AIFA ha approvato l'utilizzo della molecola nei casi di tumore al seno in fase precoce. Così si riduce del 42% il rischio di recidiva.
Nelle forme precoci di tumore al seno con mutazione BRCA, l'utilizzo di olaparib dopo i trattamenti standard rappresentati da chirurgia e chemioterapia riduce le probabilità di recidiva del 42%. Un risultato straordinario che ha indotto l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ad approvarne l'utilizzo nel nostro Paese. In queste pazienti il tumore al seno diventerà una patologia curabile con sempre maggiore successo. Parlare di guarigione non è più un'utopia.
RIDURRE IL RISCHIO DI RECIDIVA
Una delle strategie più diffuse per ridurre il rischio di sviluppare recidive nel tumore al seno prevede la somministrazione, immediatamente dopo l'intervento, di una terapia adiuvante a base di chemioterapia e terapia ormonale. L'obbiettivo principale è quello di ridurre al minimo la possibilità che la malattia si ripresenti eliminando le potenziali cellule tumorali presenti in circolo. Questo approccio negli anni ha portato ad una netta riduzione nel numero di recidive. Non tutti i tumori al seno però sono uguali: la scelta di quale terapia utilizzare dipende dalle caratteristiche della malattia, ovvero sia la presenza di recettori sulla superficie delle cellule tumorali sia la presenza di mutazioni nei geni BRCA.
I TUMORI BRCA MUTATI SONO PIÙ AGGRESSIVI
«In presenza di una mutazione BRCA -spiega Michelino De Laurentiis, Direttore del Dipartimento di Oncologia Senologica e Toraco-Polmonare all'Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione Pascale di Napoli- il tumore della mammella tende a manifestarsi in una popolazione più giovane rispetto all’età media di diagnosi. La maggior parte di questi tumori, quando identificati in fase precoce, guarisce. Non tutti però e una parte presenta un rischio più elevato. Da qui la necessità di nuovi strumenti di cura efficaci». Grazie alla ricerca in questi anni sono stati sviluppati farmaci in grado di agire in maniera selettiva proprio sulle cellule tumorali che presentano queste mutazioni. Uno di questi è olaparib.
CAMBIA LA PRATICA CLINICA
L'approvazione all'utilizzo di questa molecola si è basata sui dati dello studio di fase III OlympiA che ha coinvolto 1.836 donne con carcinoma mammario precoce ad alto rischio di recidiva HER2- e con mutazioni nei geni BRCA1 o BRCA2, incluso il tumore triplo negativo. Donne, che prima del trattamento con olaparib, avevano già ricevuto una chemioterapia adiuvante o neoadiuvante standard, in seguito alla rimozione chirurgica del tumore. In seguito ai trattamenti standard, metà ha ricevuto olaparib per un anno, l'altra metà il placebo. Dalle analisi è emerso che a 3 anni dal trattamento la percentuale di donne in vita e libere dalla malattia è stata dell'85,9% per chi aveva ricevuto olaparib e del 77,1% per il placebo. Una differenza di ben 9 punti percentuali che ha appresentato un risultato storico nel trattamento adiuvante del tumore al seno: l'aggiunta di olaparib è in grado di ridurre il rischio di recidiva del 42% e il rischio di morte del 32%. «L'approvazione di olaparib -spiega l'esperto- rappresenta un cambio radicale nelle prospettive di cura dei tumori al seno BRCA mutati».
L'IMPORTANZA DEI TEST
Delle oltre 55 mila diagnosi di tumore al seno che avvengono ogni anno nel nostro Paese, si stima che circa il 5% di queste siano caratterizzate dalla presenza di una mutazione BRCA. Come abbiamo visto, conoscere l'eventuale presenza della mutazione è fondamentale per indirizzare le cure. Olaparib, ad esempio, in Italia era già disponibile nel tumore al seno localmente avanzato o metastatico triplo negativo, con mutazioni germinali di BRCA, precedentemente trattati con chemioterapia. «Ora è possibile offrire i benefici di olaparib in un setting più precoce, per contribuire a ridurre il rischio di ricadute potenzialmente letali -spiega Laura Cortesi, Responsabile della Struttura Semplice di Genetica Oncologica al Dipartimento di Oncologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena-. Il test per le mutazioni BRCA va eseguito al momento della diagnosi ed è fondamentale sia per permettere alle pazienti di accedere a una terapia personalizzata efficace e in grado di garantire una buona qualità di vita, sia per informare i familiari su un’eventuale predisposizione genetica allo sviluppo della malattia».
CHI RICEVERÀ IL FARMACO?
Nella pratica clinica il trattamento con olaparib è disponibile per tutte le pazienti con tumore del seno triplo negativo con mutazione BRCA che non abbiano raggiunto una risposta patologica completa alla chemioterapia neoadiuvante, oppure, se operate direttamente, in presenza di tumori superiori ai due centimetri o con almeno un linfonodo positivo. Non solo, la molecola è indicata anche nelle donne con tumori a recettori ormonali positivi. In questi casi i criteri di scelta sono costituiti da almeno 4 linfonodi ascellari interessati oppure dall’assenza di risposta patologica completa alla terapia neoadiuvante con un punteggio CPS-EG maggiore o uguale a 3.
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Fonti
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.