Dalle attività individuali a quelle collettive: ecco le indicazioni dei medici sportivi
A ogni età il suo sport: mai sceglierlo a caso, o soltanto secondo le inclinazioni del bambino, seppure anche queste siano molto importanti. Ma piuttosto in relazione alle abilità e alle funzionalità da sviluppare in una determinata fase della crescita. È quanto raccomandano gli specialisti e i medici sportivi dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma in vista della pianificazione delle attività sportive all’inizio dell’anno scolastico.
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LO SPORT
Si deve innanzitutto cominciare con uno sport completo, come l’atletica o il nuoto, che consente ai più piccoli in fase prescolare, dunque intorno ai 4-5 anni, di scoprire il proprio corpo ma anche di divertirsi nell’acqua nella quale trovano un ambiente a loro congeniale. Quando il corpo matura, si può passare ad attività più impegnative e che richiedono qualche abilità in più: «Solo verso i 7-8 anni si può pensare ad attività di atletica leggera più strutturate o ad attività come le arti marziali, che consentono di armonizzare il corpo e la coordinazione neuromotoria», spiega Attilio Turchetta, responsabile di Medicina dello Sport presso la struttura romana. Fatte proprie anche queste capacità, ecco che lo sport unito all’impegno atletico e all’aspetto ludico, può assurgere anche al suo valore di socializzazione: «Intorno agli 8 anni il bambino riesce a comprendere il senso di responsabilità, di collaborazione e ha la giusta concentrazione che richiedono sport collettivi. Sono consigliati a questa età calcio, pallavolo, pallacanestro e pallanuoto, rugby e hockey». Infine per i più grandi - oltre i 9-10 anni - ci si può orientare verso sport più specializzati e individuali come la scherma, il tennis e il tiro con l’arco: «Questo è il momento in cui il bambino - aggiunge Turchetta - ha sviluppato la capacità di resistere alla fatica, di restare concentrato più a lungo ed ha acquisito un senso di responsabilità verso l’obiettivo da raggiungere come richiedono sport più impegnativi».
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Vi sono però delle indicazioni, al di là della disciplina sportiva, valide per tutti e a tutte le età: «Sarebbe opportuno che i bambini e i ragazzi si dedicassero ogni giorno ad andare a scuola in bicicletta o a piedi, facessero le scale, passeggiassero e riordinassero i giochi. 4-5 volte la settimana dovrebbero aiutare nei lavori domestici e fare del gioco libero coi coetanei, 3-4 volte la settimana attività motoria organizzata, 1 volta la settimana attività all’aria aperta e gite nella bella stagione, dedicando 1 sola ora al giorno ai videogiochi, al computer e alla tv».
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SPORT «CERTIFICATO»
No al fai da te: anche lo sport dovrebbe godere di una sorta di «bollino blu», come quello che periodicamente si fa alle auto e che ne testi lo stato di benessere: «Questo vale soprattutto per i bambini affetti da malattie croniche, cardiopatie, malattie congenite, oncologiche, renali, polmonari o neuromuscolari che vogliono praticare attività sportiva come parte integrante di un piano terapeutico - precisa Turchetta -. In questi casi il tipo di attività va studiata con uno specialista, mentre per tutti gli altri una legge molto efficace, integrata da regolamenti regionali, oltre che al medico dello sport assegna anche al pediatra di famiglia e al medico di base il compito di rilasciare a costi contenuti il certificato di idoneità non agonistica. È compito esclusivo del medico sportivo fornire invece quello agonistico». L’attività sportiva è fondamento di uno stile di vita sano «tanto che in numerose Regioni - conclude - tutti i test a pagamento previsti per il rilascio della certificazione agonistica sono esenti dal ticket fino ai 18 anni».