Chiudi
Pediatria
Daniele Banfi
pubblicato il 06-12-2011

I nuovi vaccini subito anche nei Paesi più poveri



Aggiungi ai preferiti

Registrati/accedi per aggiungere ai preferiti

Venerdì 18 e sabato 19 novembre si terrà a Milano la conferenza Science for Peace. Oggi ne parliamo con l'immunologo Alberto Mantovani che parteciperà al dibattito su "Prevenzione e cura delle grandi malattie

I nuovi vaccini subito anche nei Paesi più poveri

Venerdì 18 e sabato 19 novembre si terrà a Milano la conferenza Science for Peace. Oggi ne parliamo con l'immunologo Alberto Mantovani che parteciperà al dibattito su "Prevenzione e cura delle grandi malattie

Science for Peace è il movimento fondato da Umberto Veronesi con il sostegno di 21 Premi Nobel per indagare le soluzioni che la scienza può offrire per prevenire i conflitti. «Tutti possiamo contribuire a costruire la pace. Gli scienziati hanno scelto di dare l’esempio», dice il professor Veronesi. Due sono i grandi obiettivi: 1) Diffusione della cultura di pace e superamento di tensioni tra gli Stati. 2) Riduzione degli ordigni nucleari e delle spese militari. Di seguito pubblichiamo le interviste ai relatori della Conferenza Mondiale di Milano

Professor Mantovani, qual è tra i molti progetti quello che ritiene più importante?

E’ un progetto di condivisione dei vaccini basato su un’attività globale volta a migliorare la salute nei paesi più poveri, accelerando la somministrazione di vaccini nuovi e sottoutilizzati e potenziando i servizi sanitari locali. Ogni anno nel mondo, e in particolare nei Paesi in via di sviluppo, muoiono oltre 2 milioni e mezzo di bambini per malattie prevenibili con vaccini di cui già disponiamo: come la polmonite, causa di circa 800mila decessi, e le infezioni intestinali da Rotavirus che provocano circa 600mila morti. Condividere i vaccini a livello globale, facendo diminuire l’intervallo di tempo - attualmente 15-20 anni - che intercorre fra lo sviluppo di un nuovo vaccino e il suo trasferimento nei Paesi poveri, dove il bisogno è massimo, è una sfida che, da 10 anni, vede in prima linea Gavi (Global Alliance for Vaccines and Immunization). Una partnership mondiale tra istituzioni pubbliche e privati che opera con l’obiettivo di diffondere vaccini salvavita nei Paesi poveri e sviluppare programmi di sostegno ai diversi sistemi sanitari, finalizzati alla delivery dei vaccini: ne fanno parte governi donatori tra cui l’Italia, paesi poveri, Organizzazione Mondiale della Sanità, Unicef, Banca Mondiale, produttori di vaccini degli Stati industrializzati e in via di sviluppo, istituzioni tecniche e di ricerca, ong e Fondazione Bill & Melinda Gates, personalità autorevoli che si sono distinte per la loro attività filantropica. Caratteristica dimostratasi vincente di Gavi è la scelta di utilizzare meccanismi di mercato per finanziare la propria attività: l’International Finance Facility for Immunization (Iffim) e l’Advanced Market Commitments (Amc), strumenti finanziari innovativi che l’Italia ha contribuito a ideare e promuovere con un ruolo forse poco noto di leader internazionale.

Perché ha deciso di aderire al progetto Science for Peace? In cosa crede che sia diverso da altri?

Credo che la scienza, per sua natura, non abbia confini. E’ un’impresa globale. Ciò è particolarmente vero per le scienze che si occupano della salute dell’uomo, prima fra tutte la medicina. Ritengo sia questo che faccia la differenzia rispetto ad altre iniziative.

I ragazzi si sono dimenticati dell’AIDS? Quale prevenzione si fa oggi nel nord e nel sud del mondo?

In effetti l’impressione è che i giovani si siano dimenticati dell’Aids. Questo paradossalmente potrebbe essere il risultato del successo delle terapie antiretrovirali, che hanno trasformato una malattia prima incurabile in una patologia che è possibile tenere sotto controllo. Non ho dati esatti che riguardano la prevenzione mondiale, ma credo che, dopo tanti anni di studi, qualche segnale positivo finalmente si intraveda sul versante del vaccino, l’unico strumento realmente in grado di prevenire il problema in modo efficace.

Qual è a suo parere il ruolo della scienza medica nella costruzione di un dialogo di pace?

La scienza medica può rappresentare un terreno di incontro, dove i popoli e le persone che si trovano in una situazione di conflitto si riconoscono come esseri umani. Questo è valido sia su scala “macro”, ossia a livello di iniziative globali di tutela della salute, sia su scala “micro”, ossia locale. Ne è un esempio il “Progetto Gaza” di Eitan Kerem, responsabile del dipartimento di Pediatria dell'Ospedale Hadassah - Mount Scopus di Gerusalemme. Obiettivi del progetto: assistere i bambini affetti da fibrosi cistica che abitano nella striscia di Gaza, al di là della loro appartenenza a Palestina o Israele, e formare il personale palestinese, medico ed infermieristico, in modo specializzato nella cura di questa grave malattia. Un esempio concreto di medicina per la pace, proseguito negli anni nonostante i rapporti difficili tra Palestina ed Israele, e rimasto in sordina per motivi di sicurezza fino a qualche mese fa, quando lo stesso Kerem lo ha presentato in Italia. Purtroppo, in linea generale, non possiamo non prendere atto che alcune grandi iniziative per la salute globale hanno riscontrato oggettive e serie difficoltà nel raggiungere i propri obiettivi, in particolare nei paesi in conflitto. Pensiamo al tentativo di debellare la poliomielite in Afghanistan. La scienza medica, quindi, in questi casi ha il dovere di sollecitare i politici a rimuovere gli ostacoli che non consentono di raggiungere obiettivi importanti per l’umanità.

ALBERTO MANTOVANI* interviene il 18 novembre nella sezione “Prevenzione e cura delle grandi malattie” (ore 15,10)

*Alberto Mantovani è professore di Patologia generale all’Università di Milano, direttore scientifico dell’Istituto clinico Humanitas di Milano e presidente della Fondazione Humanitas per la ricerca. L’Institute for Scientific Information (Isi) lo colloca tra i 100 immunologi più quotati a livello mondiale degli ultimi 20 anni.

 

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


Articoli correlati


In evidenza

Torna a inizio pagina