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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 14-09-2024

Tumore della prostata: terapia combinata per le metastasi ossee



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L'aggiunta di un radiofarmaco all'enzalutamide migliora il controllo della malattia e promette di allungare l'aspettativa di vita. I risultati presentati ad ESMO

Tumore della prostata: terapia combinata per le metastasi ossee

Una delle principali sfide nel trattamento del tumore della prostata metastatico resistente alla castrazione è il controllo delle metastasi ossee. Se sino ad oggi era possibile colpirle -con alterno successo- grazie all'utilizzo di farmaci come enzalutamide, i risultati di uno studio presentato al congresso dell'European Society for Clinical Oncology potrebbero presto cambiare radicalmente la cura. L'aggiunta del radiofarmaco Ra223 al trattamento standard si è dimostrata estramente più efficace nel controllare le metastasi rispetto alla sola enzalutamide.

IL TUMORE DELLA PROSTATA RESISTENTE ALLA CASTRAZIONE

Il tumore della prostata resistente alla castrazione è una forma avanzata di carcinoma prostatico che si sviluppa quando la malattia progredisce nonostante la riduzione dei livelli di testosterone, l'ormone che alimenta la crescita delle cellule tumorali. Generalmente il tumore alla prostata è sensibile alle terapie ormonali che riducono o bloccano la produzione di testosterone. In alcuni casi però può accadere che nel tempo la malattia diventi resistente al trattamento. 

LA SFIDA DELLE METASTASI OSSEE

In questi pazienti le condizioni di salute peggiorano poiché è molto elevato il rischio di metastasi, specialmente a livello osseo. Questa situazione coinvolge circa il 90% delle persone con tumore della prostata resistente alla castrazione. Ecco perché in questi anni gli sforzi della ricerca si sono concentrati nel tentativo di individuare nuovi farmaci in grado di agire sulle metastasi ossee. Negli ultimi dieci anni uno dei farmaci che ha migliorato sensibilmente la cura di questi pazienti è enzalutamide, molecola che agisce direttamente inattivando i recettori del testosterone. Bloccandoli, di fatto, anche la presenza di minimi livelli di testosterone non sortisce alcun effetto sulla crescita tumorale. Come però accade per tutte le neoplasie, nel tempo l'effetto diminuisce ed è per questa ragione che si è alla ricerca continua di nuove possibili combinazioni di farmaci.

LO STUDIO CON IL RADIOFARMACO

Un altro approccio alle metastasi ossee oggi già in uso è rappresentato dall'utilizzo di Ra223 (Radium-223 dicloruro), un radiofarmacoapprovato per questo tipo di tumore che utilizza una piccola quantità di materiale radioattivo per colpire in modo specifico le metastasi. Il radium infatti ha un'elevata affinità per le ossa, in particolare per le aree in cui si formano nuove lesioni tumorali. Una caratteristica che lo rende particolarmente efficace nel ridurre il dolore associato alle metastasi ossee e nel rallentare la crescita tumorale. Lo studio PEACE III presentato ad ESMO ha voluto confrontare l'efficacia della sola enzalutamide con una combinazione di enzalutamide e Ra223. Il motivo è presto detto: avendo due meccanismi d'azione differenti, la speranza è quella di poter trarre maggior beneficio. E' così è stato: dai dati è emerso che la combinazione ha portato a un miglioramento significativo nel controllo della malattia e nella sopravvivenza rispetto alla sola enzalutamide. La combinazione si è infatti dimostrata utile nel rallentare del 30% il decorso della malattia. Non solo, a migliorare è stato anche la sopravvivenza globale alla malattia. I pazienti trattati con la combinazione hanno avuto una mediana di sopravvivenza di 42,3 mesi, rispetto ai 35 mesi del gruppo trattato con la sola enzalutamide. La mediana di sopravvivenza rappresenta il tempo entro il quale il 50% dei pazienti è ancora vivo. Quindi metà dei pazienti trattati con la combinazione ha vissuto più di 42,3 mesi. 

PROSPETTIVE FUTURE

Il prossimo passo dello studio PEACE III sarà quello di confermare le prime indicazioni sui dati di sopravvivenza. Se tutto sarà validato, la combinazione di enzalutamide e RA223 potrebbe diventare presto il nuovo standard di cura per i pazienti con tumore della prostata resistente alla castrazione con metastasi osee.

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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