Insidioso e quasi sconosciuto è anche raro ma, come da una recente indagine è in aumento. Le cause stanno in un contagio da Hpv e un’igiene intima spesso insufficiente
Resta una neoplasia rara: riguarda soltanto l’1-2% dei tumori che colpiscono gli uomini nei Paesi industrializzati. Ciò non toglie, però, che del cancro del pene occorra parlare, anche per favorire una migliore prevenzione.
Più che in altri casi, bastano alcuni accorgimenti per prevenire un tumore che, oltre alle prevedibili conseguenze, infligge un duro colpo anche a livello psicologico.
Diffuso soprattutto nei Paesi in cui le condizioni igienico-sanitarie sono precarie, è decisamente meno frequente nelle popolazioni che, per motivi religiosi, si sottopongono alla circoncisione.
Tumore del pene: un paziente su 4 non riceve trattamenti adeguati
NUMERI IN CRESCITA
Non capita sovente di parlare di una malattia che è spesso sottaciuta per pudore.
L’epidemiologia del tumore al pene - molte volte diagnosticato da un dermatologo o dal ginecologo che, a partire da una visita alla donna, estende i controlli al partner in caso di infezione da Hpv - dà l’idea di una situazione rassicurante nel mondo occidentale, dove si parla con frequenza di malattie sessualmente trasmissibili.
In questo senso l’Italia, negli ultimi mesi, ha fatto da capofila, tenendo vivo il confronto sull’infezione dapapilloma viruse sull’opportunità di vaccinare anche gli uomini.
Nonostante ciò, i dati provenienti dalla Gran Bretagna segnalano un trend di crescita del tumore al pene. L’indagine epidemiologica pubblicata su Cancer Causes Control ha infatti evidenziato come in Inghilterra, tra il 1979 e il 2009, l’incidenza - ovvero il numero di casi - della neoplasia sia aumentata del 70%: da 241 a 410 nuove diagnosi ogni anno. Totale: 960 malati in più in trent’anni.
Un dato bilanciato da una riduzione della mortalità: spiegabile con la messa a punto di terapie combinate più efficaci.
COME EFFETTUARE L'AUTOPALPAZIONE
DEL TESTICOLO?
E IN ITALIA?
Il carcinoma spinocellulare è la forma tumorale più facile da riconoscere a carico dell’organo sessuale maschile.
Dati così aggiornati relativi al Belpaese non ce ne sono, ma si può escludere una crescita esponenziale delle diagnosi.
Ciò non toglie, però, che la guardia debba rimanere alta. Secondo Roberto Salvioni, direttore della chirurgia urologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano - tra i poli italiani d’eccellenza per la cura della neoplasia, assieme allo Ieo (Milano) e al Pascale (Napoli) - «il tumore al pene ha nella fimosi il principale fattore di rischio.
Seguono le infezioni croniche, il fumo e la scarsa igiene personale. È proprio su questo ultimo aspetto che dovremmo focalizzare i messaggi finalizzati alla prevenzione. Il pene, in Italia, è un tabù: ecco perché oggi molti uomini sono ignoranti in materia di igiene e prevenzione. Occorre educare i bambini a lavarsi correttamente, prima che la loro vita sessuale abbia inizio».
CIRCONCISIONE: Sì O NO?
Per giustificare il dato emerso dallo studio, i ricercatori inglesi hanno individuato due cause: una maggiore promiscuità nei comportamenti sessuali e un calo degli interventi di circoncisione.
È un dato di fatto: tra le popolazioni ebree e in diverse comunità africane il tumore al pene è praticamente assente. «I numeri parlano chiaro, ma la circoncisione rimane un intervento da effettuare nei bambini soltanto in caso di infezioni recidivanti delle vie urinarie o malattie cutanee croniche, come il lichen sclerosus - afferma Alessandro Settimi, ordinario di chirurgia pediatrica all’Università Federico II di Napoli -. Non esiste una circoncisione preventiva: il prepuzio ha una funzione protettiva, oltre che sessuale. E anche le fimosi vengono curate quasi sempre con pomate al cortisone: senza dover ricorrere alla chirurgia».
C'è un legame tra l'infertilità maschile e la diffusione del tumore al testicolo?
COME CURARSI?
Il tumore del pene è in genere curabile se diagnosticato nelle sue fasi più precoci, ma la scelta del trattamento più adatto dipende da diversi fattori.
Se il tumore è superficiale, si procede con la chirurgia laser. In caso di neoplasie più profonde, si valuta se circoncidere il paziente o rimuovere la porzione colpita dal tumore.
Demolitivi, invece, sono gli interventi che intervengono su forme tumorali più diffuse, anche con eventuale coinvolgimento dei linfonodi inguinali. Non si escludono radio e chemioterapia: non i trattamenti più frequenti, però.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).