta di una malattia emergente poiché se fino a 20 anni fa ne era colpito un bambino su 1000, ora si è passati a uno su 100».

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LA DIAGNOSI 

Proprio a causa della varietà dei sintomi la diagnosi di malattia può avvenire molto tempo dopo l’insorgenza della malattia. Questo è vero soprattutto negli adulti.

«Secondo la mia esperienza posso affermare che la diagnosi viene spesso effettuata dai pediatri, anche per gli adulti. Sono loro i più esperti nel riconoscere i sintomi legati alla celiachia».

In passato questa avveniva dopo un lungo iter diagnostico che prevedeva addirittura sino a tre biopsie. Oggi invece può essere effettuata più agevolmente sfruttando la ricerca di diversi biomarker. «Allo stato attuale - spiega Fiocchi - in caso di sospetta celiachia si va a ricercare, a livello sanguigno, la presenza di marcatori come gli anticorpi anti-endomisio e anti-transglutaminasi tissutale.

Se il paziente risulta positivo allora la diagnosi viene confermata con l’esame principe che è la biopsia del tessuto intestinale».

Un iter più semplice che a breve potrebbe addirittura esserlo ancor di più: verranno diramate infatti nuove linee guida che, grazie all’utilizzo di biomarker sempre più specifici, potrebbero portare anche all’eliminazione della biopsia.


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CURE E PREVENZIONE

Purtroppo allo stato attuale della ricerca non esistono cure per la celiachia. L’unico rimedio è quello di non assumere in alcun modo alimenti contenenti glutine. «Se di innovazione all’orizzonte non se ne vedono, è invece importante l’aspetto relativo alla prevenzione primaria effettuata attraverso una corretta alimentazione nei neonati.

A tal proposito dal sesto mese di vita può essere utile iniziare a inserire con gradualità alimenti contenenti glutine», conclude Fiocchi.

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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