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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 11-09-2024

Tumore del polmone: nuova immunoterapia all'orizzonte?



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Ivonescimab, un anticorpo bispecifico, si è dimostrato migliore nel controllare la malattia rispetto all'immunoterapia standard. I risultati presentati al World Conference on Lung Cancer

Tumore del polmone: nuova immunoterapia all'orizzonte?

Negli ultimi anni l'immunoterapia ha rivoluzionato il trattamento del tumore al polmone metastatico. Il primo farmaco che ha permesso di cronicizzare la malattia è stato pembrolizumab, approvato in Italia già dal 2017 come prima strategia di intervento nella gran parte di queste neoplasie. Ma lo scenario presto potrebbe migliorare ulteriormente. Al recente congresso World Conference on Lung Cancer svoltosi a San Diego sono stati presentati gli straordinari risultati ottenuti con un'immunoterapia di seconda generazione: l'anticorpo bispecifico ivonescimab si è dimostrato utile nel migliorare sensibilmente la sopravvivenza libera da malattia rispetto alla cura standard con pembrolizumab. Un risultato che se venisse confermato in ulteriori sperimentazioni potrebbe cambiare lo scenario della cure dei tumori del polmone metastatici.

L'IMMUNOTERAPIA NEL TUMORE DEL POLMONE

Con 41 mila nuove diagnosi all'anno, il tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) è la seconda neoplasia più frequente in Italia dopo il tumore al seno. Quando la malattia si trova in uno stadio avanzato e la chirurgia non è più un'opzione, l'obiettivo delle terapie diventa il controllo delle metastasi. Fino al 2010 nessun farmaco aveva dimostrato di migliorare significativamente l'aspettativa di vita dei pazienti. Nei casi di malattia avanzata solo il 5,5% dei malati trattati con chemioterapia era vivo a cinque anni dalla diagnosi. Una situazione cambiata radicalmente con l'introduzione dell'immunoterapia: gli ultimi dati indicano che la sopravvivenza globale a 5 anni per i pazienti trattati con immunoterapia in combinazione con la chemioterapia è più che raddoppiata, raggiungendo oltre il 20%. Pazienti che di fatto hanno una malattia stabile e sotto controllo grazie all'utilizzo di anticorpi che sono in grado di aiutare il sistema immunitario a riconoscere ed eliminare le cellule cancerose.

LO STUDIO

Nello studio HARMONi-2 presentato a San Diego, il coordinatore Caicun Zhou della Tongji University School of Medicine ha presentato i dati che confrontavano il nuovo immunoterapico ivonescimab con l'immunoterapico pembrolizumab. Il clinical trial di fase III, svoltosi interamente in Cina, ha coinvolto 398 pazienti con tumore del polmone in stadio avanzato. Obiettivo dell'analisi era innanzitutto la valutazione della progressione libera da malattia -ovvero quel lasso di tempo durante il quale la malattia non peggiora-, un indicatore della buon funzionamento della cura. Dalle analisi, con un'osservazione media di un anno, è emerso un chiaro vantaggio nell'utilizzo di ivonescimab. La curva di sopravvivenza libera da progressione (PFS) ha mostrato un miglioramento di 5,3 mesi nella PFS mediana nel gruppo trattato con ivonescimab, con un valore di 11,14 mesi rispetto ai 5,82 mesi del gruppo trattato con pembrolizumab. La PFS mediana è il tempo in cui la metà dei pazienti in un gruppo di studio non ha ancora sperimentato una progressione della malattia. Ciò significa che nel gruppo trattato con ivonescimab la metà dei pazienti ha vissuto per almeno 11,14 mesi prima che il tumore progredisse, mentre nel gruppo con pembrolizumab la progressione si è verificata entro 5,82 mesi.

LE RAGIONI DEL SUCCESSO

Ma da dove nasce questo risultato straordinario? Ivonescimab, a differenza dell'immunoterapia classica, è un farmaco appartenente alla categoria degli anticorpi bispecifici. Mentre pembrolizumab ed altri si legano ad un solo target, i bispecifici agiscono su più bersagli. In questo caso ivonescimab combina due meccanismi d'azione: blocca sia il recettore PD-1 (programmed death receptor 1) che il VEGF (vascular endothelial growth factor). Questi due target sono già ben noti in oncologia ma ivonescimab li affronta simultaneamente con l'obiettivo di migliorare l'efficacia rispetto alle terapie che inibiscono solo uno di questi meccanismi. Legandosi a PD-1 (come pembrolizumab) tiene sempre accesa la risposta immunitaria, unendosi a VEGF inibisce la capacità del tumore di creare nuovi vasi sanguigni e crescere. Ad oggi sono molti gli anticorpi bispecifici in sperimentazione. Alcuni, specie nei tumori del sangue, sono stati già approvati (blinatumomab, amivantamab e teclistamab).

I PROSSIMI PASSI

Il prossimo passo sarà ora quello di valutare i risultati in ulteriori trial condotti al di fuori della Cina. Dati che dovrebbero arrivare entro il 2026. Non solo, un altro dato particolarmente atteso sarà quello relativo alla sopravvivenza globale, ovvero la porzione di pazienti ancora in vita dopo un certo lasso di tempo dal trattamento indipendentemente dalla progressione della malattia. Un aumento della sopravvivenza libera da progressione -quella registrata nello studio presentato a San Diego- non garantisce automaticamente un aumento della sopravvivenza globale anche se in molti casi un miglioramento della PFS può essere considerato un segnale favorevole. Se la sopravvivenza globale si dimostrerà migliore saremo di fronte ad un ulteriore miglioramento significativo nella cura del tumore del polmone. 

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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