Questa la dose che uno studio pubblicato su “Jama” ha stabilito confermando gli effetti dose-risposta in seguito alla supplementazione orale. Ma rimane fondamentale il ruolo del sole come fonte naturale della preziosa vitamina
Questa la dose che uno studio pubblicato su Jama ha stabilito riguardo alla supplementazione orale. Ma rimane fondamentale il ruolo del sole come fonte naturale della preziosa vitamina
Se ne parla sempre sottolineando il suo ruolo nell’infanzia: in particolar modo nella crescita delle ossa. Non a caso ai genitori si raccomanda di integrare la dieta del bambino con una dose di vitamina D, poco abbondante nei cibi e il cui introito attraverso la dieta è spesso insufficiente. Quantità raccomandata per l’integrazione giornaliera, in buona parte dei Paesi d’Europa: 400 UI, pari a dieci milligrammi.
IL RUOLO DELLA SUPPLEMENTAZIONE – Premesso che la vitamina D si trova in modeste quantità nei pesci grassi (salmone, aringhe), nelle uova, nel latte (ma non in quello materno) e nei derivati e nelle verdure a foglia verde, è presto chiaro perché in una fase particolare come l’infanzia si richiede di integrare la dieta. Sebbene dieci milligrammi al giorno sia la dose raccomandata nella maggior parte dei Paesi del mondo, nessuno aveva mai cercato gli effetti dovuti a un eventuale sovradosaggio della vitamina D. Basti pensare che in Francia e in Finlandia la dose raccomandata è di 1000 UI: 25 milligrammi al giorno. Adesso, però, c’è un motivo in più per credere che la quantità di dieci milligrammi sia sufficiente a garantire una normale crescita ossea nei neonati. Un recente confronto randomizzato in doppio cieco tra gruppi di bambini - 132 in totale: l’88% dei quali allattati al seno fino ai sei mesi - trattati con diverse quantità di vitamina D (dai dieci ai quaranta milligrammi), ha confermato il dosaggio raccomandato dall’Institute of Medicine (IOM), attraverso la rilevazione nel sangue del 25-idrossicolecalciferolo. Con una raccomandazione: di somministrare più vitamina D durante l'inverno, in modo particolare ai bambini che vivono in zone poco assolate. Maggiore attenzione, inoltre, bisogna riporre nei confronti di nati pretermine. «Dosi quotidiane superiori a dieci milligrammi non hanno dimostrato un’aumentata crescita ossea», spiega Sina Gallo, ricercatrice e prima firma dell’articolo pubblicato sul Journal American of Medical Association. «Gli effetti collaterali di un’eccessiva somministrazione non sono stati valutati: perciò, in questi casi, è sempre meglio fare ricorrere al controllo di uno specialista».
LO STUDIO - Ogni tre mesi, tra il 2007 e il 2011, i bambini sono stati monitorati per valutarne il peso e la lunghezza, i livelli ematici di vitamina D e come la stessa si fissava nelle ossa. Tutti i parametri non variavano in maniera significativa all’aumento della dose di vitamina D, fatta eccezione per una condizione di ipercalcemia sviluppatasi in seguito alla somministrazione di quaranta milligrammi al giorno della molecola. «Lo studio è una riprova di quanto ci sia ancora da capire in merito alla fisiologia e al metabolismo della vitamina D, soprattutto in situazioni di aumentato fabbisogno qual è l’età pediatrica», spiega Gian Vincenzo Zuccotti, direttore della clinica pediatrica all’ospedale Sacco e del centro universitario per la ricerca nutrizionale dell’università di Milano. «L’assorbimento del calcio è legato alla salute delle ossa, ma non varia all’aumentare della concentrazione plasmatica di 25-idrossicolecalciferolo».
IL RUOLO DEL SOLE – Detto della dieta, il sole rappresenta l’altra fonte naturale di vitamina D. I raggi, infatti, catalizzano la trasformazione del deidrocolesterolo (prodotto dalla degradazione del colesterolo) in calciferolo: la forma più attiva della vitamina D. Essendo piuttosto bassa la quota assunta con l’alimentazione, è presto chiaro perché in estate si consiglia a tutti una maggiore esposizione all’aperto: soprattutto ai bambini, facendo comunque sempre attenzione alle ustioni della cute. La vitamina D favorisce l’aumento di calcio, senza cui non si ha una completa sintesi del tessuto osseo: nei bambini (da cui il rachitismo), ma anche negli adulti (osteomalacia). È difficile superare i dosaggi di vitamina D, ma è bene sapere che l’ipercalcemia può determinare una sintomatologia diffusa a più apparati che rende difficile il riconoscimento della causa, se non attraverso il dosaggio ematico dello ione.
Fabio Di Todaro
@fabioditodaro