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Oncologia
Redazione
pubblicato il 22-10-2024

Tumore della prostata: come trattarlo negli anziani?



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Decidere quale trattamento adottare per il tumore della prostata prevede un bilanciamento tra rischi e benefici, specialmente nei grandi anziani. Radioterapia o vigile attesa? La parola all’esperto

Tumore della prostata: come trattarlo negli anziani?

Ho 84 anni e una diagnosi di tumore alla prostata. Sono indeciso se intraprendere una terapia radioterapica, anche in strutture avanzate che offrono trattamenti con protoni, oppure se seguire la strada della vigile attesa, che potrebbe comportare minori rischi.

L. (domanda pervenuta tramite il form L'esperto risponde)


Risponde il dottor Giuseppe Procopio, direttore del “Programma Prostata” dell’Istituto Nazionale dei Tumori.

Quando si parla di tumore della prostata nei grandi anziani, soprattutto negli over 85, il tema del trattamento diventa particolarmente delicato e il bilanciamento tra i benefici di una terapia e i possibili rischi legati all’età avanzata richiede un’attenta riflessione. Nel caso di un paziente giovane, la guarigione e l’aumento dell’aspettativa di vita rappresentano obiettivi primari. Nei pazienti anziani, con un’aspettativa di vita biologica più breve e spesso affetti da altre comorbilità, invece, il quadro cambia molto. Per i grandi anziani, infatti, il fattore chiave nella decisione tra radioterapia o vigile attesa non è solo l’età, ma il quadro clinico complessivo.

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RADIOTERAPIA: SÌ O NO?

La radioterapia non è controindicata per età e può essere presa in considerazione anche nei pazienti anziani. Tuttavia, è importante valutare il quadro clinico generale. Se il paziente presenta altre patologie rilevanti, come cardiopatie o scompensi, la radioterapia potrebbe non essere appropriata. In questi casi, si tende a evitare trattamenti invasivi, in quanto il paziente potrebbe affrontare rischi significativi, non solo legati alla terapia stessa, ma anche a interazioni farmacologiche o complicazioni dovute alle sue condizioni di salute.

Nel caso di un anziano in buona salute, invece, la radioterapia potrebbe ancora essere una scelta valida. Sarà lo specialista a bilanciare attentamente il potenziale beneficio in termini di controllo del tumore con i rischi legati all’età e alle condizioni del paziente.

 

LA VIGILE ATTESA RIDUCE I RISCHI?

La vigile attesa è un approccio non invasivo e spesso raccomandato per gli anziani con tumore alla prostata perché invece di intervenire con trattamenti attivi, prevede il monitoraggio del paziente, intervenendo solo in presenza di eventuali sintomi significativi. Questo metodo si basa sulla consapevolezza che, nella maggior parte dei casi, il tumore della prostata a crescita lenta non influisce in modo rilevante sull’aspettativa di vita dell’anziano.

Quando la malattia è indolente e l’aspettativa di vita è limitata, la vigile attesa rappresenta una strategia razionale, mirata a garantire una buona qualità della vita senza esporsi ai rischi di trattamenti potenzialmente inutili o dannosi.È importante notare che questo approccio non implica l'assenza di azione, ma un attento monitoraggio della situazione, con interventi solo sui sintomi, qualora si presentassero. Da non confondere con la sorveglianza attiva, solitamente riservata ai pazienti più giovani con una buona aspettativa di vita, finalizzata a curare il tumore in futuro, se progredisce diventando aggressivo.

Le risposte veloci alle domande più frequenti sul tumore della prostata


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