Ridurre il rischio recidiva e ridurre la progressione della malattia in fase metastatica. E' possibile grazie alle terapie a bersaglio molecolare. I risultati presentati al congresso ESMO
Decisi passi avanti nella cura del tumore al seno HR+ HER2-. Se da un lato grazie alla nuova terapia target con abemaciclib è possibile ridurre ulteriormente il rischio di recidiva, dall'altro una fetta di donne in cui è presente la mutazione PIK3CA potranno beneficiare di alpelisib, un farmaco a bersaglio molecolare capace di estendere la sopravvivenza anche quando la malattia è in metastasi. I risultati sono stati presentati nel corso del congresso virtuale ESMO (European Society for Medical Oncology), uno dei più importanti appuntamenti mondiali dedicati alla lotta al cancro.
IL 70% DEI TUMORI AL SENO E' HR+ HER2-
Ogni anno nel nostro Paese sono circa 53 mila le nuove diagnosi di tumore al seno. A differenza del passato, oggi la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi sfiora il 90%. Un risultato straordinario che non deve però far dimenticare quella porzione di donne che non riesce ad essere curata efficacemente. Tra le tante forme di tumore al seno, due terzi è rappresentata dalla forma HR+ HER2-. L'iter classico prevede la rimozione chirurgica, un'eventuale chemioterapia e radioterapia e, alla fine, una terapia ormonale per evitare la recidiva del tumore. Circa il 20% delle donne con questo tipo di malattia è però ad alto rischio di recidiva poiché sviluppa resistenza ai farmaci. Ecco perché la ricerca è all'opera nel tentativo di individuare sempre nuove molecole da utilizzare per ridurre il rischio.
ABEMACICLIB RIDUCE IL RISCHIO DI RECIDIVA
Particolarmente promettenti in tal senso sono gli inibitori di CDK4/6, particolari proteine che regolano la replicazione del tumore. Ed è questo il caso di abemaciclib. Nello studio presentato ad ESMO l'utilizzo di questa molecola, in combinazione alla classica terapia ormonale, ha ridotto del 25% il rischio di recidiva rispetto alla sola terapia standard. Non solo, il rischio di sviluppare metastasi a distanza (tipiche quelle al fegato e alle ossa) si è ridotto del 28%. Risultati importanti -ottenuti nello studio "MonarchE", che ha visto coinvolte oltre 5.600 pazienti in più di 600 centri di 38 Paesi- destinati a cambiare la pratica clinica nella gestione del tumore al seno ad alto rischio di recidiva.
ALPESILIB CRONICIZZA IL TUMORE AL SENO IN FASE AVANZATA
Ma le novità non finiscono qui per il tumore al seno HR+ HER2-. Andando ad analizzare in maniera più approfondita le caratteristiche molecolari di questo tipo di neoplasia si è scoperto che nel 40% dei casi è presente una mutazione nel gene PIK3CA, proteina che regola il metabolismo della cellula. Da qualche anno è stata sviluppata una terapia mirata -alpesilib- capace di bloccare la proteina mutata controllando quindi la crescita della malattia e riducendo le dimensioni complessive del tumore. Ad ESMO sono stati illustrati gli esiti dello studio SOLAR-1, che ha valutato alpelisib in combinazione con fulvestrant (una terapia ormonale), paragonato al solo fulvestrant, nelle pazienti con tumore del seno avanzato HR+ HER2-. Nello studio Solar-1, il trattamento con alpelisib ha dimostrato un beneficio aggiuntivo in sopravvivenza globale di 8 mesi rispetto alla sola ormonoterapia. Un dato che, unito all’aumento statisticamente e clinicamente significativo della sopravvivenza libera da progressione, supporta ulteriormente l’efficacia di alpelisib in una popolazione di pazienti con prognosi particolarmente sfavorevole dovuta alla presenza della mutazione PIK3CA.
Fonti
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.