Il veleno di api, vespe e calabroni può provocare reazioni locali o sistemiche. La bella stagione porta a galla anche il problema dell’anafilassi da esercizio fisico
Una corsa nel parco per mantenersi in forma, un picnic in campagna per godere della bella stagione, la prima tintarella durante una gita fuori porta. Per mezzo milione di italiani questi innocui passatempi tipici della primavera e dell'estate possono mettere a rischio la vita. Sono infatti circa cinquecentomila ogni anno i casi di reazione allergica o addirittura shock anafilattico da puntura di insetto e da sport all'aperto (come la corsa). Gli allergici all'estate sono tanti, eppure di loro non si parla abbastanza. Ogni anno - come hanno ricordato gli esperti durante l’ultimo congresso della Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica - si contano all’incirca trenta morti da punture di insetto e almeno quarantamila casi di shock anafilattico provocati dall’esercizio fisico, in particolare se effettuato vicino a un pasto. Conoscere i pericoli estivi è perciò importante per prevenire danni e disturbi che possono mettere a rischio le vacanze, se non direttamente la vita.
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TERAPIA DESENSIBILIZZANTE CONTRO LE ALLERGIE DA INSETTI
«L'allergia a imenotteri come api, vespe e calabroni è molto diffusa: dall'uno all'otto per cento degli oltre cinque milioni di italiani punti ogni anno da questi insetti sviluppa una reazione allergica locale o sistemica - afferma Giorgio Walter Canonica, ordinario di malattie dell’apparato respiratorio all’Università di Genova e presidente presidente della Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica -. Le reazioni generalizzate sono le più gravi perché possono portare allo shock anafilattico e addirittura alla morte. Sono almeno quattrocentomila gli allergici agli imenotteri che rischiano uno shock anafilattico grave». Per evitarlo, tutti dovrebbero rivolgersi all'allergologo per una terapia desensibilizzante, efficace nella quasi totalità dei casi. Si tratta, detta in maniera più semplice, di un approccio simile a una vaccinazione. Somministrando in maniera controllata dosi minime ma crescenti del veleno dell'imenottero, con il tempo tutti i pazienti diventano tolleranti e non rischiano più reazioni che mettano in pericolo la vita.
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L’approccio, come puntualizza Massimo Triggiani, direttore dell’unità di allergologia dell’azienda ospedaliero-universitaria San Giovanni di Dio Ruggi d’Aragona e professore associato di allergologia all’Università di Salerno, «viene di solito considerato quando i farmaci classici (antistaminici e cortisonici) non si sono rivelati in grado di alleviare i sintomi: lasciando di fatto il paziente in una condizione disagevole». Fondamentale, comunque, è che nella borsa o nello zaino di questi pazienti non manchi mai l’iniettore di adrenalina. «Le persone più a rischio sono quelle che lavorano all’aperto, ma il messaggio riguarda anche gli allergici che si recano in vacanza, al mare o in montagna», rammenta Oliviero Rossi, responsabile dell’ambulatorio di immunoallergologia del Policlinico Careggi di Firenze.
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ALLERGIA DA SPORT
Altra storia è quella dell’anafilassi da sforzo fisico intenso, raramente riscontrabile nei bambini e caratterizzata da un prurito generalizzato, astenia e senso di calore, eritema e angioedema diffuso. La condizione si manifesta con maggiore frequenza se si fa sport (a livello amatoriale) subito dopo i pasti ed è più facilmente riscontrata tra le donne: soprattutto tra coloro che assumono la pillola anticoncezionale o la terapia ormonale sostitutiva (dunque già in menopausa) o durante il ciclo mestruale. Come precisa Rossi, «la fase più avanzata di questo disturbo può manifestarsi anche con disturbi respiratori, fino all'ipotensione con collasso cardiocircolatorio. Oltre all’assunzione di cibo, altri elementi che possono favorirla sono l'assunzione di farmaci, come aspirina o antibiotici (penicilline e cefalosporine) e le condizioni meteorologiche: i mesi più caldi e i più freddi sono quelli maggiormente pericolosi.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).