Quale relazione c'è tra celiachia e fegato?
Dalle analisi del sangue, dopo aver scoperto di essere celiaca, sono emersi valori elevati di transaminasi: potrei avere anche una forma di epatite finora mai diagnosticata? Francesca V. (Benevento)
Risponde Marco Silano, direttore del reparto alimentazione, nutrizione e salute dell’Istituto Superiore di Sanità e coordinatore del board scientifico dell’Associazione Italiana Celiachia
Nel 40% dei casi di diagnosi di celiachia si riscontrano valori elevati di transaminasi nel sangue, “spia” di un possibile danno a carico del fegato.
In effetti non di rado il paziente celiaco è affetto anche da un’epatite infiammatoria che quasi sempre tende a regredire in seguito all’adozione di una dieta senza glutine, unica terapia per ridurre i sintomi della celiachia.
L’associazione è così frequente da aver spinto molti specialisti a consigliare i test diagnostici per la celiachia quando si ritrovano di fronte a un paziente che ha le transaminasi alte, una volta escluse tutte le altre possibili cause: come le epatiti acute, la presenza di calcoli nella colecisti o nel coledoco (il dotto che porta la bile dalla cistifellea all’intestino).
Altrettanto, però, lo è la remissione dei segni e dei sintomi della celiachia e degli elevati valori di transaminasi dopo aver intrapreso la dieta senza glutine.
Quando ciò non si verifica, si potrebbe essere in presenza di altre malattie autoimmuni del fegato: come la colangite sclerosante e la cirrosi biliare primitiva.
Il consiglio che do è quello di seguire la dieta senza glutine per almeno sei mesi, prima di ripetere gli esami.
Le transaminasi potrebbero rientrare nella norma, altrimenti occorrerà effettuare altri esami specifici per escludere la presenza di altre malattie epatiche su base immunitaria.
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