Il fumo è il primo fattore di rischio, ma adesso c’è la prova di come la dieta possa evitare l’insorgenza della malattia respiratoria: sì a cereali integrali, olio extravergine e noci, no a carne rossa e farine raffinate
Il primo fattore di rischio rimane il fumo. Ma per la prevenzione della broncopneumopatia cronico ostruttiva (Bpco), che in Italia colpisce 3,5 milioni di persone (tassi di incidenza più alti nelle regioni meridionali) e nel mondo rappresenta la terza causa di morte (dopo malattie cardiovascolari e tumori), qualcosa può fare anche la dieta.
Un terzo dei pazienti sottolinea di non aver mai fumato: come fare a escludere il ruolo di altri fattori nell’insorgenza della malattia?
Asma e Bpco: la ricerca punta sulla conta degli eosinofili
LA PROVA
In pochi avrebbero pensato a un ruolo protettivo giocato dai nutrienti. E invece anche la salute dei polmoni potrebbe essere difesa a tavola. A evidenziarlo è un ampio studio, i cui risultati sono stati pubblicati sul British Medical Journal. Più cereali integrali e grassi polinsaturi, meno carni rosse, salumi e cibi raffinati: chi nel corso della vita dà più spazio ha questi alimenti, ha un terzo di probabilità in meno di ammalarsi di Bpco. A questa conclusione il team di ricercatori è giunto dopo aver rilevato per dieci anni - tra il 1984 e il 1994 - l’altezza, il peso e i consumi alimentari (porzioni e frequenze di consumo) di oltre 120mila persone: tra medici e infermieri appartenenti a due grosse coorti, il Nurses Health Study e l’Health Professional follow-up Study. Chi aveva riportato sintomi come l’enfisema o la bronchite cronica, è stato poi sottoposto a test di funzionalità polmonare, radiografie e Tac del torace. Risultato? Quasi 900 le diagnosi di Bpco effettuate, con una netta prevalenza tra le donne (723 casi).
QUAL E' LA RELAZIONE TRA FUMO E BPCO?
SALUTE DEI POLMONI A TAVOLA
Escludendo altri possibili fattori di rischio - età, fumo, origine etnica, attività fisica -, gli autori della ricerca hanno notato che chi aveva un punteggio più alto di Ahei 2010 - un parametro che misura la qualità della dieta sulla base di 11 componenti - aveva un rischio inferiore di sviluppare la malattia. Diversamente l’indice, i cui elevati valori erano già stati associati da altri studi a una minore diffusione di tumori e malattie cardiovascolari, non è risultato correlato all’asma, altra patologia ostruttiva dell’apparato respiratorio. Come si può spiegare il possibile effetto protettivo di cui sarebbe responsabile la dieta? «Con un maggiore contributo di antiossidanti che limitano l’infiammazione, anche a livello dei polmoni», è una delle ipotesi tratteggiata dai ricercatori.
ALTRI RISCONTRI
Benché il loro sia il primo lavoro che correla la dieta alla Bpco, dalla letteratura emerge qualche evidenza che avvicina ciò che consumiamo a tavola alla salute dell’apparato respiratorio. Uno studio effettuato su una coorte cinese pubblicato sull’American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine aveva evidenziato come una dieta ricca di pasta, sale, pollo, riso e conserve alimentari risultasse correlata al rischio di sviluppare tosse con catarro. Evidenza simile a quella emersa da un lavoro diffuso attraverso l’American Journal of Clinical Nutrition: dove una dieta occidentale - in questo caso ricca di patate, carne rossa, caffè, birra e grassi da condimento - risultava associata a una peggiore funzionalità polmonare.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).