I trattamenti guardano sempre più alla qualità di vita. Dopo la chemio, anche la radioterapia potrebbe essere evitata in presenza di determinate caratteristiche. I risultati presentati ad ASCO
Nel tumore al seno l'utilizzo della radioterapia non è sempre necessario, specialmente nelle donne con una malattia in fase iniziale. Al congresso dell'American Society of Clinical Oncology di Chicago (ASCO), il più importante appuntamento mondiale dedicato alla ricerca clinica sul cancro, è stato presentato uno studio in cui si è dimostrato che quando il tumore presenta una determinata caratteristica -la presenza del marcatore Ki67- è possibile evitare la radioterapia. Un vantaggio non indifferente se si considerano gli effetti collaterali associati al trattamento.
TRATTAMENTI MENO INVASIVI
Nella lotta al tumore al seno la diagnosi precoce fa la differenza. Quando vengono diagnosticati in fase molto precoce le percentuali di guarigione sono elevatissime. Tra quelli "presi in tempo" alle volte si rende necessario comunque effettuare un trattamento farmacologico associato a radioterapia per ridurre al minimo il rischio di recidiva. In questi ultimi anni, grazie all'analisi genetica del tumore grazie a test come OncotypeDX, si è scoperto che in alcuni casi la chemioterapia può essere evitata proprio perché il tumore presenta caratteristiche che lo rendono a basso rischio di recidiva.
EVITARE LA RADIOTERAPIA
Ora, in presenza di determinate caratteristiche, ciò potrebbe riguardare anche la radioterapia. Quest'ultima infatti non è affatto priva di effetti collaterali: il rischio relativo di sviluppare una malattia cardiaca provocata dalle radiazioni, a cui si sottopone una donna colpita da un tumore al seno, è accresciuto tra due e cinque volte, rispetto a una donna che non si sottopone a questo trattamento.
IL RUOLO DEI BIOMARKER
Nello studio LUMINA presentato ad ASCO, realizzato grazie al contributo del Canadian Breast Cancer Foundation e della Canadian Cancer Society, ha voluto indagare l'efficacia o meno della radioterapia nelle donne con tumore al seno luminale di tipo A in stadio precoce (circa la metà di tutti i tumori al seno diagnosticati appartengono a questa categoria). Dalle analisi è emerso che nelle donne che presentano bassi livelli del biomarcatore Ki67 sulle cellule tumorali la radioterapia può essere evitata senza cambiare le probabilità di recidiva preservando la persona da eventuali effetti collaterali. Un risultato importante che indica ancora una volta quanto la ricerca si stia muovendo nel tentativo di migliorare ulteriormente la qualità di vita delle donne con tumore al seno.
Sostieni la ricerca, sostieni la vita. Dona ora per la ricerca sui tumori femminili
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.