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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 26-05-2023

Tumore della cervice uterina: i benefici dell'immunoterapia



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Pembrolizumab e chemioterapia in prima linea migliorano la sopravvivenza globale e la progressione libera da malattia nelle pazienti con tumore della cervice uterina. I risultati saranno presentati ad ASCO

Tumore della cervice uterina: i benefici dell'immunoterapia

Nel tumore della cervice uterina persistente, ricorrente o metastatico l'aggiunta dell'immunoterapia (pembrolizumab) alla chemioterapia standard o alla combinazione di chemio e bevacizumab migliora sia la sopravvivenza globale sia la progressione libera da malattia. Ad affermarlo lo studio di Fase 3 KEYNOTE-826 che verrà presentato nei prossimi giorni a Chicago durante il congresso dell'American Society of Clinical Oncology (ASCO), il principale appuntamento mondiale dedicato alla lotta al cancro.

IDENTIKIT DELLA MALATTIA

Il tumore della cervice uterina -detto anche del collo dell'utero- rappresenta il quinto tumore per frequenza nelle donne sotto i 50 anni. Solo in Italia sono circa 2400 le nuove diagnosi ogni anno. Purtroppo questo tumore rappresenta la seconda causa di morte per cancro nelle giovani donne tra i 15 e i 44 anni e storicamente presenta prognosi sfavorevole se diagnosticato in fase avanzata. La maggior parte dei casi è dovuta ad un'infezione da HPV. Ecco perché oggi più che mai la vaccinazione rappresenta lo strumento principale per ridurre enormemente il rischio di malattia.

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Il trattamento per il cancro della cervice dipende dalle dimensioni e dallo stadio del tumore. La chirurgia rappresenta la principale opzione di trattamento per il cancro della cervice in stadio precoce. La malattia più avanzata può essere trattata con la chemioradioterapia, la chemioterapia, la radioterapia o le terapie a bersaglio molecolare. Ma come per altre forme di tumore solido, nel cancro della cervice uterina persistente, ricorrente o metastatico si sta affermando sempre di più il ruolo dell'immunoterapia.

I RISULTATI

Tra i diversi studi che stanno dimostrando l'utilità di questo approccio c'è KEYNOTE-826. Il trial clinico di fase III, che ha arruolato un totale di 617 pazienti, aveva come obiettivo la valutazione della sopravvivenza globale e della progressione libera da malattia (ovvero ovvero il tempo che intercorre tra il trattamento e la ripresa della malattia). Ad un gruppo di partecipanti è stata somministrata la terapia standard composta da chemioterapia e in alcuni casi bevacizumab, all'altro la stessa terapia con l'aggiunta dell'immunoterapico pembrolizumab. Con un follow-up mediano di 39 mesi, si è osservata una sopravvivenza globale nettamente maggiore nel braccio sperimentale rispetto al braccio standard sia nella popolazione generale sia nei diversi sottogruppi. In particolare la sopravvivenza globale è stata pari a 26,4 mesi nel gruppo trattato con l'immunoterapia e di 16,8 mesi per chi ha ricevuto la terapia standard. Risultati che si sono tradotti in una riduzione del rischio di morte del 37%

NUOVA OPZIONE TERAPEUTICA

Risultati importanti, quelli che verranno presentati ad ASCO, che confermano ancora una volta la bontà dell'immunoterapia nel tumore della cervice uterina. Quanto ottenuto, spiegano gli esperti, supporta l'utilizzo di pembrolizumab in combinazione con chemioterapia con o senza bevacizumab come potenziale nuova opzione di trattamento di prima linea delle pazienti con tumore della cervice persistente, ricorrente o metastatico.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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