Dai dati preliminari dello Studio PINK, l'uso integrato di strumenti diversi e l'esperienza del medico fanno la differenza per la diagnosi precoce del tumore al seno
Le strategie per la diagnosi precoce dei tumori del seno sono andate perfezionandosi nel tempo, e sono migliorate le possibilità di cura e guarigione per migliaia di donne. C’è però ancora molto da capire per identificare gli esami di controllo più utili in base al profilo di rischio della donna, inteso come la combinazione di vari fattori: la sua età, la sua storia personale e familiare, l’insieme delle sue caratteristiche fisiche e comportamentali. È questo l’obiettivo dello Studio P.I.N.K. (Prevention, Imaging, Network & Knowledge), coordinato dal CNR e sostenuto da Fondazione Veronesi, che punta a confrontare diverse metodiche di imaging senologico, anche in combinazione fra loro, per migliorare le opportunità di diagnosi precoce per le donne, tenendo conto delle loro caratteristiche.
IL PROGETTO E I SUOI OBIETTIVI
Nei 5 anni di attività dello studio, ancora in corso, sono state reclutate quasi 31.000 donne. L’approccio integrato promosso dal protocollo P.I.N.K. prevede il ricorso a diverse metodiche diagnostiche strumentali nell’ambito di una presa in carico continuativa da parte di un senologo clinico. Un metodo che ha consentito finora di individuare il 22% di casi in più rispetto alla sola mammografia periodica, consigliata dalle attuali linee guida.
Questo lavoro di ricerca si inserisce nel quadro di una medicina della prevenzione in profonda evoluzione, un contesto ben spiegato da Sabrina Molinaro, Responsabile della Sezione di Epidemiologia e Ricerca sui Servizi Sanitari dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa, che ha seguito questo progetto sin dalle prime fasi insieme a Michela Franchini, coordinatrice dello studio, e Stefania Pieroni, responsabile della raccolta dati. «L'Organizzazione mondiale della sanità ha annunciato che nella classifica delle forme tumorali più diffuse al mondo il cancro al seno ha recentemente superato il cancro del polmone - osserva Molinaro. - Ciò rende gli obiettivi di anticipazione diagnostica, stratificazione per rischio e personalizzazione dell’approccio diagnostico ancor più pregnanti, anche in considerazione del progressivo invecchiamento della popolazione».
In che modo lo Studio P.I.N.K. risponde a queste necessità? «È un’indagine multicentrica osservazionale longitudinale, strutturata per promuovere la diagnosi precoce del tumore mammario femminile, attraverso una presa in carico complessiva della donna che va al di là dell’esecuzione della mammografia, ma prevede una visita senologica completa, con l’utilizzo integrato di più metodiche diagnostiche strumentali: tomosintesi, ecografia, risonanza magnetica (RM) e mammografia 3D con mezzo di contrasto (CESM). Nel caso in cui anche i referti strumentali non aiutino a sciogliere eventuali dubbi diagnostici, sono l’esperienza del radiologo e la sua capacità di instaurare un contatto diretto con la donna a fare la differenza».
OLTRE 30MILA DONNE COINVOLTE
Per capire e misurare il vantaggio dei diversi approcci, lo studio si propone di valutare la "detection aggiunta", spiega Molinaro, «ovvero il numero di casi identificati esclusivamente da metodiche differenti dalla mammografia rispetto al numero di casi totali, seguendo nel tempo una coorte di donne ultraquarantenni, che si rivolgono spontaneamente a vari centri di senologia diagnostica pubblici e privati sul territorio nazionale, anche in assenza di sintomatologia». «Ad ogni accesso al proprio centro diagnostico di riferimento – spiega ancora Sabrina Molinaro - le donne sono state sottoposte non solo alle indagini strumentali, ma anche a visita senologica da parte di un radiologo che ha rilevato un’accurata anamnesi clinica, l’eventuale sintomatologia e un aggiornamento rispetto alle abitudini di vita».
I PRIMI RISULTATI
Quali sono stati sinora i risultati (preliminari) emersi? In primo luogo, l’approccio diagnostico integrato ha permesso di raccogliere informazioni utili per diagnosi più precise. «Lo studio è ancora in corso – precisa Molinaro – ma fino ad oggi abbiamo rilevato che l’integrazione della mammografia con altre metodiche diagnostiche ha consentito di identificare, ogni cento casi verificati, 22 casi in più rispetto alla sola mammografia periodica, indicata nelle attuali linee guida». In particolare, l’ecografia si è confermata più utile nelle donne più giovani (fra i 40 e i 49 anni) rispetto a quelle sopra i 50 anni, e nei seni a maggior densità ghiandolare. Non solo: le diverse metodiche diagnostiche sembrano mostrare una sensibilità diversa a seconda delle tipologie di tumore, ad esempio la mammografia sembra più efficace nel rilevare i carcinomi infiltranti, mentre la risonanza magnetica, come strumento aggiuntivo, aiuta a indentificare i casi di tumore in situ non individuati dalla mammografia.
L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Il progetto P.I.N.K. però non si limita alla valutazione delle diverse tipologie di strumenti per la diagnosi, ma si propone di integrare anche le informazioni sugli stili di vita, i comportamenti e le abitudini alimentari, così da comprendere sempre meglio i profili di rischio delle donne. L’insieme dei dati raccolti viene trattato ed elaborato anche grazie all’intelligenza artificiale. «Lo studio P.I.N.K. prevede anche una linea di approfondimento basata sull’analisi delle immagini e l’applicazione della radiomica. L’obiettivo consiste nell’integrare i dati clinico-diagnostici, i dati di imaging e i questionari sullo stile vita e applicare metodi di analisi basati sull’intelligenza artificiale». Il tutto con una finalità fondamentale: «incrementare le capacità di anticipazione diagnostica del tumore mammario».
Sostieni la ricerca, sostieni la vita. Dona ora per la ricerca contro i tumori femminili