Con la campagna “Punti nel vivo” tutti i consigli per scongiurare gli effetti più gravi delle reazioni al veleno di api, vespe e calabroni
Le punture di insetto, di imenotteri ovvero api, vespe e calabroni, sono un possibile effetto collaterale della primavera e dell’estate. A rischio pungiglione sono all’incirca cinque milioni di italiani, quelli che amano in particolare vivere all’aria aperta, e di questi si stima che da 1 a 8 su 100 possano sviluppare una reazione allergica al veleno. Rischiosa, specie se non viene adeguatamente trattata. E così per informare su tutti i come e i perché della problematica è partita nel mese di maggio la prima campagna "Punto nel vivo", promossa dai principali Centri Allergologici del territorio e patrocinata da FederAsma e Allergie Onlus - Federazione Italiana Pazienti.
ATTRATTI DA ODORI E COLORI
È difficile non incappare, prima o poi, in questi esseri volanti. Perché gli imenotteri sono moltissimi, più di 100 mila specie, che oltre ad amare le corolle dei fiori apprezzano anche la pelle. Verso la quale sono attirati in condizioni particolari. «Costituiscono un forte richiamo - spiega la dottoressa Maria Beatrice Bilò, allergologa degli Ospedali Riuniti di Ancona e coordinatrice della Campagna - gli odori intensi come il sudore e l’anidride carbonica eliminata con la respirazione, ma anche spray e cosmetici profumati, gli abiti dai colori scuri. A questi si aggiungono poi anche fattori esterni: movimenti bruschi, rumori secchi o particolari condizioni ambientali come le giornate ventose che abbassano la traiettoria del volo degli imenotteri».
QUANDO PREOCCUPARSI
Ed ecco che in questi frangenti il rischio pungiglione cresce. Una puntura fa male a tutti, ma ad alcuni in particolare: «La prima indicazione per capire che si tratta di una reazione anomala al veleno - continua la Bilò - è una manifestazione cutanea superiore ai 10 centimetri di diametro (contro i pochi di una giusta reazione), un gonfiore, arrossamento e prurito che perdurano per oltre 3 giorni». Reazioni, queste, che potrebbero predisporre a un rischio allergico in caso di punture successive, ma al quale si può essere preparati. Attuando una giusta prevenzione.
LA CAMPAGNA
Insegnare come gestire la puntura di insetto è l’obiettivo della campagna ‘Punti nel vivo’, promossa da 25 esperti dei principali Centri Allergologici Specializzati nella diagnosi e terapia dell’allergia al veleno di imenotteri, diffusi sul territorio che per il mese di maggio hanno attivato una serie di iniziative di comunicazione e diffuso linee guida, nuove, dedicate ai medici di medicina generale che sono le figure chiave per indirizzare i pazienti allergici o presunti tali verso il più corretto percorso diagnostico e terapeutico. Primo fra tutti, recarsi al Pronto Soccorso. «Di tutte le reazioni allergiche che giungono alla nostra osservazione – commenta la dottoressa Donatella Bignardi, specialista in allergologia, dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Martino di Genova – il 34% è causata proprio da veleno di imenotteri che può provocare reazioni localizzate (dal 2,4% al 26%) o reazioni sistemiche severe (dall’1% al 8,9%) di tipo respiratorio e cardiocircolatorio alcune delle quali, seppure raramente, si possono complicare fino alla morte».
COSA FARE SE PUNTI
La prima azione, fondamentale e necessaria, è l’estrazione del pungiglione nel più breve tempo possibile e indipendente dalla reazione o dall’allergia al veleno, perché questo diminuisce la dose iniettata. «Occorre aiutarsi con una punta smussa, anche l’unghia – raccomanda la Bignardi - con un movimento dal basso verso l’alto senza utilizzare pinze o schiacciarlo tra le dita poiché il sacco velenifero alla base del pungiglione potrebbe iniettare ulteriore veleno. Dopo di che sul ponfo va posto del ghiaccio, ma al primo sospetto di anomalie cutanee o altre manifestazioni avverse è bene rivolgersi a un centro specializzato e o al pronto soccorso per il trattamento adeguato».
ADRENALINA SOTTOMANO PER GLI ALLERGICI
La prima azione resta comunque un autotrattamento. «L’iniettore di adrenalina autosomministrabile - aggiunge Marina Mauro, allergologa dell’ospedale Sant’Anna di Como - è un presidio salvavita che il paziente allergico, sotto indicazione dell’allergologo che lo istruirà anche sul corretto utilizzo, dovrà avere sempre con sé. Questo consente infatti in circa 10 secondi di immettere il farmaco in circolo e limitare i sintomi delle reazioni allergiche più gravi, quali lo shock anafilattico». In caso di questa grave ed estrema reazione, sebbene l’adrenalina e/o eventuali altri farmaci consigliati siano corretti, è necessario comunque allertare il 118 al fine di completare il trattamento e restare in osservazione per un determinato tempo.
TEST E IMMUNOTERAPIA
Conoscere il proprio eventuale rischio allergico è comunque possibile attraverso esami diagnostici specifici per l’allergia al veleno degli imenotteri che potrà poi, se necessario, essere trattata e o prevenuta con un’immunoterapia specifica (AIT), riconosciuta come salvavita e unica cura per questa forma di allergia: «L’AIT specifica – continua la dottoressa Mauro - è efficace nel regolare la risposta immunitaria degli allergici e proteggerli, nel 90% dei casi, da successive reazioni a lungo termine». La terapia è particolarmente consigliata a bambini e a adulti che hanno avuto reazione generali e/o sistemiche o che presentino test cutanei e/o sierologici positivi i quali vanno di norma effettuati a 3-4 settimane dalla reazione allergica. «L’immunoterapia specifica – conclude la specialista - oltre che ‘curare’, migliora anche nettamente la qualità della vita dei pazienti, soprattutto per ciò che attiene l’ansia e la possibilità di vivere una vita normale». Anche all’aria aperta.